Cybersecurity e geopolitica: il partenariato strategico Italia-Israele
La cooperazione tra Italia e Israele in campo di cybersecurity rappresenta uno degli esempi più significativi di partenariato tecnologico-strategico nel panorama mediterraneo contemporaneo.
Entrambi i paesi si trovano ad affrontare crescenti minacce cyber, in un contesto geopolitico sempre più complesso: il 2024 ha segnato un punto di svolta, con l’Italia che ha registrato un record di 1.979 eventi monitorati (+40% rispetto al 2023) e Israele che, con ben 1.550 incidenti, si è classificato secondo al mondo per numero di attacchi informatici.
Questa escalation delle minacce ha accelerato la cooperazione bilaterale tra Roma e Tel Aviv, trasformando la preesistente partnership diplomatica in una collaborazione tecnologica avanzata che tocca settori critici come energia, finanza e infrastrutture digitali.
Le radici storiche del partenariato cyber
La cooperazione Italia-Israele affonda le sue radici in oltre 75 anni di relazioni diplomatiche consolidate. Il 25 gennaio 1949, sotto la guida del Primo Ministro Alcide De Gasperi, l’Italia riconobbe “de facto” Israele, diventando uno dei primi paesi a legittimare il nuovo stato ebraico e così gettando le basi di una fiducia reciproca che si sarebbe evoluta attraverso decenni di cooperazione.
Il primo patto formale di sicurezza bilaterale risale al 1986, con l’Accordo Italia-Israele sulla Lotta al Terrorismo firmato in seguito al dirottamento dell’Achille Lauro. Il trattato stabilì protocolli di condivisione di intelligence e coordinamento nella repressione del terrorismo internazionale, creando un precedente cruciale per la futura cooperazione cyber e trasformando una relazione principalmente diplomatica in un partenariato di sicurezza operativo.
La vera svolta verso la cooperazione in ambito cybersecurity iniziò negli anni 2000, quando entrambi i paesi iniziarono a sviluppare capacità cyber nazionali. Israele anticipò questa evoluzione nel 2002 con la Risoluzione B/84, che istituì la protezione delle infrastrutture critiche attraverso la National Information Security Authority (NISA).
L’Italia seguì con maggiore cautela, stabilendo il proprio framework di cybersecurity solo molti anni dopo, con la Legge 133/2019 sul Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica.
L’accelerazione della cooperazione (2022-2025)
Gli ultimi tre anni hanno visto un’accelerazione senza precedenti nella cooperazione Italia-Israele. Il momento più significativo è stato l’emendamento alla legge italiana sulla cybersecurity del 2024, che inizialmente escludeva le aziende israeliane dagli incentivi per l’uso di tecnologie cybersecurity domestiche. La controversia diplomatica che ne seguì dimostrò l’importanza strategica del partenariato: i parlamentari italiani Andrea Orsini (Forza Italia) ed Ettore Rosato (Azione) riuscirono a modificare la legge, includendo “paesi terzi identificati per decreto tra quelli che fanno parte di accordi di collaborazione con l’Unione Europea o la NATO su cybersecurity”.
Già nel 2022 il dialogo bilaterale aveva raggiunto nuovi livelli di intensità. L’ex Direttore Generale dell’Israeli National Cyber Directorate (INCD) Yigal Unna aveva infatti incontrato il suo omologo italiano Roberto Baldoni, allora Direttore Generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), in una conferenza organizzata dall’Università di Bari Aldo Moro e dal Jerusalem Institute for Strategy and Security. In quell’occasione Unna evidenziò come Italia e Israele fossero “sulla stessa lunghezza d’onda” riguardo alla cybersecurity, sottolineando le analogie tra i due paesi in tema di sicurezza nazionale, tecnologia e partnership.
Parallelamente, il colosso della difesa italiano Leonardo ha siglato nel 2023 due accordi strategici con l’Israeli Innovation Authority (IIA) e con la Ramot Tel Aviv University, focalizzandosi su cybersecurity, quantum technologies e sistemi autonomi; gli accordi prevedono lo scouting di startup israeliane per il programma di accelerazione Business Innovation Factory di Leonardo, con particolare attenzione alle aree “Simulation & Gamification” e “Cybersecurity & Networking”.
Le minacce cyber che uniscono i due paesi
L’intensificazione della cooperazione è stata guidata da minacce cyber sempre più sofisticate. Il gruppo hacktivist filo-russo NoName057(16) ha colpito massicciamente entrambi i paesi, con oltre 500 attacchi DDoS contro l’Italia nel 2024, includendo tra i loro obiettivi aeroporti, ministeri e il sito web della Premier Meloni. Il gruppo – nato nel marzo 2022, subito dopo l’invasione russa in Ucraina – ha condotto 1.174 attacchi in 32 nazioni occidentali utilizzando lo strumento DDOSIA.
Le minacce iraniane rappresentano un’altra fonte di convergenza strategica. Gruppi APT iraniani come Agonizing Serpens hanno colpito i settori educativi e tecnologici israeliani tra gennaio e ottobre 2023, mentre l’Italia ha subito attacchi correlati come parte delle più ampie operazioni iraniane nel Mediterraneo. Il ransomware contro la Technion University, seguito da una richiesta di riscatto di 1.7 milioni di dollari e attribuito a MuddyWater (gruppo collegato all’Iran) illustra la sofisticazione di queste minacce.
L’escalation bellica post-7 ottobre 2023 ha triplicato l’intensità degli attacchi contro Israele, con 1.900 attacchi significativi identificati e 17.078 chiamate alla hotline nazionale 119 per cyberattacchi (+24% anno su anno). Parallelamente l’Italia ha registrato 756 eventi cyber contro istituzioni nazionali nel 2024, raddoppiando rispetto all’anno precedente: questa sincronizzazione delle minacce ha evidenziato la necessità di una risposta coordinata e condivisa.
Capacità difensive complementari
Negli ultimi anni l’Italia ha sviluppato un framework di cybersecurity completo e allineato agli standard dell’Unione Europea, raggiungendo un punteggio perfetto (100/100) nell’ITU Global Cybersecurity Index 2024.
L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), istituita nel giugno 2021, coordina gli sforzi nazionali con un budget di 2.2 miliardi di euro per la Strategia Nazionale di Cybersicurezza 2022-2026. La strategia italiana si concentra su tre obiettivi fondamentali: protezione, risposta e sviluppo, con 82 misure da implementare entro il 2026.
Dal canto suo Israele opera uno degli ecosistemi cybersecurity più avanzati al mondo, guidato dall’esperienza militare e da un fiorente settore privato. L’Israel National Cyber Directorate (INCD) coordina la cybersecurity civile mantenendo una stretta integrazione con le capacità difensive militari: l’approccio israeliano a tre livelli – Robustezza Cyber Aggregata, Resilienza Cyber Sistemica e Difesa Cyber Nazionale – riflette una mentalità operativa plasmata da decenni di conflitti interni e internazionali.
La protezione delle infrastrutture critiche presenta approcci complementari nei due paesi. L’Italia ha implementato la Legge sul Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica del 2019, che stabilisce requisiti di sicurezza per settori essenziali come energia, trasporti, banche e sanità. La direttiva NIS2 e la compliance DORA per le istituzioni finanziarie (effettiva dal gennaio 2025) ampliano ulteriormente la copertura protettiva.
Israele si è dotato sin dal 2002 di un framework di Critical Infrastructure Protection (CIP) che prevede centri settoriali di risposta alle emergenze cyber; e applica la metodologia Israeli Cyber Defense Methodology (ICDM), basata sul framework NIST.
Il ruolo dei settori critici: finanza ed energia
Il settore energetico rappresenta un obiettivo prioritario per entrambi i paesi, con vulnerabilità condivise in reti elettriche, infrastrutture petrolifere e di gas, nonché nei relativi sistemi di distribuzione.
Negli ultimi anni l’Italia ha registrato attacchi significativi contro le sue infrastrutture energetiche, mentre Israele ha subito attacchi mirati ai sistemi idrici e alle centrali elettriche, condotti sfruttando apparecchiature industriali. La cooperazione in questo settore include condivisione di intelligence sulle minacce, sviluppo di tecnologie di protezione avanzate e coordinamento delle risposte agli incidenti.
Nel settore finanziario, entrambi i paesi implementano standard di resilienza operativa digitale sempre più stringenti. L’Italia ha visto il settore bancario e finanziario investire 388 milioni di euro in cybersecurity nel 2023, mentre la Banca d’Italia ha siglato un memorandum d’intesa con l’ACN per lo scambio di informazioni e la cooperazione nella difesa contro le minacce cyber.
Il mercato italiano della cybersecurity, valutato a 3,63 miliardi di euro nel 2025, lascia prevedere una crescita CAGR del 9,96% dal 2025 al 2033.
Israele, d’altronde, domina il mercato globale della sicurezza informatica con oltre 500 aziende attive e 3,8 miliardi di dollari raccolti nel 2024 (+56% rispetto al 2023); il 38% degli investimenti tecnologici israeliani è destinato alla cybersecurity, mostrando il ruolo centrale del settore nell’economia nazionale. La cooperazione finanziaria Italia-Israele include il trasferimento di tecnologie avanzate di rilevamento minacce e sistemi di risposta automatizzata agli incidenti.
Cyber Warfare e implicazioni geopolitiche
Il conflitto cyber ha assunto dimensioni geopolitiche sempre più evidenti, con attacchi coordinati e massicci in corrispondenza dei periodi di maggiore tensione internazionale.
La guerra in Ucraina ha intensificato le operazioni cyber russe contro l’Occidente, mentre il periodo successivo al 7 ottobre 2023 ha visto un aumento degli attacchi filo-palestinesi contro Israele. Questi schemi dimostrano come il cyberspazio sia diventato un dominio operativo integrato a pieno titolo nella più vasta competizione geopolitica globale.
La posizione di Israele nel contesto mediorientale lo rende un obiettivo primario per attori statali e non statali della regione: l’Iran utilizza gruppi proxy come Hezbollah per condurre operazioni cyber contro infrastrutture israeliane, mentre realtà hacktivist come Handala Hack sono emerse dopo il 7 ottobre 2023.
L’Italia, come membro NATO e UE, affronta minacce sia regionali che globali, con particolare vulnerabilità agli attacchi informativi e di disinformazione filo-russi.
La cooperazione Italia-Israele per la cybersecurity si inserisce del resto in un framework geopolitico complesso, che include NATO, ONU e UE, oltre ad iniziative multilaterali. Il ruolo della NATO crea sfide strutturali, poiché Israele non è membro dell’alleanza; tuttavia, i meccanismi di partnership consentono forme di cooperazione operativa.
Per parte sua l’UE fornisce quadri normativi e di certificazione che facilitano la cooperazione bilaterale, mentre le iniziative ONU offrono framework per comportamenti responsabili nel cyberspazio.
Cooperazione internazionale e multilaterale
L’iniziativa Global Cyber Cabinet – guidata da Israele – mira a includere Italia, Stati Uniti, Germania, Giappone, Regno Unito ed Emirati Arabi Uniti in una cooperazione cyber rafforzata. L’istituzione di una simile piattaforma multilaterale riflette il riconoscimento che le minacce cyber trascendono i confini statali e continentali, richiedendo risposte coordinate a livello internazionale.
Il programma CyberSouth dell’UE-Consiglio d’Europa opera invece in Algeria, Giordania, Libano, Marocco e Tunisia, creando un framework regionale mediterraneo per le attività di capacity building in ambito cybersecurity: l’iniziativa completa la cooperazione bilaterale Italia-Israele inserendola in un contesto regionale più ampio, che affronta le sfide cyber del Mediterraneo meridionale.
L’esercizio “Collective Strength”, guidato da Israele, ha incluso l’Italia in una simulazione di attacchi cyber al sistema finanziario globale, dimostrando l’importanza della cooperazione multilaterale nella difesa delle infrastrutture critiche interconnesse. Questi esercizi sviluppano procedure operative standardizzate e testano le capacità di risposta coordinata alle crisi cyber.
Tensioni critiche nella cooperazione Italia-Israele
Sebbene la partnership si sia consolidata nel corso del triennio 2022-2025, nello stesso periodo non sono mancate controversie politiche, conflitti commerciali e pressioni geopolitiche che hanno evidenziato diverse criticità legate alla collaborazione strategica tra Italia e Israele.
Il report Albanese: la cybersecurity come pilastro dell’economia del genocidio
Un primo aspetto problematico riguarda la posizione dell’Italia sulla “questione palestinese”.
Il rapporto “From economy of occupation to economy of genocide” (30 giugno 2025) di Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, presenta un’analisi devastante del ruolo delle tecnologie cybersecurity nella costruzione di quella che viene definita “economia del genocidio”. Il report identifica le tecnologie di sorveglianza, cybersicurezza e intelligenza artificiale come pilastri fondamentali del sistema di occupazione israeliano, con implicazioni dirette per la cooperazione Italia-Israele.
Il settore tecnologico è infatti identificato come uno dei cinque pilastri che sostengono l’infrastruttura globale del genocidio, insieme a quello militare, edilizio, finanziario e accademico. Il rapporto documenta come “la repressione e il genocidio dei palestinesi sono diventati progressivamente automatizzati”, con aziende tecnologiche che forniscono “infrastrutture di sorveglianza, droni, biometria, cloud computing e sistemi di targeting guidati dall’IA”.
Nell’analisi di Albanese risulta centrale il ruolo di Microsoft, accusata di aver “integrato le sue tecnologie nei sistemi militari, di sorveglianza, carcerari ed educativi israeliani dal 1991″ nonché di “supportare l’espansione della cybersicurezza israeliana”. La cooperazione tra Microsoft e Israele, attraverso il progetto da 1.2 miliardi di dollari “Nimbus” – insieme ad Amazon e Google – è descritta come cruciale per “migliorare la sorveglianza statale, l’elaborazione dati e le operazioni di targeting militare”.
Le implicazioni per l’Italia emergono attraverso il caso Leonardo, esplicitamente citato nel rapporto per la sua collaborazione con istituzioni israeliane. Il documento evidenzia come “l’università collabora inoltre con aziende coinvolte nelle operazioni militari israeliane, tra cui Leonardo S.p.A. e l’Università Ben Gurion attraverso un laboratorio congiunto su intelligenza artificiale e scienza dei dati, condividendo ricerche direttamente connesse agli attacchi contro i palestinesi”.
L’analisi di Albanese rivela come la Palestina sia diventata un “banco di prova unico per la tecnologia militare”, con aziende che traggono profitto dal territorio palestinese occupato come laboratorio per testare sistemi di sorveglianza avanzati. I droni israeliani, “dotati di sistemi d’arma automatizzati e capacità di sciame”, vengono utilizzati per “identificare e colpire obiettivi insieme ai caccia”, trasformando Gaza in una zona di test per armi dal vivo.
Il rapporto identifica Palantir Technologies come fornitore di “sistemi di IA per campi di battaglia in tempo reale, strumenti di polizia predittiva e software militare chiave per l’esercito israeliano”. I sistemi Palantir elaborano dati di battaglia e producono liste di obiettivi in tempo reale utilizzando piattaforme come “Lavender”, “Gospel” e “Where’s Daddy?”, evidenziando come l’IA sia integrata nella warfare moderna.
L’ecosistema di cybersecurity israeliano viene descritto come profondamente integrato nel sistema di apartheid e occupazione. Il rapporto cita un colonnello israeliano che nel luglio 2024 ha dichiarato: “La tecnologia cloud è diventata un’arma in ogni senso della parola”. IBM è accusata di aver “addestrato il personale dell’intelligence israeliana e gestito il database biometrico centrale dell’Autorità per la Popolazione e l’Immigrazione di Israele”, permettendo un “regime di permessi discriminatorio”.
La dimensione economica risulta allarmante: mentre Gaza veniva devastata, “la Borsa di Tel Aviv è salita del 213%, accumulando oltre 220 miliardi in guadagni di mercato, inclusi 76,8 miliardi di dollari USA solo nell’ultimo mese”. Questo dimostra che “per alcuni, il genocidio è redditizio”, evidenziando come il sistema economico sia strutturalmente incentivato a perpetuare la violenza.
Le raccomandazioni di Albanese hanno implicazioni dirette per la cooperazione cybersecurity Italia-Israele. Il rapporto sollecita gli Stati membri a “imporre sanzioni e un embargo completo sulle armi a Israele, inclusi tutti gli accordi esistenti e articoli a doppio uso come tecnologia e macchinari civili pesanti” e a “sospendere tutti gli accordi commerciali e le relazioni di investimento”.
Il rapporto conclude che “le entità aziendali devono rifiutare di essere complici nelle violazioni dei diritti umani e nei crimini internazionali o essere chiamate a rispondere”, definendo la situazione come una “joint criminal enterprise” dove “gli atti di uno contribuiscono ultimamente a un’intera economia che guida, fornisce e abilita questo genocidio”.
Per l’Italia, ciò pone interrogativi fondamentali sulla sostenibilità etica e legale della cooperazione in campo di cybersecurity con Israele.
Dilemmi etici e diritti umani nella cooperazione cyber
La cooperazione Italia-Israele solleva infatti significative questioni etiche e di diritti umani, che riflettono tensioni più ampie tra sicurezza nazionale e protezione delle libertà civili. L’uso di tecnologie di sorveglianza israeliane da parte dell’Italia ha evidenziato come “l’uso di tecnologie invasive non sia limitato a regimi autoritari, ma rappresenti una tendenza globale che solleva importanti questioni etiche, legali e di diritti umani”.
Il caso più emblematico è rappresentato dal contratto da 1.4 milioni di euro tra il Ministero dell’Economia italiano e la compagnia israeliana Cognyte Ltd per la fornitura della piattaforma Hiwire alla Guardia di Finanza. Cognyte “ha esportato i suoi software in Paesi dove la libertà di stampa e i diritti civili sono costantemente sotto attacco: Myanmar, Emirati Arabi Uniti, Nigeria e molti altri. E Meta, nel 2021, ha identificato oltre 100 account legati a Cognyte utilizzati per attività di sorveglianza non etica”.
Le tecnologie di sorveglianza israeliane utilizzate nel contesto palestinese presentano implicazioni etiche dirette per l’Italia. La “Palestina negli anni è diventata il laboratorio per lo sviluppo di queste tecniche” e “l’Italia e l’Europa hanno imparato anche questo da Israele”. L’adozione di sistemi sviluppati in contesti di “occupazione coloniale basata sulla logica “maximum land, minimum Palestinians” solleva interrogativi sulla compatibilità con i valori democratici europei.
La questione diventa particolarmente complessa con l’uso dell’intelligenza artificiale nei conflitti. Israele “ha sfruttato strumenti di intelligenza artificiale che destano preoccupazioni etiche per la sorveglianza, l’errata identificazione e danni involontari ai civili”. L’implementazione di queste tecnologie in contesti civili italiani richiede un’attenta valutazione delle implicazioni per i diritti fondamentali dei cittadini.
Il trasferimento di competenze militari al settore civile rappresenta un ulteriore dilemma etico. Molte società di sicurezza informatica israeliane, infatti, “sono state fondate da ex membri dell’IDF” e utilizzano expertise acquisite in tale contesto per sviluppare applicazioni ad uso civile.
Questa intersezione tra capacità militari e sorveglianza civile esige rigorosi controlli democratici in merito alla compatibilità con le garanzie costituzionali; senza dimenticare che l’uso di tecnologie israeliane implica la condivisione di informazioni sensibili e la creazione di potenziali backdoor nei sistemi critici nazionali.
Pressioni dell’UE e autonomia strategica
L’Italia affronta, inoltre, un dilemma strategico fondamentale tra mantenere la partnership con Israele e rispondere alle pressioni dell’UE per l’autonomia strategica digitale.
La Strategia Nazionale di Cybersicurezza 2022-2026 dell’Italia enfatizza il raggiungimento della “autonomia tecnologica”, mentre l’Unione Europea spinge per ridurre la dipendenza dalle tecnologie non-UE.
La Direttiva NIS2 crea restrizioni implicite sulla cooperazione cybersicurezza con paesi non-UE, richiedendo agli Stati membri di valutare i rischi cybersicurezza nelle relazioni con i fornitori. L’Italia ha implementato il Regolamento UE 2019/881 attraverso il Decreto Legislativo n. 123 del 2022, stabilendo lo Schema Europeo di Certificazione Cybersicurezza sui Criteri Comuni (EUCC) nel gennaio 2024.
Anche i controlli all’esportazione UE per le tecnologie dual-use creano barriere per la cooperazione italiana-israeliana. Il Regolamento UE 2021/821 richiede licenze per esportazioni di tecnologie di cyber-sorveglianza che potrebbero essere usate per “repressione interna” o violazioni dei diritti umani.
Diverse organizzazioni per le libertà digitali, incluse EDRi e Access Now, hanno sollecitato la Commissione europea a rivedere lo status di adeguatezza dei dati di Israele secondo il GDPR. Al riguardo sono state identificate sei aree di preoccupazione: deterioramento dello stato di diritto in Israele, quadro legale insufficiente per la protezione dei dati, esenzioni per sicurezza nazionale e sorveglianza, questioni di ambito territoriale nei territori palestinesi occupati, processo di revisione UE inadeguato e violazioni del diritto internazionale.
Lo scandalo Paragon del 2025
Il 2025 – quando è emerso che i servizi di intelligence nazionali avevano utilizzato lo spyware Graphite, prodotto dall’israeliana Paragon, per condurre operazioni di sorveglianza su cittadini italiani – ha segnato un momento di svolta critico nella cooperazione Italia-Israele.
Le rivelazioni trapelate sulla stampa internazionale hanno documentato l’uso sistematico di questa tecnologia contro giornalisti e operatori del soccorso migranti: nelle operazioni erano coinvolte figure di spicco dell’informazione italiana, oltre ad attivisti dell’ONG Mediterranea Saving Humans.
Un’indagine ufficiale ha poi rivelato come i Servizi italiani avessero utilizzato lo spyware per attività di sorveglianza autorizzate dal Sottosegretario Mantovano il 5 settembre 2024, suscitando un’ondata di critiche e richieste di chiarimenti.
Il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (COPASIR) ha confermato l’utilizzo di tecnologie israeliane da parte dei servizi di intelligence interni ed esterni, giustificando la sorveglianza degli attivisti di Mediterranea nell’ambito del contrasto all’immigrazione irregolare.
In seguito alle pressioni mediatiche e politiche, il governo italiano ha rescisso il contratto con Paragon nel giugno 2025; il caso ha tuttavia esposto le forti implicazioni etiche della cooperazione Italia-Israele, evidenziando sia i rischi per la privacy dei cittadini sia la necessità di meccanismi di accountability più robusti, nonché di una maggiore trasparenza nell’attuazione dei partenariati tecnologici.
Conclusioni: verso un partenariato strategico maturo
La cooperazione tra Italia e Israele in ambito di cybersecurity – combinando l’expertise normativo e istituzionale italiano con l’innovazione tecnologica e l’esperienza operativa israeliana – rappresenta un modello di partenariato efficace nel contrasto alle minacce informatiche odierne, affermandosi come elemento centrale dell’architettura di cybersecurity mediterranea.
Gli sviluppi recenti (2022-2025) mostrano una maturazione strategica del partenariato, con una cooperazione che include condivisione di intelligence, trasferimenti tecnologici, accordi industriali e ricerca accademica congiunta. Il futuro sarà probabilmente caratterizzato da maggiore integrazione tecnologica, risposta coordinata alle minacce e approfondimento dell’integrazione cyber entro più ampi framework di sicurezza.
La sfida principale riguarda l’equilibrio tra cooperazione bilaterale e vincoli multilaterali, particolarmente nel contesto delle politiche UE e NATO: in tal senso, il “triangolo di tensioni” tra cooperazione bilaterale, conformità UE e pressioni regionali suggerisce un approccio più cauto e sensibile ai partenariati Italia-Israele nell’immediato futuro.
Casi come lo scandalo Paragon, inoltre, dimostrano che queste tensioni possono manifestarsi in crisi politiche concrete. Mentre i conflitti mediorientali e le preoccupazioni etiche continuano a complicare la cooperazione bilaterale, appare sempre più importante sviluppare rigorosi framework internazionali per la regolamentazione delle tecnologie di sorveglianza e implementare valutazioni di impatto sui diritti umani per i relativi strumenti, contribuendo a migliorare i livelli di trasparenza e accountability nel dominio globale della sicurezza cyber.
Fonti
- Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN). Strategia Nazionale di Cybersicurezza italiana 2022-2026
- NATO – Cyber defence. Politiche e strategie NATO per la difesa cyber
- Ministero degli Affari Esteri – Accordi Italia-Israele. Accordi di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica
- Embassies.gov.il – Relazioni bilaterali. Relazioni diplomatiche ufficiali Italia-Israele
- FIRSTonline – Cybersecurity Italia 2024. Report ACN su attacchi cyber in Italia nel 2024
- Times of Israel – Attacchi cyber contro Israele. Statistiche sugli attacchi cyber contro Israele
- Calcalistech – Settore cyber israeliano. Investimenti nel settore cyber israeliano ($3,79 miliardi nel 2024)
- Computer Weekly – Operazioni cyber israeliane. Analisi delle operazioni di cybersicurezza israeliane
- Decode39 – Intervista Yigal Unna. Intervista all’ex direttore Israeli National Cyber Directorate
- Leonardo – Accordi con Israele. Accordi Leonardo con Israeli Innovation Authority e Tel Aviv University
- Times of Israel – Emendamento cyber italiano. Modifica della legge italiana per includere aziende israeliane
- Al Jazeera – Scandalo Paragon. Rottura contratti Italia-Paragon per scandalo sorveglianza
- Times of Israel – Paragon e Italia. Dettagli sulla fine dei rapporti Italia-Paragon
- European Digital Rights (EDRi). Richiesta di revisione dello status di adeguatezza dati di Israele
- Cybersecurity Italia – Esclusione aziende israeliane. Tentativo di esclusione aziende israeliane dalla legge cyber italiana
- Notizie Geopolitiche – Cognyte. Contratto Italia-Cognyte e questioni di diritti umani
- Meltingpot – Modello Israele. Influenza del modello israeliano sulle politiche italiane
- Osservatori.net – Mercato cybersecurity Italia. Crescita mercato cybersecurity italiano (2,48 miliardi euro 2024)
- Intesa Sanpaolo – Investimenti Neva. Investimenti Neva SGR in cybersecurity israeliana (20+ milioni euro)
- Leonardo – Finmeccanica accordi Israele. Contratti Leonardo-Israele per 850 milioni di dollari
- StartupItalia – Investimenti cybersecurity Israele. 4 miliardi di dollari raccolti dal settore cyber israeliano nel 2024
- Peacelink – Concetto sicurezza nazionale. Analisi economica cooperazione militare Italia-Israele
- Pagine Esteri – Accordo Med-Or. Accordo tra Fondazione Med-Or e INSS di Tel Aviv
- UN OHCHR – Report originale “From economy of occupation to economy of genocide”
- UN Question of Palestine Genocide as colonial erasure”
- Centro Ateneo Diritti Umani – Univ. Padova. Analisi accademica del rapporto Albanese
- Business & Human Rights Resource Centre. Database aziende coinvolte secondo il rapporto
- Democracy Now – Intervista post-sanzioni USA a Francesca Albanese
- Middle East Eye -Analisi delle aziende tech nominate nel rapporto
- Mondoweiss – Economia genocidio. Analisi economica del rapporto Albanese
- AOAV – Aziende globali. Mappatura aziende secondo il rapporto
- Agenda Digitale – Eccellenza cyber Israele. Analisi del modello israeliano per l’Italia
- IEMed – Cybersecurity Mediterraneo. Capacity building cybersecurity UE nel Mediterraneo
- Al-Monitor – Meloni e Netanyahu. Evoluzione rapporti diplomatici Italia-Israele
- TechApp – Cooperazione cyber. Analisi della cooperazione tecnologica
- CSIS – Incidenti cyber significativi. Database incidenti cyber globali
- Cybernews – Gruppo NoName. Attacchi del gruppo NoName contro Italia e Israele
