esigenza di alternative europee agli hyperscaler USA, con focus su sovranità dei dati, costi trasparenti, Data Act, cloud switching e il ruolo di Impossible Cloud nel garantire indipendenza, compliance GDPR e competitività digitale in Europa

La creazione di valore nel business del cloud fluisce verso l’America

Servono alternative agli hyperscaler statunitensi, poiché i loro modelli spingono le imprese verso una dipendenza sempre più forte. In Europa il problema è stato riconosciuto, ma interminabili consultazioni, comitati e normative regolatorie stanno portando alla fuga della creazione di valore.

Il micromanagement burocratico non crea un clima d’investimento favorevole alle imprese – il valore aggiunto se ne va.

Se si chiede a Dr. Christian Kaul, Chief Operating Officer di Impossible Cloud, perché dovrebbero esistere alternative agli hyperscaler americani, egli elenca una serie di motivi, tra cui “perché i loro modelli spingono le aziende in una dipendenza sempre maggiore”. A prima vista le offerte sembrano convenienti, spiega il manager, ma a causa di commissioni di egress, chiamate API e altri costi nascosti, le spese effettive “esplodono” rapidamente.

Una questione di sovranità dei dati

Ancora più grave, dal suo punto di vista, è il tema della sovranità dei dati: “Anche se i dati sono fisicamente archiviati in Europa, essi sono comunque soggetti al Cloud Act statunitense”, afferma Kaul. Secondo la sua interpretazione, ciò significa che le autorità americane, nell’ambito di una richiesta formale, possono pretendere l’accesso ai dati, fino al punto estremo di sospendere i servizi. Tre giuristi darebbero cinque opinioni diverse al riguardo, ma la contraddizione con le norme europee sulla protezione dei dati e sulla sicurezza è ampiamente riconosciuta. Secondo Kaul, per le aziende questo comporta un rischio reale, sia in termini di compliance, di dati dei clienti o di requisiti regolatori.

Trasparenza e riduzione del rischio

Le alternative europee offrono, a suo avviso, la possibilità di evitare tali rischi, poiché garantiscono trasparenza nei costi, eliminano gli effetti di lock-in e restituiscono alle imprese il pieno controllo su dove risiedono i dati e chi vi può accedere. Alla fine, non si tratta solo di risparmio sui costi, ma anche di sovranità digitale e di assicurare la competitività dell’Europa nel lungo periodo. Con il tema del “Cloud Switching” la situazione potrebbe ora cambiare: le nuove disposizioni del Data Act seguono l’idea della portabilità del numero di telefono per dare “slancio” al mercato.

Contesto: Data Act e “Cloud Switching”

Solo chi può cambiare fornitore quando vuole è veramente sovrano nelle proprie decisioni in materia di cloud computing. In questo giocano un ruolo anche aspetti tecnologici. Il Data Act dell’UE introduce norme vincolanti per garantire portabilità e interoperabilità dei dati. Insieme a regolamenti già esistenti come il GDPR o l’UK- GDPR, si delinea un quadro normativo in cui possono sopravvivere solo quei fornitori che non considerano i requisiti legali come un aspetto secondario, ma li integrano profondamente nella loro architettura.

Ciò che nel Data Act è stato regolato in materia di Cloud Switching è in vigore dal 12 settembre 2025 e rappresenta una svolta nella fornitura di servizi di elaborazione dati. “La legge segue l’idea della portabilità del numero di telefono per dare slancio al mercato”, si potrebbe dire. Tuttavia, in questo contesto emerge una tensione: le iniziative politiche e legislative spesso richiedono la possibilità di passare facilmente da un fornitore all’altro, ma nella realtà questi percorsi di migrazione risultano spesso tecnologicamente instabili.

Se le interfacce sono standardizzate solo superficialmente o i formati di esportazione non pienamente supportati, la pretesa di portabilità rimane teorica. Ciò espone le aziende al rischio che la libertà richiesta dalla regolamentazione non sia praticamente realizzabile, con conseguenze su costi, agilità e certezza giuridica.

Dove sono gli hyperscaler europei?

Gli hyperscaler sono da tempo affermati in Europa: i loro data center si trovano qui e dominano ampie parti del mercato. Ma la domanda decisiva, secondo Kaul, è: “Perché ancora oggi non esiste un Microsoft Azure europeo?”.

La ragione, a suo avviso, risiede nelle strutture – negli enormi investimenti, nel potere degli ecosistemi di piattaforme e nelle economie di scala di questi fornitori. Così si è creata una dominanza difficilmente recuperabile. Il lato tragico: “Allo stesso tempo, la vera creazione di valore – profitti, sovranità sui dati, forza innovativa – fluisce verso l’America, mentre l’Europa diventa un semplice utilizzatore.”

I buoni consigli sono costosi

Ma: “Se ora cercassimo semplicemente di costruire una copia europea di questi modelli, non avremmo guadagnato nulla: le stesse dipendenze, le stesse strutture di costo opache, gli stessi rischi per la protezione dei dati e la compliance”, riflette il manager, che con Impossible Cloud vuole colpire proprio in questo punto.

Secondo lui non si tratta di creare “un Azure europeo”, ma di ridefinire le regole del gioco – con nuove architetture, prezzi chiaramente calcolabili e vera sovranità dei dati. Solo così il valore resterà in Europa e solo così potrà nascere un’alternativa realmente indipendente.

Infinite consultazioni, comitati e regolamenti

Di iniziative nell’UE non manca certo: Gaia-X, 8ra, Eurostack, ecc. Dal punto di vista di Kaul, queste iniziative dimostrano che il problema è stato riconosciuto, “ma rischiano di perdersi in interminabili discussioni, comitati e prescrizioni regolatorie”.

Le imprese, sottolinea il manager, hanno bisogno oggi di soluzioni concrete e immediatamente utilizzabili, non di concetti che produrranno effetti solo fra anni. Solo gli approcci nati dal settore privato possono avere successo: con una proposta di valore chiara, prezzi competitivi e la velocità necessaria per promuovere l’innovazione. “La politica e la regolamentazione possono fornire il quadro, ma l’attuazione deve venire dal mercato”, è convinto Kaul.

Contesto: un’alternativa agli hyperscaler USA è auspicata

Secondo un recente studio di Bitkom, l’82% delle aziende tedesche desidera un’alternativa agli hyperscaler che provenga dalla Germania o dall’Europa. Per la maggioranza di esse, fattori come regolamentazione, indipendenza e localizzazione sono decisivi.

Nell’economia tedesca cresce la preoccupazione per una dipendenza eccessiva dai servizi cloud esteri: quasi due terzi (62%) delle aziende non potrebbero operare senza servizi cloud, mentre oltre tre quarti (78%) ritengono che la Germania sia troppo dipendente dai provider statunitensi.

La domanda, dunque, esiste – manca solo l’offerta di hyperscaler tedeschi o europei capaci di competere con i leader americani.

Fattori di successo per competere con gli hyperscaler

“Competere con successo contro gli hyperscaler americani significa, per me, unire diversi fattori”, afferma Kaul. In primo luogo la trasparenza dei costi: le aziende hanno bisogno di modelli prevedibili e comprensibili, senza tariffe nascoste per trasferimenti di dati o chiamate API. “Solo quando i costi sono equi e chiaramente calcolabili nascono fiducia e possibilità di pianificazione a lungo termine.”

Altrettanto importante è la “vera sovranità dei dati”: i dati devono essere archiviati in Europa, sottoposti solo alle leggi europee e non esposti ad accessi da parte di altri Paesi. Questo genera sicurezza e rafforza la fiducia.

Un ulteriore fattore chiave è la velocità e la capacità innovativa. “Le nuove offerte devono provenire dal settore privato, perché solo lì c’è la flessibilità e la vicinanza al mercato necessarie per essere realmente competitive”, sostiene il manager.

Analisi: burocrazia nell’UE e business negli USA

IA e cloud provengono in gran parte dagli Stati Uniti – i due motori tecnologici che costituiscono il fondamento di un’economia digitale prospera. Il legame è evidente: l’IA spinge il cloud computing, poiché le applicazioni di IA richiedono enormi capacità di calcolo e grandi quantità di dati; il cloud offre l’infrastruttura necessaria per fornire queste risorse in modo flessibile ed economico.

Jane Enny van Lambalgen, amministratrice di Planet Industrial Excellence e interim manager per diverse aziende, va dritta al punto nella sua critica alla burocrazia: secondo lei, l’UE si affida da anni a un micromanagement burocratico che ha praticamente paralizzato il continente. La sua massima è: “Lo Stato sa sempre meglio di tutti”, e di conseguenza cittadini e imprese vengono trattati come bambini piccoli. Questo, a suo avviso, “soffoca ogni progresso, cosicché si avanza solo a passo di lumaca”.

È un approccio fatale in un contesto competitivo globale, dominato negli Stati Uniti da un modello trainato dalle imprese anziché dallo Stato. La Commissione europea, secondo van Lambalgen, “trotta su un carro trainato da asini verso il futuro”, cercando di impedire con nuove, a volte assurde regolamentazioni, che il treno espresso americano la sorpassi – “anche se ormai si vedono solo i fanali posteriori”.

Sfruttare le risorse esistenti

“Non dobbiamo però partire da zero: l’Europa dispone già di migliaia di data center che oggi hanno capacità inutilizzate.” Connettere in modo intelligente queste risorse e portarle a livello enterprise potrebbe essere un vantaggio decisivo, creando un’infrastruttura resiliente, sicura, economica e in grado di mantenere il valore aggiunto in Europa.

“Il successo si deciderà là dove trasparenza, sovranità dei dati, capacità innovativa e uso dell’infrastruttura europea esistente verranno combinati in modo coerente.”

Regole in Europa, affari in America?

I critici sostengono che nell’UE prevalgano regole, direttive e compliance, mentre negli USA si fa business. Il COO di Impossible Cloud offre però una visione più sfumata: certamente in Europa vi sono più regole e requisiti più severi, ma questo non è uno svantaggio, bensì un vantaggio competitivo.

Le imprese, spiega Kaul, hanno bisogno di sicurezza nel trattamento dei dati sensibili, e proprio questo offrono gli standard europei. “Chi è conforme in Europa può distribuire le proprie soluzioni in tutto il mondo e dispone di un forte marchio di qualità.”

Negli Stati Uniti, invece, spesso si agisce più rapidamente, ma a volte anche a rischio di trascurare privacy o sicurezza. “Noi crediamo che la regolamentazione non freni l’innovazione, ma renda il mercato più equo, trasparente e sostenibile”, conclude Kaul.

Per molte aziende, proprio questo è il motivo per cui scelgono fornitori europei.

Impossible Cloud garantisce alle aziende la conformità al regolamento GDPR proteggendo e gestendo efficacemente i dati di backup.

Per saperne di più a riguardo di Impossible Cloud cliccate qui.

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