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ChatGPT e l’AI Act aprono la strada all’AIaaS (Artificial Intelligence as a Service)

Dopo la vicenda innescata dalla decisione del Garante Privacy, da pochi giorni ChatGPT è nuovamente operativo in Italia.

Giunto all’attenzione delle cronache in seguito ai rilievi dell’Autorità, motivati da un trattamento dati incompatibile con il GDPR, il popolare chatbot era stato inaccessibile agli utenti italiani per tutto il mese di aprile.

L’incontro del 6/4 tra vertici di OpenAI e Collegio del Garante ha evidentemente avuto un esito positivo, spingendo la società a conformarsi alle richieste e a modificare la propria privacy policy così da consentire la riattivazione in conformità alle leggi nazionali ed europee.

In particolare è stata aggiornata l’informativa sul trattamento dati per rendere noti a ogni utente, oltre a modalità e base giuridica del trattamento, anche il tipo di informazioni usate per allenare il software; sono poi stati introdotti meccanismi di age-verification, opzioni di disattivazione della cronologia e la possibilità di richiedere la cancellazione dei propri dati.

Il recente rilascio di GPT-4, che incarna la quarta generazione dei modelli linguistici targati OpenAI, promette di migliorare ulteriormente l’attenzione alla privacy e i livelli di sicurezza del servizio.

Auspicando che “la società prosegua lungo questo percorso di adeguamento alla normativa europea sulla protezione dati”, per ora il Garante si è dichiarato soddisfatto delle misure intraprese.

L’episodio ha comunque evidenziato i problemi di compatibilità tra tecnologie emergenti e quadro normativo, dando altresì impulso a una recente accelerazione nel processo di approvazione dell’AI Act, che intende regolare compiutamente la materia per mitigarne i potenziali rischi.

Analogamente ad altri progetti di generative AI, ChatGPT si è infatti prestato sin da subito a una vastissima gamma di utilizzi: dalla ricerca al puro intrattenimento, fino alle attività malevole condotte da criminali informatici indipendenti od organizzati, portando ad affiancare alle preoccupazioni per la privacy quelle relative ai più tradizionali profili di sicurezza.

Non resta che attendere per osservare le prossime sfide legate all’impiego di questo strumento, nonché – più in generale – all’universo in espansione noto come AIaaS (Artificial Intelligence as a Service).

A cura della Redazione

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