“Abbiamo creato YouTube Kids per aiutare i bambini a esplorare il mondo in modo più sicuro e semplice”. Così Google presenta la nuova app dedicata ai più piccoli, in particolare i bambini fino ai 9-10 anni.
Si tratta di una delle ultime novità di Big G di cui, purtroppo, ancora molti adulti ignorano l’esistenza.
Apparentemente potrebbe sembrare solo una delle tante app che affollano gli store digitali, invece si caratterizza per un approccio carico di novità, che va a braccetto con le opzioni offerte da Family Link, la app di parental control per gli smartphone degli adolescenti, lanciata nel nostro paese a ottobre (me ne ero occupata in questo articolo).
Inutile sottolineare come la nascita del web abbia favorito l’incremento del pluralismo delle fonti e dei contenuti. La neutralità del mezzo rispetto alle informazioni veicolate e all’assenza di controllo da parte dei poteri pubblici o privati – almeno nei paesi democratici – favorita dall’a-territorialità del web, ha condotto a un panorama di contenuti vasto e diversificato.
Pur in uno scenario così florido per la libertà di informazione, però, si è posto il problema di impedire ai minori di visualizzare contenuti “dannosi”. Aver fissato l’età del consenso digitale a 14 anni, infatti, non protegge di per sé i più piccoli da rischi di vario genere, soprattutto laddove il rischio maggiore è costituito proprio dalla menzogna relativa all’età anagrafica al fine di ottenere l’accesso alle piattaforme digitali (come analizzato in un precedente articolo).
Proprio come i social network e i siti web, anche le piattaforme di videosharing nascondono delle insidie e non è necessario avere un account per visualizzarne i contenuti. Basti pensare alle vittime di bullismo che hanno visto le riprese dei pestaggi subiti finire online o alle forme di sextortion in cui il ricattatore minaccia di postare su YouTube i video intimi della vittima. Ci sono poi filmati di cronaca in cui si ritraggono immagini violente, indubbiamente essenziali nel panorama informativo, ma piuttosto critici dal punto di vista dell’esposizione del minore a tale crudezza. Tra filmati d’epoca, documentari, cartoni, approfondimenti musicali o culturali, informazioni e intrattenimento si nascondono immagini offensive o violente e un linguaggio che tende spesso alla volgarità. Così, anche YouTube, con tutti i suoi meccanismi di segnalazione e rimozione dei contenuti, finisce per possedere un lato oscuro laddove le immagini video, si sa, hanno un impatto molto forte sui bambini.
Come si accennava, però, la libertà di accesso alle informazioni, o meglio, ai contenuti online, è un valore democratico indiscutibile. La Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza stabilisce che anche i minori hanno “diritto alla libertà di espressione” (art. 13.1) inteso come “la libertà di ricercare, di ricevere e di divulgare informazioni e idee di ogni specie, indipendentemente dalle frontiere, sotto forma orale, scritta, stampata o artistica, o con ogni altro mezzo a scelta del fanciullo”.
Così, per far fronte all’annosa questione del bilanciamento tra la tutela dei minori, in particolare dei più piccoli, e il loro accesso ai contenuti, Google ha ideato l’app YouTube Kids, leggera e colorata che ha la capacità di sintetizzare in un’unica soluzione l’intrattenimento online e il parental control, senza rinunciare agli aggiornamenti e alla varietà dell’offerta. Sono tre, dunque, i profili di rilievo che, se letti alla luce dell’applicabilità del GDPR e delle disposizioni di cui all’art. 8.1, assumono il valore di best practices:
Chiaramente, almeno in questa prima fase, ci sono ancora tanti contenuti che devono essere aggiunti (si vocifera che Peppa Pig ancora non sia visibile!) e vagliati dagli esperti di Google. Tuttavia, i Trusted Partners di YouTube, tra cui molte organizzazioni impegnate nella tutela dei minori – come Telefono Azzurro – stanno dando vita a delle playlist di contenuti ritenuti idonei, affinché la scelta diventi più vasta.
In prospettiva, dunque, i bambini sono salvi dal fenomeno del cd. “filter bubble” che non sembra tradursi in una riduzione della varietà dell’offerta. Al contrario, proprio grazie alle playlist degli esperti, ai feedback dei genitori e ai video tematici suggeriti da YouTube Kids, i bambini hanno l’opportunità di scoprire fortuitamente nuovi risultati, calibrati alla loro età. I meccanismi di semplificazione che aiutano i più piccoli a soddisfare il desiderio di intrattenimento, poi, li incoraggiano anche a confrontarsi con nuovi argomenti di cui hanno scarsa conoscenza, proprio perché stimolati dall’interattività della app.
Ecco, dunque, uno dei più importanti traguardi raggiunti dal mondo digitale: la sicurezza dei minori sta incontrando la libertà di accesso a contenuti idonei in base all’età.
Articolo a cura di Camilla Bistolfi
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