Approccio MindShield: un modello di sicurezza multilivello per infrastrutture critiche
Questo contenuto fa parte della serie MindShield, dedicata a un paradigma innovativo di sicurezza integrata per infrastrutture critiche e servizi pubblici essenziali.
Nel presente articolo approfondiremo l’approccio MindShield, un modello metodologico multilivello progettato per potenziare gli standard di sicurezza in contesti strategici. Analizzeremo l’architettura del sistema e i suoi elementi fondanti, che integrano aspetti umani, tecnologici, normativi e di cooperazione internazionale, con l’obiettivo di costruire una rete di protezione capillare e resiliente.
MindShield per la sicurezza delle infrastrutture critiche
Avendo delineato i principi teorici possiamo introdurre l’argomento alla base di questo lavoro di ricerca, ovvero il modello Mindshield. Tale approccio metodologico ha come obiettivo quello di implementare gli standard di sicurezza delle infrastrutture critiche e dei servizi pubblici essenziali.
Presupposte quindi le criticità che tutt’oggi albergano nell’ecosistema della sicurezza infrastrutturale, si devono cercare nuove soluzioni in grado di prevenire e rispondere tempestivamente alle sfide securitarie. Tuttavia, è necessario sottolineare che tale proposta non può intendersi come un mero modello teorico, avulso quindi dal contesto attuale della security. Al contrario invece, come già anticipato, il modello MindShield pone le fondamenta nell’evoluzione normativa e tecnologica già raggiunta e si prefigge di creare una capillare rete di sicurezza a servizio di tutti i soggetti coinvolti dal cittadino alle istituzioni globali.
Arrivati qui ci si chiede dunque, in che modo possa essere articolato tale progetto. Ebbene MinShield si configura come un modello di sicurezza a più livelli, nel quale i singoli componenti, che possiamo immaginare come “strati di sicurezza”, sono tra essi complementari. Difatti, la sovrapposizione di tali livelli e il loro contemperamento sinergico hanno come obiettivo la creazione di un tessuto securitario il più possibile inespugnabile e resiliente.
I singoli elementi di cui MindShield si comporrà saranno meglio approfonditi nel prosieguo, tuttavia, quel che ci interessa rilevare in questa fase è che il modello proposto non ha come scopo quello di dare delle linee operative tassative bensì di fornire un approccio metodologico che potrà essere declinato secondo le circostanze e tenendo conto della domanda di sicurezza di ogni singolo contesto. È difatti innegabile che a livello territoriale, e già a partire già dalle realtà locali a noi vicine, esiste un forte divario, in tema di sicurezza.
Alcuni virtuosi esempi esistono già, tra questi a mero titolo esemplificativo ricordiamo nella realtà italiana il Porto di Civitavecchia, che continua ad investire costantemente nella sicurezza, formazione e prevenzione, così come il Comune di Fucecchio, località nella quale, nonostante le risorse limitate e le complesse sfide del territorio si continua a studiare e a operare laboriosamente per il mantenimento della sicurezza urbana.
Di contro però, esistono altresì importanti realtà ove la sicurezza risulta ancora una metà lontana ed è anche a queste ultime, così come alle realtà più virtuose, che il modello MindShield si rivolge. Peraltro, a prescindere dagli sforzi compiuti in ambito securitario dalle differenti realtà nazionali o globali, non è possibile ignorare la sempre maggiore domanda di equità, sostenibilità, libertà e rispetto dei valori. Obiettivi che, tuttavia, non possono considerarsi raggiunti ove i cittadini non si sentano o, peggio, non vivano in condizioni di sicurezza.
A conclusione di tale parte introduttiva si rimanda ad una figura evocativa per comprendere l’approccio multilivello di MindShield.

Architettura e componenti chiave dell’approccio MindShield
Il modello oggetto di questo lavoro di ricerca è stato ipotizzato come somma di più elementi. Difatti, per incrementare il grado di sicurezza complessiva delle infrastrutture critiche, come già menzionato, è necessaria l’azione sinergica di ognuno dei presenti componenti e segnatamente:
- la componente umana (tale elemento racchiude tutte le attività umane a supporto della sicurezza, dai controlli fisici, all’utilizzo di tecniche come l’human intelligence e profilazione psicologica);
- la componente di ricerca (ossia tutte le attività di ricerca e sviluppo in tema di sicurezza);
- la componente tecnologica e di innovazione (all’interno di tale categoria troviamo tutte le tecniche e tecnologie applicabili per garantire e implementare la sicurezza delle infrastrutture critiche dall’intelligenza artificiale ai “Big Data”, dai programmi di riconoscimento facciale alle tecniche di rilevamento degli esplosivi);
- la componente legislativa (che impone l’implementazione e l’armonizzazione delle normative a livello locale, nazionale e sovranazionale, ivi compresa la regolamentazione in termini di formazione e aggiornamento dei soggetti preposti alla security);
- la cooperazione internazionale (mediante la creazione una cabina di regia superpartes, operante a livello globale con sedi operative distaccate in ciascuno degli Stati aderenti e previsione di agevolazioni per i Paesi che si adeguano agli standard di sicurezza adottati a livello sovranazionale);
- collaborazione Stato – Privati (implementazione dei partenariati pubblico-privati, cosiddetti PPP, in tema di sicurezza)
La convergenza di tali elementi rende l’approccio MindShield non solo operativo in una moltitudine di contesti ma anche modellabile e plasmabile a qualunque realtà e stato di avanzamento delle politiche securitarie.
È bene tuttavia osservare che qualunque modello non potrà mai assicurare una prevenzione assoluta degli incidenti securitari, proprio per tale ragione questo approccio non può prescindere dal considerare la seconda anima della sicurezza ovvero quella di risposta e gestione della crisi. Investire sulla sicurezza difatti, risulta sì utile ogniqualvolta una minaccia viene evitata o una vulnerabilità sanata, ma è sensibilmente più impattante nei momenti in cui un incidente si verifica perché la gestione consapevole di tali circostanze spesso fa la differenza tra la vita e la morte delle persone coinvolte.
Rilevazione e mitigazione delle minacce
Per una gestione della sicurezza consapevole nell’era digitale risulta fondamentale un approccio metodologico fondato sulla rilevazione dei dati, l’analisi delle tendenze e la progettazione di piani di prevenzione “sartoriali”. Inoltre, la dinamicità con la quale persone e cose si spostano quotidianamente rendono necessario l’utilizzo di tecnologie avanzate per identificare, analizzare e rispondere alle minacce in tempo reale. La somma di tali processi difatti, conduce ad un risultato importante: la mitigazione delle minacce alla sicurezza delle infrastrutture critiche.
Come base di partenza per la strutturazione di questo modello sarà quindi necessario provvedere a:
- Rilevazione dei dati. Garantire una rilevazione dei dati omogenea, fedele ed eticamente responsabile. Tale processo rappresenta difatti il primo passo per identificare le potenziali minacce. La rilevazione richiederà l’uso di sensori, reti di telecamere, droni, satelliti, oltre ad un ampio compendio di tecnologie che garantiranno la raccolta e la trasmissione dati in tempo reale. La fase di raccolta comprenderà altresì l’acquisizione di gradi quantità di dati provenienti dai flussi informativi e canali mediatici. A mero titolo esemplificativo le tipologie di dati raccolti potranno includere informazioni sul traffico, le condizioni meteorologiche, l’attività umana, i consumi e altro ancora. Tuttavia, è proprio l’ampia portata dei dati ottenibili a porci alcuni interrogativi sulle implicazioni etiche e legali di tale processo.
- Analisi. I dati così raccolti dovranno in seguito essere analizzati e processati utilizzando algoritmi di apprendimento automatico e intelligenza artificiale ma senza tralasciare una scrupolosa supervisione umana. Questi algoritmi potranno difatti identificare modelli e tendenze nei dati, permettendo di rilevare anomalie o attività sospette. Ad esempio, un aumento improvviso del traffico in un’area specifica potrebbe indicare un potenziale attacco. Tuttavia, data la delicatezza e l’importanza strategica di tali informazioni, il loro processamento dovrà avvenire solamente alla presenza e sotto l’attenta supervisione di personale qualificato.
- Piani di prevenzione. Sulla base dell’analisi dei dati, dovranno essere progettati piani di prevenzione specifici. Questi piani dovranno includere misure di sicurezza fisica, come barriere e controlli di accesso, così come misure di sicurezza cibernetica, come firewall e sistemi di rilevamento delle intrusioni. Inoltre, i piani di prevenzione dovranno disporre procedure di risposta alle emergenze, formazione del personale ed esercitazioni di simulazione.
- Aggiornamento e monitoraggio costante. Infine, i piani di prevenzione dovranno essere implementati e monitorati costantemente. Questo processo comprenderà l’aggiornamento regolare dei piani in base ai nuovi dati raccolti e all’evoluzione delle minacce. Inoltre, sarà essenziale effettuare una periodica verifica dell’efficacia e adeguatezza dei piani di prevenzione rapportandogli agli incidenti di sicurezza occorsi in un dato periodo.
In conclusione, la disposizione di un protocollo di sicurezza che includa tali fasi consentirà di identificare e rispondere alle minacce in modo proattivo, proteggendo le infrastrutture critiche e garantendo la sicurezza collettiva.
Il modello MindShield rappresenta una rivoluzione nel paradigma della sicurezza integrata per infrastrutture critiche e servizi pubblici essenziali. L’approccio multilivello presentato dimostra come la convergenza tra componenti umane, tecnologiche e legislative possa creare un sistema di protezione resiliente e adattabile.
Per approfondire il tema consigliamo di leggere il white paper completo della Dr. Livia Cimpoia dal titolo “MindShield” – un nuovo paradigma di sicurezza integrata per infrastrutture critiche”.
Nel prossimo contenuto della serie esploreremo le innovazioni a difesa delle infrastrutture critiche: psicologia predittiva, human intelligence e OSINT, AI e machine learning e IoT, analizzando nel dettaglio come queste tecnologie emergenti si integrano nel framework MindShield per fornire una protezione proattiva e intelligente delle nostre infrastrutture strategiche.
Note
[1] Immagine generata con l’intelligenza artificiale di Microsoft Bing URL

Laureata in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Milano, si è specializzata con il massimo dei voti in Scienze Forensi presso l'Università La Sapienza di Roma, con focus su sicurezza globale, infrastrutture critiche e crimini contro categorie vulnerabili.
Ha acquisito esperienza nella pubblica amministrazione attraverso il Servizio Civile Nazionale e lavorando per diverse amministrazioni pubbliche, occupandosi di contabilità pubblica, servizi sociali e servizio pubblico nei Ministeri degli Interni e della Giustizia.
Attualmente è funzionaria presso il Ministero della Giustizia, in servizio al Tribunale di Milano - XII Sezione Civile, dove si occupa di diritto dell'immigrazione, protezione internazionale e diritto di soggiorno.
Ha partecipato a formazioni di eccellenza organizzate dalla Scuola Nazionale della Magistratura, dal Ministero della Giustizia e dall'Agenzia Europea per l'Asilo (EUAA), acquisendo competenze nella valutazione delle domande di Protezione Internazionale e nella produzione di Report COI.
In conclusione del tirocinio forense, mentre si prepara a conseguire il titolo di avvocato, sta perseguendo una seconda laurea magistrale in psicologia del lavoro e delle organizzazioni.
