clonazione di profili social utilizzate dai cybercriminali contro artisti e influencer

La clonazione di profili social di artisti e influencer: truffe a fan e brand

La proliferazione di profili social clonati di artisti e influencer rappresenta una minaccia cybernetica in continua evoluzione, con ripercussioni significative per fan, brand e l’integrità complessiva dell’ecosistema digitale. Il presente report tecnico-accademico si propone di analizzare in profondità le metodologie di attacco impiegate, che spaziano dalle consolidate tecniche di social engineering e phishing all’impiego sempre più sofisticato di deepfake e alla creazione automatizzata di account fraudolenti.

Verranno esaminati gli impatti multidimensionali di tali frodi, che non si limitano alle perdite finanziarie, ma si estendono al danno reputazionale per gli individui e le organizzazioni, e alle gravi conseguenze psicologiche per le vittime. Infine, il documento delineerà un compendio di strategie di mitigazione e prevenzione avanzate, rivolte agli esperti di sicurezza informatica, evidenziando l’importanza di un approccio integrato che combini innovazione tecnologica, best practice operative e una robusta consapevolezza umana per contrastare questa minaccia pervasiva.

Il panorama delle minacce di impersonificazione sui social media

La crescente digitalizzazione delle interazioni umane ha trasformato i social media in piattaforme indispensabili per la comunicazione, il marketing e la costruzione di identità personali e professionali. Artisti e influencer, in particolare, hanno capitalizzato su queste piattaforme per costruire audience vaste e relazioni di fiducia con i propri seguaci. Tuttavia, questa visibilità e l’aura di autenticità che li circonda li rendono bersagli primari per attività malevole, tra cui la clonazione dei profili e il furto d’identità digitale.

Definizione e diffusione della clonazione di profili social e del furto d’identità digitale nel contesto di artisti e influencer

La clonazione di profili social è una tattica fraudolenta che rientra nel più ampio spettro del furto d’identità digitale. Essa si manifesta con la creazione di account falsi che replicano fedelmente quelli legittimi di individui o entità, come artisti e influencer. Questi profili fasulli sono meticolosamente progettati per apparire autentici, spesso copiando la foto del profilo, lo sfondo, il nome utente e persino il contenuto dei post dell’account originale. L’obiettivo primario di tali repliche è manipolare i contatti della vittima, sfruttando la fiducia preesistente per fini illeciti.

Il furto d’identità, tuttavia, trascende la mera clonazione di profili social. Le informazioni rubate possono essere utilizzate per una vasta gamma di attività criminali, inclusa l’apertura di conti correnti bancari, la richiesta di servizi o beni, e il rilascio di carte di credito a nome della vittima. La semplice apertura di un account social o di un indirizzo email a nome di un’altra persona, con l’intento di ingannare terzi, procurare un vantaggio o causare un danno, costituisce già un reato.

Il fenomeno è pervasivo e in continua crescita, con milioni di account falsi generati automaticamente per perpetrare frodi digitali e diffondere propaganda, evidenziando una notevole capacità di scalabilità delle operazioni criminali. La clonazione di profili, in particolare su piattaforme come Facebook, è diventata una truffa dilagante, dove i malintenzionati spesso bloccano l’utente originale per operare indisturbati, rendendo difficile per la vittima accorgersi dell’attività fraudolenta.

Motivazioni e obiettivi degli attaccanti

Gli attaccanti che si dedicano alla clonazione di profili di artisti e influencer sono mossi da una pluralità di obiettivi, tutti incentrati sullo sfruttamento delle vittime e sull’ottenimento di un vantaggio illecito. L’obiettivo primario è l’estorsione di denaro o l’acquisizione di informazioni sensibili, spesso accompagnata dalla delegittimazione dell’account originale o della persona impersonata. I truffatori possono mirare a diffondere informazioni false, diffamare l’individuo o l’organizzazione, o compiere innumerevoli altre frodi. Un esempio emblematico è l’induzione di persone anziane a sottoscrivere abbonamenti o a compiere azioni dannose, sfruttando la fiducia riposta nella figura impersonata.

Nel contesto specifico di artisti e influencer, l’impersonificazione è particolarmente efficace a causa del forte legame emotivo e della fiducia che i fan ripongono nei loro idoli. Questa fiducia viene sfruttata per veicolare schemi di investimento fraudolenti, truffe romantiche, o la promozione di prodotti e servizi inesistenti. L’attaccante capitalizza sulla credibilità dell’influencer per dare un’aura di legittimità a operazioni altrimenti sospette, rendendo le vittime più propense a cadere nel tranello.

Obiettivi del report

Il presente report si prefigge di offrire un’analisi esaustiva e tecnicamente rigorosa delle minacce poste dalla clonazione di profili social di artisti e influencer. L’obiettivo è fornire agli esperti di sicurezza informatica una comprensione approfondita delle metodologie di attacco più recenti e sofisticate, inclusa l’integrazione dell’intelligenza artificiale. Verrà condotta una valutazione quantitativa e qualitativa degli impatti finanziari, reputazionali e psicologici su fan e brand. Infine, il documento delineerà e discuterà le strategie di difesa e mitigazione più avanzate, offrendo un quadro completo per lo sviluppo di contromisure efficaci e proattive nel panorama della cybersecurity.

Meccanismi di attacco: dalla manipolazione psicologica all’intelligenza artificiale

Le tecniche impiegate dai cybercriminali per la clonazione di profili e le frodi connesse sono in costante evoluzione, combinando elementi di manipolazione psicologica con l’avanzamento tecnologico. Questo capitolo esplora le principali metodologie di attacco, dalla social engineering e phishing all’uso dei deepfake e alla creazione automatizzata di profili falsi.

Tecniche di social engineering e phishing

Il successo di molte frodi sui social media non deriva da complesse vulnerabilità tecniche, ma dalla capacità degli attaccanti di manipolare la psicologia umana. Questa dipendenza dalla manipolazione psicologica, piuttosto che da difetti nel software o nei sistemi operativi, rende tali attacchi particolarmente insidiosi e difficili da contrastare con le sole difese tecnologiche tradizionali. La vulnerabilità risiede spesso nella cognizione e nelle emozioni umane, non nel codice.

Phishing, Spear Phishing e Clone Phishing: evoluzione e vettori di attacco

Il Social Engineering è l’arte di ingannare gli individui per indurli a rivelare informazioni riservate o a compiere azioni che compromettono la sicurezza. Si basa sulla manipolazione della fiducia e sull’inganno. Nel contesto dei social media, si manifesta spesso attraverso la creazione di false relazioni affettive, professionali o amicali, una tattica nota come “phishing emozionale”, con l’obiettivo di estorcere denaro o dati sensibili.

Il Phishing rappresenta la tecnica più diffusa di social engineering digitale. I criminali inviano messaggi ingannevoli (via email, SMS o messaggi diretti sui social media) che simulano comunicazioni legittime per carpire credenziali di accesso o altre informazioni sensibili. Questi messaggi sono spesso caratterizzati da un tono che genera un senso di urgenza o paura, spingendo la vittima ad agire impulsivamente senza un’adeguata riflessione.

Una variante più sofisticata è il Clone Phishing. Questa tecnica prevede la meticolosa copia di email legittime precedentemente inviate alla vittima, facendole apparire come comunicazioni di follow-up. L’obiettivo è indurre la vittima a cliccare su link malevoli o a inserire dati su siti web fraudolenti, che replicano fedelmente l’interfaccia di servizi legittimi. La sua efficacia deriva dalla familiarità che la vittima ha con la comunicazione originale, rendendola più difficile da rilevare rispetto a un attacco phishing generico. Le tattiche specifiche includono richieste urgenti di autenticazione, falsi avvisi di sicurezza della piattaforma, notifiche di premi o offerte di lavoro fraudolente, spesso contenenti link a pagine di login false o per l’installazione di malware.

Analisi delle tattiche di inganno psicologico (urgenza, fiducia, curiosità)

Gli attaccanti sfruttano in modo sistematico le leve psicologiche per aggirare le difese degli utenti. La fiducia è un vettore primario di attacco. I criminali creano profili convincenti e sfruttano le relazioni esistenti, come quelle con amici, familiari o, nel caso di artisti e influencer, con i fan. La truffa “Vote for Me” su Instagram è un esempio calzante: un messaggio diretto da un conoscente porta a un sito di voto falso, progettato per rubare le credenziali di accesso. Questo tipo di attacco si basa sulla percezione di autenticità e sulla riluttanza a dubitare di un contatto familiare.

L’urgenza è un altro fattore chiave. I messaggi fraudolenti spesso contengono richieste di azioni immediate, come la necessità di votare rapidamente in un concorso (con falsi contatori di voti) o di rispondere a un’emergenza fittizia. Questa pressione temporale induce le vittime a prendere decisioni impulsive, bypassando i normali processi di verifica.

La curiosità viene sfruttata attraverso titoli sensazionalistici o contenuti accattivanti, come “Guarda questo video divertente…” o “Celebrità X coinvolta in uno scandalo scioccante…”. Questi inviti spingono gli utenti a cliccare su link sospetti, che li reindirizzano a siti malevoli o scaricano malware.

Infine, la paura o la preoccupazione per presunti problemi (ad esempio, anomalie sul conto bancario o furto d’identità) vengono utilizzate per indurre panico, spingendo le vittime a fornire dati sensibili senza pensarci due volte. La capacità degli attaccanti di personalizzare questi stimoli, basandosi su informazioni raccolte tramite la ricognizione, rende gli attacchi ancora più efficaci.

L’ascesa dei deepfake e dei media sintetici

L’avanzamento dell’intelligenza artificiale ha introdotto una nuova e potente dimensione nelle frodi di impersonificazione: i deepfake. Questi media sintetici rappresentano una minaccia emergente che sfrutta la propensione umana a credere a ciò che si vede e si sente, rendendo gli attacchi estremamente convincenti anche senza essere tecnologicamente perfetti.

Fondamenti tecnologici dei Deepfake (GANs, Autoencoder) e loro applicazione nella clonazione

I deepfake sono una forma avanzata di media sintetici che utilizzano l’intelligenza artificiale e il machine learning, in particolare le reti neurali profonde (DNN), per generare contenuti audio, video, immagini e testo che appaiono realistici e credibili, anche se raffigurano eventi mai accaduti.

Le due metodologie primarie alla base della creazione di deepfake sono le Generative Adversarial Networks (GANs) e gli Autoencoder. Le GANs operano attraverso un processo a due fasi: un “generatore” crea il contenuto falso, mentre un “discriminatore” valuta la sua autenticità. Questi due componenti sono in continua competizione, migliorandosi a vicenda finché il contenuto generato non diventa indistinguibile dalla realtà. Gli Autoencoder, d’altra parte, comprimono i dati multimediali in uno spazio a bassa dimensione per poi replicarli, consentendo di manipolare o sostituire elementi all’interno del media originale.

Queste tecnologie permettono di scambiare volti, sovrapporre immagini o clonare voci con una precisione allarmante, sfumando sempre più il confine tra ciò che è reale e ciò che è fabbricato. La facilità di accesso a strumenti deepfake, anche gratuiti o a basso costo, ha abbassato la barriera d’ingresso per i criminali, democratizzando di fatto la frode e consentendo anche a individui con competenze tecniche limitate di creare materiale altamente ingannevole.

Casi d’uso e sofisticazione degli attacchi basati su deepfake (voce, video, immagini)

Gli attacchi deepfake si sono evoluti significativamente, passando da strumenti per la manipolazione elettorale o scandali mediatici a “armi di precisione” mirate alle operazioni aziendali attraverso l’impersonificazione di dirigenti. Un caso emblematico è l’attacco da 25,5 milioni di dollari subito da una società di ingegneria, perpetrato tramite una videochiamata deepfake in cui il CFO e altri colleghi erano impersonati dall’AI. Similmente, è stato documentato un tentativo di impersonare il CEO di Ferrari, Benedetto Vigna, tramite chiamate vocali clonate che replicavano perfettamente il suo accento italiano.

La scalabilità di questi attacchi è allarmante: la clonazione vocale può richiedere appena 20-30 secondi di audio, e video deepfake convincenti possono essere creati in soli 45 minuti utilizzando software liberamente disponibili.

Questi contenuti vengono utilizzati per promuovere servizi fraudolenti, per ricatti digitali che minacciano la reputazione degli utenti , o per truffe di investimento che sfruttano l’immagine di celebrità come Elon Musk, Dolly Parton o Tom Hanks. Ad esempio, l’immagine di Elon Musk è stata utilizzata per promuovere criptovalute fraudolente, causando perdite di centinaia di migliaia di dollari a vittime ignare. I deepfake possono anche essere impiegati per creare false notizie o accuse criminali, a scopo di estorsione, sfruttando la fiducia intrinseca che le persone ripongono nei media. La facilità con cui questi attacchi possono essere generati e distribuiti su larga scala rappresenta una sfida crescente per le difese tradizionali.

Creazione automatica di profili falsi e account takeover

La capacità di generare profili falsi su vasta scala e di compromettere account esistenti è fondamentale per l’efficacia delle campagne di frode sui social media. Queste operazioni sono spesso automatizzate e sfruttano le vulnerabilità intrinseche delle piattaforme.

Metodologie e strumenti per la generazione massiva di account fasulli

La creazione automatica di account falsi, nota anche come Sybil attack, è una problematica pervasiva nel panorama della cybersecurity. Attori malevoli creano un gran numero di identità false su piattaforme digitali per scopi diversi, tra cui spam, phishing, furto d’identità e cyberstalking. Questo processo è altamente scalabile grazie all’impiego di bot, script e infrastrutture rotanti.

Le tecniche impiegate per la generazione massiva di account includono l’uso di caselle di posta elettronica usa e getta o alias Gmail per la convalida delle email, e l’utilizzo di numeri di telefono temporanei, spesso accessibili tramite API. I bot sono configurati per automatizzare l’intero flusso di registrazione, simulando il comportamento umano attraverso la rotazione di proxy, il throttling delle richieste per assomigliare a velocità di navigazione naturali e la randomizzazione di header HTTP e user agent.

L’intelligenza artificiale generativa sta rendendo la creazione di profili falsi sempre più sofisticata, permettendo la produzione di contenuti e interazioni che rendono questi account più difficili da distinguere da quelli legittimi. La facilità con cui un singolo attore può creare migliaia di account in pochi minuti dimostra la natura industriale di queste operazioni.

Vulnerabilità delle API delle piattaforme social sfruttate negli attacchi

Le Application Programming Interfaces (API) sono il motore invisibile che alimenta le funzionalità delle piattaforme social, ma la loro natura di esposizione della logica applicativa e dei dati sensibili (Personally Identifiable Information – PII) le rende un bersaglio primario per gli attaccanti. Le vulnerabilità delle API sono un fronte di battaglia cruciale per la sicurezza digitale.

Le categorie di vulnerabilità API più comuni, come delineate dall’OWASP API Security Project, includono:

  • Broken Object Level Authorization (BOLA): Mancanza di controlli di autorizzazione a livello di oggetto, permettendo a un utente di accedere a risorse non proprie.
  • Broken Authentication: Meccanismi di autenticazione implementati in modo errato, consentendo agli attaccanti di compromettere token o sfruttare difetti per assumere identità altrui.
  • Broken Object Property Level Authorization: Mancanza o inadeguata validazione dell’autorizzazione a livello di proprietà dell’oggetto, portando a esposizione o manipolazione di informazioni.
  • Unrestricted Resource Consumption: API senza restrizioni sul consumo di risorse (banda, CPU, memoria), vulnerabili ad attacchi Denial of Service (DoS).
  • Broken Function Level Authorization: Difetti nei controlli di accesso a livello di funzione, permettendo agli attaccanti di accedere a funzionalità non autorizzate.
  • Unrestricted Access to Sensitive Business Flows: Esposizione di flussi di business sensibili senza compensazione per l’uso eccessivo automatizzato.
  • Server Side Request Forgery (SSRF): API che recuperano risorse remote senza validare l’URI fornito dall’utente, permettendo all’attaccante di inviare richieste a destinazioni inattese.
  • Security Misconfiguration: Configurazioni complesse non seguite da best practice di sicurezza, aprendo la porta a vari tipi di attacchi.
  • Improper Inventory Management: Gestione impropria delle versioni API e degli ambienti, portando a problemi di sicurezza.
  • Unsafe Consumption of APIs: Fiducia eccessiva nei dati ricevuti da API di terze parti, con standard di sicurezza più deboli.

Queste vulnerabilità possono essere sfruttate per la creazione massiva di account falsi, l’acquisizione di account esistenti o l’esfiltrazione di dati, rappresentando un vettore critico per le frodi di clonazione.

Tecniche di compromissione e dirottamento degli account esistenti

L’Account Takeover (ATO) si verifica quando i cybercriminali ottengono le credenziali di accesso per prendere il controllo di account esistenti. Questo è un obiettivo particolarmente ambito quando si tratta di profili di artisti e influencer, data la loro vasta rete di contatti e la fiducia che generano.

Le vulnerabilità che possono portare alla compromissione degli account includono:

  • Phishing: La tecnica più comune, dove gli attaccanti rubano le credenziali di accesso attraverso messaggi ingannevoli.
  • SIM Swapping: I criminali convincono il fornitore di servizi telefonici a trasferire il numero di telefono della vittima sulla propria SIM. Questo permette loro di ricevere messaggi e bypassare l’autenticazione a due fattori (2FA) sui social media, ottenendo accesso non autorizzato.
  • Connessioni Bluetooth non protette: Possono essere sfruttate per installare malware che intercetta chiamate, messaggi o ruba password.
  • Reti Wi-Fi pubbliche insicure: Possono essere utilizzate dagli hacker per accedere al telefono e, di conseguenza, agli account social.

Una volta che un account è compromesso, gli attaccanti possono cambiare la password, bloccando l’utente legittimo, e utilizzare l’account per propagare ulteriormente la truffa. Possono inviare messaggi ai contatti della vittima, chiedendo denaro o diffondendo link malevoli, sfruttando la fiducia preesistente. Questo dirottamento non solo causa danni finanziari diretti, ma erode anche la reputazione dell’individuo e la fiducia della sua rete.

L’Intersezione tra social engineering, AI e scalabilità

La minaccia della clonazione di profili e delle frodi sui social media è amplificata dall’interazione sinergica tra social engineering, intelligenza artificiale (AI) e la capacità di scalare gli attacchi. La capacità dell’AI di generare contenuti iperrealistici, come i deepfake, e di automatizzare la creazione di profili falsi, si fonde con le tecniche di social engineering che sfruttano la fiducia e le emozioni umane.

Questa combinazione non solo rende gli attacchi più convincenti, trasformando la fiducia in un’arma, ma li rende anche enormemente scalabili. La facilità di accesso a strumenti AI, anche a basso costo o gratuiti, ha abbassato drasticamente la barriera d’ingresso per i criminali. Questo ha trasformato le frodi da operazioni artigianali, che richiedevano sforzi manuali significativi, a campagne industriali che possono essere replicate e diffuse su vasta scala con costi minimi.

Questo scenario impone un cambio di paradigma nelle difese. Non è più sufficiente bloccare singoli attacchi o vulnerabilità note. È necessario un approccio dinamico e predittivo che sia in grado di anticipare le nuove tattiche generate dall’AI e di combattere l’automazione criminale con l’automazione difensiva. L’attuale situazione è descritta come una “corsa agli armamenti asimmetrica” tra le tecnologie di generazione e quelle di rilevamento , dove l’innovazione difensiva deve costantemente superare quella offensiva. La resilienza cibernetica richiede, quindi, non solo l’adozione di tecnologie avanzate, ma anche una strategia che si adatti rapidamente all’evoluzione delle minacce.

Le API come nuovo fronte di battaglia per la sicurezza social

Le API (Application Programming Interfaces) sono componenti critici e spesso sottovalutati nell’architettura delle piattaforme social. Esse fungono da motore invisibile che consente l’interazione tra diverse applicazioni e servizi, esponendo logiche applicative e dati sensibili. Le vulnerabilità nelle API, come quelle elencate dall’OWASP API Security Project , possono essere sfruttate per una vasta gamma di attacchi, inclusa la creazione di account falsi in massa , l’esecuzione di account takeover e l’esfiltrazione di dati.

Questo significa che, mentre l’attenzione è spesso focalizzata sulle tecniche di social engineering dirette agli utenti finali e sul phishing, la sicurezza a livello di infrastruttura API è altrettanto cruciale, se non di più, per prevenire la radice di molti attacchi di clonazione e frode. Un’API compromessa può consentire agli attaccanti di bypassare i controlli di sicurezza a livello utente e di automatizzare le loro operazioni su una scala che sarebbe impossibile manualmente.

Le piattaforme social devono, pertanto, investire massicciamente nella sicurezza delle loro API. Ciò implica l’implementazione di controlli di autenticazione e autorizzazione robusti, una validazione rigorosa di tutti gli input e test di sicurezza continui, come il penetration testing e le valutazioni delle vulnerabilità. Gli esperti di cybersecurity dovrebbero espandere il loro focus oltre la protezione degli endpoint utente, concentrandosi anche sulla sicurezza delle interfacce programmatiche che gli attaccanti cercano di compromettere per scalare le loro operazioni fraudolente. La protezione delle API è un pilastro fondamentale per la difesa proattiva contro la clonazione di profili e le frodi su larga scala.

La natura adattiva ed evasiva degli attacchi di clonazione

Gli attaccanti non si limitano a sviluppare nuove tecniche di frode; essi investono anche in strategie per eludere le difese esistenti, rendendo la lotta contro la clonazione di profili una sfida dinamica e continua. La pianificazione del clone phishing, ad esempio, include meccanismi specifici per “evadere il rilevamento da parte degli strumenti di protezione email tradizionali”. Ciò significa che i criminali studiano le contromisure e adattano le loro tattiche per aggirarle.

Un esempio lampante di questa natura adattiva si osserva nel campo dei deepfake. La ricerca mostra che i sistemi di rilevamento deepfake all’avanguardia presentano un calo di accuratezza del 45-50% quando confrontati con deepfake reali rispetto alle condizioni di laboratorio. Ancora più preoccupante, la capacità umana di identificare i deepfake si attesta a un mero 55-60%, a malapena superiore al caso. Questa disparità sottolinea come le tecnologie offensive si evolvano più rapidamente di quelle difensive.

Per quanto riguarda la creazione automatica di account falsi, gli attaccanti adottano tattiche sofisticate per sfuggire al rilevamento. Essi “ruotano i proxy” per distribuire il traffico su diverse origini IP, “limitano le richieste” per simulare il comportamento umano e non attivare i limiti di frequenza, e “randomizzano gli header, gli user agent e le caratteristiche del dispositivo” per apparire più diversificati e meno simili a un traffico automatizzato. Queste tecniche mirano a far sì che le attività fraudolente si mimetizzino nel traffico legittimo, rendendo difficile per i sistemi di rilevamento basati su firme o regole statiche identificarle.

Questa costante evoluzione delle tattiche offensive implica che le soluzioni di sicurezza non possono essere statiche. Devono essere dinamiche, basate sull’apprendimento continuo e sull’adattamento. L’implementazione di approcci come l’apprendimento federato e il retraining costante dei modelli AI è fondamentale per garantire che le difese possano identificare e contrastare le nuove minacce man mano che emergono. La “corsa agli armamenti” è, in questo contesto, una metafora appropriata, dove la capacità di innovazione e adattamento della difesa deve superare quella dell’attacco per mantenere un vantaggio strategico.

Impatti multidimensionali delle truffe: fan, brand e piattaforme

Le frodi derivanti dalla clonazione di profili social di artisti e influencer generano un’ampia gamma di danni che si estendono ben oltre la sfera finanziaria, colpendo la reputazione, la psiche delle vittime e l’integrità dell’intero ecosistema digitale.

Danni finanziari e frodi rconomiche

L’impatto più immediato e tangibile delle frodi di impersonificazione sui social media è il danno economico, che si manifesta in perdite finanziarie dirette per gli individui e le organizzazioni.

Statistiche e tendenze globali delle perdite economiche

Le frodi sui social media hanno un impatto finanziario devastante e in rapida crescita. Negli Stati Uniti, le truffe sui social media hanno causato perdite per 770 milioni di dollari a 95.000 persone solo nel 2021, un aumento di 18 volte rispetto al 2017. Questo dato sottolinea una tendenza allarmante.

Le frodi legate alle criptovalute, spesso originate o facilitate dai social media, hanno contribuito in modo significativo a queste perdite, con 329 milioni di dollari persi nel primo trimestre del 2022 a causa di frodi in criptovaluta avviate sui social media. L’FBI stima che le perdite annuali dovute a frodi di investimento in criptovalute superino i 9 miliardi di dollari, una cifra che è probabilmente sottostimata a causa della sotto-segnalazione.

Le truffe di impersonificazione in generale hanno registrato un aumento del 148% anno su anno, costando alle aziende oltre 2,7 miliardi di dollari nel solo 2022. L’ascesa dei deepfake ha ulteriormente accelerato questa tendenza, con un’impennata del 1740% nei casi di frode basati su deepfake in Nord America tra il 2022 e il 2023. Le perdite hanno superato i 200 milioni di dollari nel primo trimestre del 2025, e le proiezioni indicano che l’AI generativa potrebbe portare a 40 miliardi di dollari di perdite entro il 2027.

Anche il settore del marketing degli influencer è duramente colpito: si stima che la frode in questo ambito sia costata alle aziende 1,3 miliardi di dollari nel 2019, rappresentando almeno il 15% della spesa totale in influencer marketing. Questi dati evidenziano la portata globale e l’escalation del problema, rendendo la frode digitale non solo un problema di sicurezza informatica, ma un problema economico e sociale sistemico.

Tipologie di frodi

Le frodi finanziarie perpetrate tramite la clonazione di profili social sono diverse e si adattano alle vulnerabilità delle vittime:

  • Schemi di Investimento: I truffatori promettono rendimenti irrealistici su investimenti, spesso tramite messaggi diretti sui social media. Questi schemi possono includere Ponzi o criptovalute fasulle. Una volta che il denaro è depositato, i truffatori scompaiono. Un esempio notevole è l’uso dell’immagine di Elon Musk, generata tramite deepfake, per promuovere criptovalute fraudolente, causando a singole vittime perdite di centinaia di migliaia di dollari.
  • Truffe Romantiche (Romance Scams): I truffatori creano profili falsi per stabilire relazioni emotive con le vittime, spesso durature per settimane o mesi. Successivamente, chiedono denaro per emergenze fittizie o per investimenti congiunti. Queste truffe sono sempre più potenziate dai deepfake, che rendono l’impersonificazione più convincente e il legame emotivo più forte.
  • Giveaway Fraudolenti: Vengono offerte carte regalo o premi di valore apparentemente elevato, troppo vantaggiosi per essere veri. Per “riscattare” il premio, viene richiesto un piccolo pagamento o la condivisione di dati personali sensibili.
  • Acquisti Online e Offerte Ingannevoli: I criminali creano falsi negozi online o annunci sponsorizzati che pubblicizzano prodotti di marchi famosi a prezzi irrealistici. L’obiettivo è indurre gli utenti a cliccare su link fraudolenti per rubare dati personali o denaro.
  • Truffe del Falso Familiare/Amico: Messaggi da account clonati o compromessi che simulano un’emergenza, come “ho perso il telefono, ho un nuovo numero, mandami soldi urgentemente”. La fiducia nel mittente rende queste truffe particolarmente efficaci.
  • Truffe Lavoro (Job Scams): Offerte di lavoro fasulle, spesso con promesse di alti guadagni e scarsa esperienza richiesta. Vengono richieste commissioni anticipate per “formazione” o “materiali” o dati personali sensibili, che poi vengono utilizzati per furto d’identità.

Queste tipologie di frodi dimostrano la versatilità degli attaccanti nel sfruttare le vulnerabilità umane e tecnologiche.

Casi studio emblematici di artisti e influencer coinvolti

Numerosi casi reali evidenziano la gravità della clonazione di profili di artisti e influencer:

  • Un medico stimato ha subito la clonazione del suo profilo Facebook, utilizzato per raccogliere fondi e compiere truffe, con un conseguente grave danno reputazionale. Questo caso dimostra come anche figure professionali rispettate possano essere bersaglio.
  • La truffa “Vote for Me” su Instagram ha sfruttato la fiducia tra “mutuals” (persone che si seguono a vicenda) per rubare credenziali di accesso. Un messaggio apparentemente innocuo da un conoscente porta a un sito di voto falso, dove le credenziali inserite vengono sottratte.
  • Kayla Massa, un’influencer di Instagram e YouTube, è stata arrestata per aver reclutato vittime tramite la piattaforma per frodi bancarie e telematiche. Utilizzava gli account delle vittime per depositare grandi quantità di denaro rubato. Questo caso illustra come gli influencer stessi possano essere attori o facilitatori di frodi.
  • Casi di celebrità di fama mondiale come Johnny Depp, Sandra Bullock, Elon Musk e Kim Kardashian sono stati sfruttati in schemi di impersonificazione per frodi romantiche, investimenti fasulli e raccolte fondi fraudolente. Ad esempio, la sorella di Sandra Bullock ha segnalato numerosi account che impersonavano l’attrice per frodi romantiche, con uomini che hanno perso migliaia di dollari. Johnny Depp ha dovuto rilasciare una dichiarazione pubblica per avvertire i fan che i suoi account legittimi non avrebbero mai chiesto denaro o informazioni personali. Questi esempi dimostrano come la notorietà e la fiducia nel personaggio pubblico vengano cinicamente sfruttate dai criminali.

Questi casi studio sottolineano la necessità di una vigilanza costante e di contromisure sempre più sofisticate per proteggere sia le figure pubbliche che i loro seguaci.

Danno reputazionale e conseguenze psicologiche

Oltre alle perdite finanziarie dirette, le frodi di clonazione di profili social infliggono danni significativi alla reputazione e alla salute psicologica delle vittime.

Impatto sulla credibilità e reputazione di individui e marchi

La clonazione e l’impersonificazione possono causare un danno reputazionale irrimediabile per artisti, influencer e brand. La diffusione di informazioni false o diffamatorie tramite un profilo clonato può macchiare l’immagine pubblica di una persona o di un’azienda. Un esempio è un medico stimato il cui profilo Facebook è stato clonato e usato per truffe, con conseguenze devastanti per la sua reputazione professionale.

Per i brand, l’impersonificazione erode la fiducia dei clienti, un asset intangibile ma di valore inestimabile. Questo si traduce in una riduzione della fedeltà dei clienti, una diminuzione dei ricavi e un aumento dei costi di acquisizione di nuovi clienti, poiché le aziende devono investire di più per ricostruire la fiducia. Inoltre, il danno alla reputazione di un’azienda causato dall’impersonificazione può ostacolare la sua capacità di attrarre e trattenere talenti, poiché i candidati considerano la reputazione del datore di lavoro prima di candidarsi.

Per gli influencer, la frode danneggia l’autenticità, che è un pilastro fondamentale del loro modello di business. Quando i follower scoprono che un influencer è stato impersonato o coinvolto in frodi, la credibilità dell’intero settore ne risente, rendendo più difficile per i brand trovare collaborazioni genuine e per i consumatori fidarsi dei consigli degli influencer.

Analisi delle ripercussioni psicologiche sulle vittime

Le conseguenze psicologiche delle frodi online sono spesso sottovalutate, ma possono essere profonde e destabilizzanti. Le vittime si trovano a fronteggiare stati d’animo altalenanti che possono evolvere in depressione, ansia e insonnia. Il trauma può essere così intenso da innescare un Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), caratterizzato da flashback e pensieri intrusivi che causano disagio fisico e psicologico significativo.

Molte vittime provano sentimenti intensi di vergogna, colpa e frustrazione, sentendosi “stupide” per essere cadute nella trappola. Questo senso di vulnerabilità può portare a una perdita di fiducia in sé stessi e negli altri, e a un isolamento sociale, poiché le vittime temono il giudizio altrui e spesso esitano a denunciare il crimine. La violenza psicologica che accompagna la frode è silenziosa, a differenza della violenza fisica, e le vittime possono sentirsi stigmatizzate, come se si fossero “cercate” il problema.

Il “tradimento” è una componente psicologica particolarmente devastante, soprattutto quando la frode è perpetrata da qualcuno che ha instaurato una relazione emotiva significativa con la vittima. Questo trauma può scatenare rabbia, senso di colpa, scatti d’ira e, in alcuni casi, persino l’abuso di sostanze. Rompere il silenzio, cercare il supporto di familiari e professionisti della salute mentale è fondamentale per recuperare l’equilibrio emotivo e il benessere.

Implicazioni legali e normative

La crescente incidenza della clonazione di profili e delle frodi sui social media ha spinto legislatori e organismi di regolamentazione a livello nazionale ed europeo a rafforzare il quadro giuridico e a definire le responsabilità delle piattaforme.

Quadro giuridico nazionale (Italia) ed europeo (UE)

Italia: In Italia, la creazione di un account social utilizzando le generalità di un’altra persona costituisce il reato di “sostituzione di persona” (Art. 494 del Codice Penale), punibile con la reclusione fino a un anno. Se i dati personali acquisiti vengono utilizzati per arrecare danno alla vittima o per trarne un vantaggio personale, si configura anche il reato di “trattamento illecito di dati personali”.

La “frode informatica commessa con sostituzione d’identità digitale” è specificamente disciplinata dall’Art. 640-ter del Codice Penale. Qualora l’anonimato garantito dal profilo falso venga sfruttato per screditare pubblicamente la vittima, scatta anche il reato di diffamazione. Le vittime hanno la possibilità di sporgere querela presso la Polizia Postale e di costituirsi parte civile nel procedimento penale per chiedere il risarcimento dei danni subiti, come dimostrato da un caso a Palermo dove il colpevole è stato condannato a risarcire 6.000 euro in sede civile oltre alla pena penale.

Unione Europea (UE): A livello europeo, le normative sul cybercrime, come la Direttiva 2013/40/UE, mirano a migliorare la prevenzione, l’indagine e la repressione delle frodi online, del furto d’identità e dell’uso di codici malevoli.

La Direttiva sui Servizi di Pagamento (PSD2) e le proposte più recenti (PSD III e Regolamento sui Servizi di Pagamento – PSR) stanno rafforzando le normative sulle frodi nei pagamenti. Queste estendono la responsabilità anche alle frodi di impersonificazione (“spoofing”) e impongono la verifica IBAN/nome, con l’obiettivo di migliorare la protezione dei consumatori. Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) impone sanzioni pecuniarie significative, fino a 10 milioni di Euro o il 2% del fatturato annuo globale, per le violazioni della protezione dei dati, inclusa l’inadeguatezza delle misure di sicurezza tecniche e organizzative.

Il recente EU AI Act (entrato in vigore nell’agosto 2024) introduce obblighi di trasparenza e marcatura tecnica per i contenuti generati dall’AI e vieta i sistemi di “social rating” che valutano i consumatori in base al loro comportamento per limitare l’accesso a benefici o servizi.

Il Digital Services Act (DSA), implementato nel 2024, rafforza le regole di moderazione dei contenuti, consentendo alle piattaforme di rimuovere contenuti illeciti, sospendere l’accesso o chiudere account dopo un avvertimento, a condizione che le politiche di abuso siano chiare e dettagliate. Infine, il Regolamento EUDI (EU 2024/1183) introduce i portafogli di identità digitale europei (eID Wallets), che mirano a fornire ai cittadini un controllo completo sui propri dati e a facilitare l’identificazione sicura online, contribuendo a ridurre il furto d’identità e le frodi.

Responsabilità delle piattaforme e sanzioni previste

Le piattaforme social, in quanto intermediari che ospitano e diffondono contenuti, hanno una responsabilità crescente nella lotta contro la clonazione di profili e le frodi. Sono tenute a implementare misure efficaci per identificare e rimuovere i contenuti diffamatori e a proteggere le vittime. Questo include la definizione di linee guida chiare per l’uso dei social media e la gestione dei contenuti illeciti.

Le piattaforme dovrebbero fornire protocolli chiari e accessibili per la segnalazione di impersonificazioni e agire rapidamente per chiudere account falsi. Tuttavia, la percezione diffusa è che le aziende social abbiano “fallito nel proteggere gli utenti” , e la mancanza di un servizio di assistenza Meta dedicato per le segnalazioni di clonazione è stata criticata come un “grave problema”.

La legislazione è in continua evoluzione per cercare di stare al passo con la rapidità con cui si sviluppano le tecniche dei truffatori. Le nuove normative europee, come il DSA e l’EUDI, stanno spingendo per una maggiore responsabilità e trasparenza delle piattaforme, imponendo obblighi più stringenti in termini di moderazione dei contenuti e gestione dell’identità digitale. Le sanzioni previste dal GDPR per le violazioni della protezione dei dati, che possono raggiungere cifre significative, servono da ulteriore deterrente per le piattaforme che non adottano misure di sicurezza adeguate.

Il Costo nascosto e sistemico della frode digitale

Le frodi digitali, in particolare quelle legate alla clonazione di profili e all’impersonificazione, comportano costi che vanno ben oltre le dirette perdite finanziarie. Sebbene le statistiche mostrino miliardi di dollari di perdite monetarie , esiste un “costo nascosto” e sistemico che mina la fiducia e la stabilità economica e sociale.

Un impatto significativo è l’erosione della fiducia. I brand, ad esempio, subiscono una perdita di fiducia nel marketing degli influencer, il che si traduce in un aumento dei costi di vetting e monitoraggio degli influencer e una riluttanza generale a investire in questo canale. Questo non solo riduce il ritorno sull’investimento (ROI) del marketing, ma aumenta anche i costi di acquisizione dei clienti. Il danno alla reputazione aziendale può anche compromettere la capacità di un’azienda di attrarre e trattenere dipendenti qualificati, poiché la reputazione del datore di lavoro è un fattore chiave per i candidati.

Sul piano individuale, le conseguenze psicologiche per le vittime sono profonde. Sentimenti di vergogna, colpa, frustrazione, ansia, depressione e persino Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) sono comuni. Questi impatti sulla salute mentale generano costi sociali e sanitari indiretti, che raramente vengono quantificati nelle stime complessive delle perdite da frode. La perdita di fiducia in sé stessi e negli altri può portare all’isolamento sociale, aggravando ulteriormente il problema.

La frode digitale, pertanto, non è un problema confinato alla sicurezza informatica, ma una questione economica e sociale sistemica. Le metriche di valutazione del danno dovrebbero estendersi oltre le perdite monetarie dirette per includere l’impatto sulla fiducia del mercato, sulla reputazione aziendale e sul benessere psicologico degli individui. Questa comprensione più ampia del problema giustifica maggiori investimenti in prevenzione, supporto alle vittime e ricerca per mitigare questi costi nascosti e sistemici.

Il gap normativo e la sfida dell’applicazione transnazionale

Nonostante l’esistenza di quadri giuridici nazionali e sovranazionali volti a contrastare il furto d’identità e la frode informatica, la rapidità dell’evoluzione tecnologica e la natura intrinsecamente globale del cybercrime creano un costante ritardo normativo e significative sfide applicative. L’innovazione criminale, in particolare con l’avvento dei deepfake e dell’AI generativa, procede a un ritmo tale che le leggi faticano a tenere il passo.

Un problema fondamentale è la frammentazione delle giurisdizioni. Le leggi e le pene per la clonazione di profili e le frodi variano significativamente da un paese all’altro , creando “zone grigie” che possono essere sfruttate dai criminali. La natura transnazionale degli attacchi, dove gli aggressori possono operare da qualsiasi parte del mondo, rende estremamente complessa l’applicazione delle leggi e il coordinamento delle indagini. Sebbene vi sia una crescita elevata delle segnalazioni transfrontaliere, la loro qualità “risente delle differenze di approccio tra le FIU” (Financial Intelligence Units), sottolineando la necessità di un maggiore “coordinamento e omogeneizzazione dei contributi” a livello internazionale.

La sfida non si limita alla legislazione, ma si estende all’identificazione e alla persecuzione dei colpevoli. L’anonimato offerto dalla rete e la sofisticazione delle tecniche di occultamento rendono difficile risalire all’identità reale degli attaccanti. Questo significa che, anche quando una frode viene identificata e segnalata, la possibilità di portare i responsabili davanti alla giustizia è spesso limitata.

La lotta alla clonazione di profili e alle frodi richiede, pertanto, non solo un aggiornamento continuo delle leggi per affrontare le nuove minacce tecnologiche, ma anche una maggiore armonizzazione internazionale e una cooperazione più stretta e fluida tra le autorità giudiziarie e le forze dell’ordine a livello globale. Senza un approccio coordinato e transnazionale, le sfide legate alla giurisdizione e all’anonimato online continueranno a ostacolare l’efficacia delle risposte legali.

La responsabilità condivisa e la necessità di trasparenza delle piattaforme

Le piattaforme social non sono semplici “ospiti” passivi di contenuti, ma attori centrali nell’ecosistema digitale dove prosperano le truffe di clonazione e impersonificazione. La loro posizione dominante impone una responsabilità significativa nella prevenzione e mitigazione di tali frodi. Sebbene stiano implementando misure di sicurezza, il processo è spesso percepito come manuale e lento, una sorta di “gioco del colpisci la talpa” dove le talpe (account falsi) riemergono più velocemente di quanto possano essere eliminate.

Questa lentezza e inefficacia percepita hanno portato alla convinzione diffusa che le aziende social abbiano “fallito nel proteggere gli utenti”. Un esempio lampante di questa lacuna è la mancanza di un servizio di assistenza Meta dedicato e facilmente accessibile per le segnalazioni di clonazione, un problema considerato “grave”. Questa carenza ostacola la capacità delle vittime di ottenere una risposta rapida ed efficace per la rimozione degli account fraudolenti.

Le nuove normative europee, come il Digital Services Act (DSA) e il Regolamento sull’Identità Digitale Europea (EUDI), stanno esercitando una pressione crescente sulle piattaforme per assumere una maggiore responsabilità e garantire una maggiore trasparenza. Queste normative spingono verso un modello di “responsabilità condivisa”, dove le piattaforme non possono più esimersi dall’agire proattivamente. Ciò include l’investimento in tecnologie di rilevamento avanzate (come l’AI e il machine learning), il miglioramento dei processi di segnalazione e supporto per le vittime, e una collaborazione più attiva con le autorità e gli utenti. La crescente consapevolezza pubblica e la pressione normativa stanno spingendo le piattaforme verso un modello più stringente di gestione della sicurezza e della fiducia online.

Table 1: tipologie di truffe e vettori di attacco comuni

Tipo di Truffa Descrizione Breve Vettori di Attacco Principali Esempi/Statistiche Rilevanti
Schemi di Investimento Promesse di rendimenti irrealistici su investimenti, spesso criptovalute fasulle. Phishing, Deepfake (voce/video), Impersonificazione di celebrità/esperti. Perdite globali > $9 miliardi/anno per cripto-frodi (FBI). Uso di Elon Musk in deepfake per promuovere investimenti fraudolenti.
Truffe Romantiche Costruzione di relazioni emotive per estorcere denaro per emergenze fittizie. Profili falsi, Deepfake (video/voce), Phishing emozionale. 6.7% delle vittime di frodi social (GoodFirms). Perdite USA $1.14 miliardi/anno per romance scams.
Giveaway Fraudolenti Offerte di premi o carte regalo troppo vantaggiose che richiedono pagamenti/dati. Phishing, Profili falsi, Link malevoli. Richieste di dati personali o piccole commissioni per “riscattare” premi.
Acquisti Online Ingannevoli Falsi negozi o annunci che pubblicizzano prodotti a prezzi irrealistici. Siti web clonati, Annunci sponsorizzati fraudolenti, Phishing. Falsi annunci Decathlon a 2 euro per zaini da 50-100 euro.
Truffe del Falso Familiare/Amico Messaggi da account clonati/compromessi che simulano emergenze e chiedono denaro. Clonazione account, Account Takeover, Phishing (SMS/DM). “Ho perso il telefono, ho un nuovo numero, mandami soldi urgentemente”.
Truffe Lavoro (Job Scams) Offerte di lavoro fasulle con promesse di alti guadagni, richiedono commissioni/dati. Messaggi diretti fraudolenti (LinkedIn), Phishing. 30% delle vittime di frodi social (GoodFirms). Richieste di “commissioni di registrazione”.
Impersonificazione Aziendale Cybercriminali usano logo e immagine di un brand per ingannare i clienti. Siti web spoofati, Account social falsi, App mobili rogue. Facebook ha affrontato 44.750 attacchi di phishing con il suo nome nel dominio nel 2024.

 

Table 2: impatto delle truffe: danni finanziari e non finanziari

Categoria di Danno Descrizione dell’Impatto Statistiche/Esempi Quantitativi Soggetti Colpiti
Finanziario Perdite monetarie dirette per individui e aziende. $770 milioni persi in USA nel 2021 (social media scams). $1.3 miliardi persi nel 2019 (influencer marketing fraud). $2.7 miliardi persi nel 2022 (impersonation scams). Fan, Artisti, Brand, Piattaforme
Furto di credenziali bancarie/dati carta. Truffe cripto: $329 milioni persi Q1 2022 (social media). Frodi deepfake: $200 milioni persi Q1 2025 (Nord America). Fan, Artisti, Brand
Reputazionale Danno alla credibilità e all’immagine pubblica. Erosione della fiducia dei clienti, riduzione fedeltà, aumento costi acquisizione clienti. Artisti, Influencer, Brand
Diffamazione e diffusione di informazioni false. Un medico stimato ha visto il suo profilo Facebook clonato per truffe e diffamazione. Artisti, Influencer, Brand
Difficoltà nel reclutamento e nell’engagement dei dipendenti. 82% dei candidati considera la reputazione del datore di lavoro. Brand
Psicologico Stress emotivo, vergogna, colpa, frustrazione. Le vittime si sentono “stupide” e isolate. Fan, Artisti, Influencer
Ansia, depressione, insonnia. Stati d’animo altalenanti che possono sfociare in depressione. Fan, Artisti, Influencer
Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD). Flashback e pensieri intrusivi. Fan, Artisti, Influencer
Perdita di fiducia in sé stessi e negli altri. Si manifesta con isolamento sociale. Fan, Artisti, Influencer

 

Strategie di mitigazione e prevenzione avanzate per esperti di sicurezza informatica

La complessità e la natura evolutiva delle frodi di clonazione di profili social richiedono un approccio multidimensionale e adattivo alla sicurezza informatica. Le strategie di mitigazione devono combinare misure tecniche proattive, best practice per le piattaforme e raccomandazioni specifiche per artisti, influencer e brand.

Misure tecniche proattive

La difesa tecnologica è il primo baluardo contro gli attacchi di impersonificazione. L’implementazione di soluzioni avanzate è fondamentale per proteggere gli account e i dati.

Implementazione e ottimizzazione dell’autenticazione a due/multi-fattori (MFA/2FA) e biometria comportamentale

L’Autenticazione a Multi-Fattori (MFA), di cui la 2FA è una forma comune, rappresenta il sistema di protezione più sicuro attualmente disponibile per gli account online. Essa aggiunge un secondo fattore di verifica oltre alla password, come un codice monouso (OTP) generato da un’app di autenticazione (es. Google Authenticator, Authy), inviato via SMS, o tramite un token hardware, un’impronta digitale o il riconoscimento facciale. È di vitale importanza attivarla per tutti gli account sensibili, inclusi email, cloud e social media, poiché è dimostrato che può bloccare il 99.9% degli attacchi automatizzati di account takeover. La MFA rende molto più difficile per gli attaccanti accedere a un account anche se sono riusciti a rubare la password principale.

La biometria comportamentale rappresenta un’ulteriore evoluzione nella verifica dell’identità. Questa tecnologia analizza i modelli unici di interazione dell’utente con i dispositivi, come la dinamica della digitazione, i movimenti del mouse, i gesti touchscreen o i movimenti del telefono. A differenza delle biometrie fisiologiche (es. impronta digitale), quelle comportamentali sono dinamiche e creano un profilo di sicurezza continuamente aggiornato. Questo permette una verifica continua dell’identità in modo non intrusivo e può rilevare anomalie indicative di frode anche dopo il login iniziale. La biometria comportamentale fornisce un ulteriore livello di difesa, identificando comportamenti che non corrispondono al profilo normale dell’utente, segnalando potenziali attività fraudolente.

Algoritmi avanzati di rilevamento AI/ML per l’identificazione di profili falsi e deepfake

Il volume e la sofisticazione degli attacchi di clonazione e deepfake rendono i metodi di rilevamento manuali insufficienti. Pertanto, i sistemi basati sull’Intelligenza Artificiale (AI) e sul Machine Learning (ML) sono diventati cruciali per l’identificazione automatica di profili falsi e deepfake.

Algoritmi avanzati come Support Vector Machines (SVM), Convolutional Neural Networks (CNN), Recurrent Neural Networks (RNN), Long Short-Term Memory (LSTM), XGBoost e Random Forest analizzano una vasta gamma di caratteristiche dei profili, attività e connettività di rete. Queste caratteristiche includono l’analisi dell’immagine del profilo, della biografia, dei contenuti pubblicati, delle anomalie temporali nell’attività, dei pattern di interazione e delle similarità nelle reti di amici per distinguere i profili reali da bot o falsi.

Per il rilevamento dei deepfake, i sistemi multimodali in tempo reale sono particolarmente efficaci, analizzando simultaneamente voce, video e pattern comportamentali, raggiungendo tassi di accuratezza del 94-96% in condizioni ottimali. L’uso di “ensemble methods”, che combinano più algoritmi di rilevamento, aumenta la resilienza contro gli attacchi avversari, rendendo più difficile per i criminali eludere le difese. La chiave per mantenere l’efficacia di questi sistemi è l’adattamento continuo: i modelli di rilevamento devono essere costantemente riaddestrati su nuove minacce, utilizzando approcci di apprendimento federato che aggiornano le capacità quotidianamente. Questo approccio dinamico è essenziale per contrastare l’evoluzione rapida delle tecniche offensive basate sull’AI.

Piattaforme di threat intelligence e monitoraggio proattivo delle minacce

Le piattaforme di Threat Intelligence (TI), come ThreatConnect, Cyble Vision e Recorded Future, sono strumenti indispensabili per le organizzazioni che desiderano anticipare e rispondere efficacemente alle minacce cybernetiche. Queste piattaforme raccolgono dati da una moltitudine di fonti, sia commerciali che open-source, inclusi il deep e il dark web, trasformandoli in intelligence azionabile. Questo consente alle organizzazioni di rimanere un passo avanti rispetto alle minacce emergententi, come i deepfake e le nuove tattiche di social engineering, monitorando l’attività dei cybercriminali e identificando potenziali rischi prima che si materializzino in attacchi su larga scala.

Un concetto emergente e particolarmente efficace in questo contesto è la “fraud fusion”. Questa strategia integra i team di cybersecurity e quelli dedicati alla prevenzione delle frodi, abbattendo i tradizionali silos organizzativi. La condivisione di intelligence, strumenti e strategie tra questi team consente un coordinamento delle azioni che rafforza le difese contro le minacce basate sull’AI. Questo approccio proattivo è cruciale perché gli attaccanti non operano in silos, ma cercano qualsiasi vulnerabilità da sfruttare, indipendentemente dal dipartimento o dalla funzione aziendale. La capacità di anticipare le minacce e di agire preventivamente è un vantaggio strategico fondamentale.

Sicurezza delle API e hardening delle infrastrutture

Considerando che le API sono un bersaglio primario per gli attaccanti a causa della loro esposizione a logiche applicative e dati sensibili , è fondamentale implementare misure di sicurezza rigorose per le infrastrutture che le ospitano.

Le misure essenziali includono:

  • Meccanismi di Autenticazione e Autorizzazione Robusti: Implementare protocolli come OAuth per la gestione degli accessi e garantire che i controlli di autorizzazione siano applicati a ogni funzione che accede ai dati, in particolare a livello di oggetto e di proprietà.
  • Validazione Rigorosa degli Input: Eseguire una validazione completa di tutti i dati di input per mitigare attacchi di injection e prevenire lo sfruttamento di vulnerabilità.
  • Test di Sicurezza Continui: Condurre regolarmente penetration testing e vulnerability assessments specifici per le API, sia durante lo sviluppo che dopo il deployment.
  • Rate Limiting e Throttling: Applicare limiti al numero di richieste che un’API può ricevere in un dato periodo per proteggere contro attacchi Denial of Service (DoS) e prevenire la creazione massiva di account falsi.
  • Analisi Comportamentale e Autenticazione Continua: Per contrastare la creazione massiva di account falsi, oltre a CAPTCHA e 2FA, è cruciale utilizzare algoritmi di machine learning che analizzano il comportamento degli account. Soluzioni come l'”email address intelligence” e l’analisi comportamentale con “continuous authentication” (es. HUMAN Fake Account Defense) possono identificare e bloccare profili fraudolenti in tempo reale, monitorando l’abuso durante l’intero percorso dell’utente.

L’hardening delle infrastrutture API è un investimento critico per le piattaforme social, poiché una vulnerabilità a questo livello può compromettere l’intera base di utenti e facilitare attacchi su vasta scala.

Best practice per piattaforme social

Le piattaforme social hanno un ruolo centrale nella protezione degli utenti e dei brand dalla clonazione di profili e dalle frodi. L’adozione di best practice robuste è indispensabile.

Protocolli di verifica dell’identità digitale e misure anti-clonazione

Le piattaforme devono implementare protocolli di verifica dell’identità digitale robusti e multi-livello per contrastare la clonazione. Questi protocolli dovrebbero combinare metodi passivi, come la verifica dei dati forniti dall’utente contro database esterni affidabili, con metodi attivi, che richiedono all’utente di compiere azioni specifiche per confermare la propria identità. Esempi di metodi attivi includono selfie video con “liveness checks” (per assicurarsi che sia una persona reale e non un deepfake o una foto), risposte a domande basate sulla conoscenza e l’utilizzo di 2FA/MFA.

Le misure anti-clonazione specifiche includono il monitoraggio dello stato di verifica degli account (es. la “spunta blu” di verifica), l’attenzione a piccole differenze nell’ortografia dei nomi utente (es. “M1ke” invece di “Mike”), l’analisi della qualità delle immagini del profilo (se obsolete o a bassa risoluzione), l’esame dei rapporti follower-following sospetti (es. pochi follower ma molti seguiti) e la valutazione della qualità e coerenza dei post (es. presenza di spam o errori grammaticali).

Algoritmi specifici di anti-impersonificazione, come quelli utilizzati in Microsoft Defender for Office 365, sfruttano l’intelligenza della mailbox per distinguere i mittenti legittimi da quelli impersonati e applicano soglie di sensibilità per i verdetti di phishing. Strumenti di protezione avanzati, come Spikerz, offrono monitoraggio 24/7, rilevamento di shadowban, phishing e bot/follower falsi, fornendo anche guide dettagliate per la segnalazione e la rimozione degli account clonati.

Strategie di moderazione dei contenuti e gestione delle segnalazioni

Le piattaforme social devono bilanciare l’obiettivo di massimizzare l’engagement degli utenti con la necessità di moderare i contenuti illeciti, dannosi o discutibili, come materiale di abuso sessuale su minori (CSAM), disinformazione e spam. Le violazioni vengono identificate sia dagli utenti tramite segnalazioni che da sistemi automatizzati basati su AI e Machine Learning, spesso seguiti da una revisione umana per i casi più complessi.

È cruciale che le piattaforme migliorino i processi di segnalazione e supporto per le vittime di clonazione e frode. La capacità di agire rapidamente in risposta alle segnalazioni è fondamentale per limitare i danni. La mancanza di un servizio di assistenza Meta dedicato per le segnalazioni di clonazione è stata identificata come un problema significativo , evidenziando la necessità di investire in risorse e procedure più efficienti per la gestione delle segnalazioni.

Collaborazione con le Forze dell’Ordine e condivisione delle informazioni sulle minacce

La lotta contro il cybercrime, inclusa la clonazione di profili e le frodi, non può essere condotta efficacemente in isolamento. La collaborazione tra piattaforme social, forze dell’ordine e agenzie governative (come l’FBI, Europol e le Financial Intelligence Units – FIU) è cruciale per la prevenzione, l’indagine e la repressione di queste attività criminali.

La condivisione di intelligence sulle minacce è un elemento fondamentale di questa collaborazione. La crescita delle segnalazioni transfrontaliere, sebbene a volte di qualità eterogenea, sottolinea la necessità di un maggiore coordinamento e omogeneizzazione degli approcci tra le FIU europee. Concetti come la “fraud fusion”, che integra team di cyber sicurezza e frode e promuove la condivisione di intelligence tra diverse aziende e con le agenzie federali, sono esempi di come si possa rafforzare la difesa collettiva contro le minacce basate sull’AI. Questa sinergia permette di identificare lacune tra i controlli cyber e frode e di anticipare le minacce emergententi, rendendo le difese più robuste e proattive.

Raccomandazioni per artisti, influencer e brand

La protezione contro la clonazione di profili e le frodi sui social media richiede un impegno attivo anche da parte degli individui e delle organizzazioni che ne sono potenziali bersagli.

Programmi di formazione e sensibilizzazione sulla cybersecurity

Educare dipendenti, team di marketing e collaboratori sui rischi della clonazione e delle frodi sui social media è un pilastro fondamentale della difesa. La formazione dovrebbe essere continua e includere sessioni regolari per informare sui potenziali pericoli e su come identificarli e reagire.

Gli argomenti chiave della formazione dovrebbero comprendere:

  • Riconoscimento del Phishing e del Social Engineering: Insegnare a distinguere tentativi di phishing, siti web sospetti e tattiche di social engineering, che spesso si basano su urgenza, paura o curiosità.
  • Identificazione dei Deepfake: Formare il personale a riconoscere i segnali di deepfake, anche se la distinzione sta diventando sempre più difficile per l’occhio umano.
  • Best Practice di Sicurezza: Promuovere l’uso di password complesse e uniche per ogni account, l’attivazione dell’autenticazione a due fattori (2FA/MFA) su tutte le piattaforme e la cautela nell’accettare richieste di amicizia o connettersi a reti Wi-Fi pubbliche non sicure.
  • Protocolli di Verifica: Incoraggiare l’autenticazione multi-canale (es. verificare una richiesta via telefono o email se ricevuta via DM) e l’implementazione di protocolli di escalation chiari per la verifica di richieste sensibili, specialmente quelle finanziarie.

Verifica rigorosa delle opportunità di collaborazione e delle comunicazioni sospette

Artisti, influencer e brand devono adottare una mentalità di scetticismo proattivo. È fondamentale diffidare di offerte che sembrano troppo vantaggiose per essere vere, richieste di pagamenti anticipati, comunicazioni mal scritte o generiche, e tattiche di pressione che inducono a decisioni rapide.

Le promozioni e le opportunità di collaborazione dovrebbero essere sempre verificate sui siti ufficiali dei brand o tramite canali di comunicazione alternativi e verificati. Non si dovrebbe mai cliccare su link provenienti da fonti sconosciute o sospette.

Per gli artisti e influencer, è cruciale ricercare e verificare attentamente i potenziali collaboratori o le agenzie che li contattano. Questo include:

  • Autenticità dell’Account: Controllare la presenza della “spunta blu” di verifica, la storia dei post, la coerenza dei follower e dell’engagement (evitando account con molti follower ma poca interazione genuina).
  • Presenza Online Consistente: Verificare la presenza del collaboratore su più piattaforme e la coerenza del branding.
  • Informazioni di Contatto: Assicurarsi che le informazioni di contatto fornite corrispondano a quelle ufficiali e siano verificabili.
  • Referenze e Accordi: Chiedere referenze da altri creatori che hanno lavorato con loro e richiedere sempre un accordo dettagliato per iscritto che specifichi deliverables, tempistiche e compensi.
  • Consigli Finanziari: Non fidarsi mai di consigli finanziari da sconosciuti sui social media, specialmente se riguardano criptovalute o investimenti ad alto rendimento, poiché sono spesso segnali di frode.

Monitoraggio costante della propria presenza online e gestione della reputazione

Un monitoraggio proattivo della propria presenza online è essenziale per artisti, influencer e brand. Questo include la ricerca regolare del proprio nome o del nome del brand sui motori di ricerca e sui social media per individuare anomalie o account clonati.

Altre misure importanti sono:

  • Notifiche Transazioni: Attivare le notifiche sulle transazioni bancarie per monitorare movimenti sospetti e reagire prontamente.
  • Password e 2FA: Utilizzare password complesse e uniche per ogni account e abilitare sempre l’autenticazione a due fattori (2FA) su tutte le piattaforme che la offrono.
  • Reazione alla Frode: In caso di sospetta clonazione o frode, è fondamentale agire immediatamente: bloccare l’account fraudolento, cambiare tutte le password correlate, segnalare l’incidente alla piattaforma social (utilizzando i loro protocolli di segnalazione) e, se necessario, sporgere denuncia alle forze dell’ordine (come la Polizia Postale in Italia). È cruciale documentare tutte le prove, come screenshot e URL, per supportare le segnalazioni e le eventuali azioni legali.

L’Emergenza di un approccio “Zero Trust” per l’identità digitale

La crescente sofisticazione dei deepfake e la facilità con cui i profili possono essere clonati hanno reso le verifiche tradizionali basate sulla “fiducia” (ad esempio, riconoscere una faccia o una voce familiare) insufficienti e pericolose. Questo scenario spinge verso l’adozione di un modello di sicurezza “Zero Trust”, riassunto dal principio “never trust, always verify” (mai fidarsi, sempre verificare).

Questo approccio implica che nessuna entità, sia essa utente, dispositivo o applicazione, debba essere automaticamente considerata affidabile, indipendentemente dalla sua posizione all’interno o all’esterno della rete. Ogni interazione digitale, specialmente quelle che richiedono informazioni sensibili o azioni finanziarie, dovrebbe essere soggetta a più livelli di verifica indipendenti. Questo non si limita al momento del login, ma si estende a una verifica continua durante l’intera sessione, attraverso l’implementazione di biometria comportamentale e autenticazione continua , insieme a protocolli di verifica robusti e multi-livello.

Le organizzazioni e gli utenti devono adottare una mentalità di scetticismo proattivo. Questo significa che ogni richiesta, anche se proveniente da una fonte apparentemente legittima, deve essere verificata attraverso canali alternativi e indipendenti. L’implementazione di “safe words” o procedure di richiamata per comunicazioni sensibili, come raccomandato per le istituzioni finanziarie , è un esempio di come questo principio possa essere applicato. L’approccio Zero Trust non è solo una tecnologia, ma una filosofia di sicurezza che mira a ridurre la superficie di attacco e a minimizzare il rischio di compromissioni, riconoscendo che la fiducia è diventata una vulnerabilità.

L’AI come spada e scudo: la necessità di un’AI difensiva adattiva

L’intelligenza artificiale (AI) si manifesta come una “spada” nelle mani dei cybercriminali, consentendo la creazione di deepfake sempre più convincenti e la generazione automatica di profili falsi su vasta scala. Tuttavia, la stessa AI è anche uno “scudo” essenziale nella lotta contro queste minacce, attraverso il rilevamento di deepfake, l’analisi comportamentale e le piattaforme di threat intelligence.

La sfida principale risiede nella “corsa agli armamenti asimmetrica” , dove l’AI offensiva si evolve spesso più rapidamente dell’AI difensiva. Per vincere questa corsa, l’AI difensiva non può essere statica. Deve essere intrinsecamente adattiva e basata sull’apprendimento continuo. Questo significa che i modelli di rilevamento devono essere costantemente riaddestrati su nuovi dati e nuove minacce, utilizzando approcci come l’apprendimento federato, che consente aggiornamenti quotidiani delle capacità di rilevamento mantenendo la privacy. L’integrazione di dati da molteplici fonti è fondamentale per fornire all’AI difensiva una visione completa del panorama delle minacce e per permetterle di adattarsi rapidamente alle nuove tattiche degli attaccanti.

Le aziende e i ricercatori devono, pertanto, investire in modo significativo nello sviluppo di AI difensive proattive e adattive. Ciò include non solo il miglioramento degli algoritmi di rilevamento per aumentare l’accuratezza in condizioni reali (dove i sistemi attuali mostrano cali significativi) , ma anche la creazione di sistemi che possano apprendere e rispondere in tempo reale a minacce emergententi. Sfruttare l’automazione per contrastare l’automazione criminale è la chiave per mantenere un vantaggio strategico in questo conflitto tecnologico. L’AI, quindi, non è solo uno strumento, ma una componente dinamica e in evoluzione della strategia di difesa.

La formazione umana come firewall essenziale

Nonostante gli straordinari progressi nelle tecnologie di sicurezza, il “fattore umano” rimane il bersaglio principale e, spesso, il punto più debole negli attacchi di social engineering. La capacità umana di identificare i deepfake è ancora bassa, a malapena superiore al caso , il che rende gli individui vulnerabili anche alle frodi più sofisticate. Molte delle raccomandazioni di mitigazione più efficaci per utenti e brand si concentrano sulla consapevolezza e sul comportamento.

Questo sottolinea che la tecnologia da sola non è sufficiente. La formazione continua e la sensibilizzazione degli utenti, degli artisti e dei dipendenti dei brand agiscono come un “firewall” essenziale, complementare alle difese tecniche. Insegnare a riconoscere i segnali di allarme psicologici – come l’urgenza ingiustificata, le promesse troppo belle per essere vere, o le richieste di informazioni sensibili da fonti inaspettate – è cruciale. La capacità di verificare le informazioni tramite canali alternativi e indipendenti (es. una telefonata diretta a un amico se si riceve una richiesta di denaro via social media) è una pratica di sicurezza fondamentale.

Inoltre, la promozione di best practice di sicurezza di base, come l’uso dell’autenticazione a più fattori (MFA) e di password forti e uniche, è tanto importante quanto l’implementazione di soluzioni tecniche avanzate. La resilienza complessiva del sistema dipende dalla combinazione sinergica di tecnologia all’avanguardia e di una robusta consapevolezza e formazione umana. L’investimento in programmi di sensibilizzazione non è un costo aggiuntivo, ma un componente indispensabile di una strategia di cybersecurity olistica.

Table 3: strategie di mitigazione e prevenzione: misure tecniche e organizzative

Categoria Misura Specifica Descrizione/Meccanismo Obiettivo di Sicurezza Soggetti Responsabili
Tecnica Autenticazione a Multi-Fattori (MFA/2FA) Richiede un secondo fattore di verifica (es. OTP via app/SMS, token hardware, biometria) oltre alla password. Prevenire accessi non autorizzati anche in caso di furto credenziali. Utenti, Piattaforme, Brand (per i loro account)
Biometria Comportamentale Analisi continua dei pattern di interazione utente (digitazione, mouse, gesti) per verifica identità. Rilevamento frodi in tempo reale, autenticazione continua. Piattaforme, Fornitori di servizi di sicurezza
Algoritmi AI/ML per Rilevamento Frodi Utilizzo di SVM, CNN, XGBoost, Random Forest per analizzare profili, attività, contenuti e rilevare falsi/deepfake. Identificazione automatica e scalabile di account fraudolenti e media sintetici. Piattaforme, Fornitori di soluzioni di sicurezza
Piattaforme di Threat Intelligence (TI) Raccolta e analisi di dati da fonti aperte/chiuse per anticipare minacce emergententi. Monitoraggio proattivo delle attività cybercriminali, intelligence azionabile. Piattaforme, Brand (team di sicurezza)
Sicurezza delle API e Hardening Infrastrutture Implementazione di controlli di autenticazione/autorizzazione robusti, validazione input, test di sicurezza regolari. Prevenire creazione massiva account, account takeover, esfiltrazione dati tramite vulnerabilità API. Piattaforme
Organizzativa Protocolli di Verifica Identità Digitale Combinazione di metodi passivi e attivi (es. liveness checks, domande basate su conoscenza) per conferma identità. Rafforzare la verifica dell’identità, contrastare la clonazione. Piattaforme
Strategie di Moderazione Contenuti Identificazione (AI/ML + umani) e rimozione di contenuti illeciti/dannosi; gestione segnalazioni. Mantenere l’integrità della piattaforma, proteggere gli utenti. Piattaforme
Collaborazione con Forze dell’Ordine Condivisione di informazioni sulle minacce e coordinamento delle risposte a livello transnazionale. Prevenzione, indagine e repressione del cybercrime. Piattaforme, Forze dell’Ordine, Istituzioni Finanziarie
Comportamentale Formazione e Sensibilizzazione Cybersecurity Educazione continua su phishing, social engineering, deepfake, best practice di sicurezza. Aumentare la consapevolezza e la resilienza degli utenti. Artisti, Influencer, Brand (per i loro team), Piattaforme (per gli utenti)
Verifica Rigorosa Opportunità/Comunicazioni Diffidare di offerte troppo vantaggiose, richieste urgenti; verificare fonti tramite canali alternativi. Prevenire di cadere in truffe basate su inganno psicologico. Artisti, Influencer, Fan, Brand
Monitoraggio Presenza Online e Reputazione Ricerca regolare del proprio nome/brand sui social/motori di ricerca; notifiche transazioni. Rilevare tempestivamente anomalie, account clonati, danni reputazionali. Artisti, Influencer, Brand, Fan

Conclusioni e prospettive future

La clonazione di profili social di artisti e influencer, insieme alle frodi che ne derivano, rappresenta una delle minacce più complesse e in rapida evoluzione nel panorama della cybersecurity contemporanea. Questa minaccia è alimentata dalla sofisticazione crescente dell’intelligenza artificiale, in particolare attraverso l’impiego dei deepfake, e dalla scalabilità delle tattiche di social engineering.

Le sfide persistenti includono la difficoltà intrinseca nel rilevare queste frodi, sia per gli esseri umani che per i sistemi automatizzati, il costante ritardo normativo rispetto all’innovazione criminale e la necessità di superare la fiducia innata degli utenti, che viene cinicamente sfruttata dagli attaccanti. Il panorama delle minacce è caratterizzato da attacchi sempre più mirati e personalizzati, che capitalizzano sulla disponibilità di strumenti AI accessibili e sulla vasta quantità di dati personali disponibili online.

Per contrastare efficacemente questa minaccia pervasiva, è imperativo adottare un approccio integrato e adattivo alla sicurezza digitale. Una difesa efficace richiede una combinazione sinergica di misure tecniche avanzate, che includono l’implementazione e l’ottimizzazione dell’autenticazione a più fattori (MFA), l’adozione di biometria comportamentale, lo sviluppo di algoritmi AI/ML per il rilevamento di profili falsi e deepfake, il potenziamento delle piattaforme di threat intelligence e l’hardening delle infrastrutture API.

A queste misure tecniche devono affiancarsi best practice organizzative robuste, come protocolli chiari per la moderazione dei contenuti e la gestione efficiente delle segnalazioni di abuso. Fondamentale, tuttavia, è l’investimento in programmi di formazione e sensibilizzazione continui per gli utenti, gli artisti, gli influencer e i team dei brand, poiché il fattore umano rimane il bersaglio primario degli attacchi di social engineering.

La collaborazione tra piattaforme, forze dell’ordine, istituzioni finanziarie e la comunità degli utenti è indispensabile. La condivisione tempestiva di informazioni sulle minacce e il coordinamento delle risposte a livello transnazionale sono cruciali per smantellare le reti criminali e limitare la diffusione delle frodi. La cultura della sicurezza deve evolvere da un approccio di “fidarsi ma verificare” a uno di “mai fidarsi, sempre verificare”, riconoscendo che la fiducia, se mal riposta, può diventare la più grande vulnerabilità.

Le direzioni future per la ricerca e lo sviluppo di contromisure innovative sono molteplici e urgenti. È necessaria una ricerca continua sull’AI difensiva, che sia più robusta e adattiva, in grado di stare al passo con l’AI generativa malevola. Lo sviluppo di standard globali per la verifica dell’identità digitale e l’interoperabilità dei sistemi di sicurezza è fondamentale per creare un ecosistema digitale più resiliente. L’esplorazione di nuove tecnologie, come la blockchain, per la gestione decentralizzata dell’identità e la tracciabilità delle transazioni, potrebbe offrire soluzioni innovative.

Inoltre, programmi di formazione immersivi e personalizzati che utilizzino tecniche di gamification potrebbero migliorare significativamente la consapevolezza e la resilienza degli utenti. Infine, è imperativo un rafforzamento dei quadri legali internazionali per affrontare le sfide della giurisdizione e dell’anonimato nel cybercrime, garantendo che i responsabili possano essere perseguiti a livello globale. Solo attraverso un impegno collettivo e un’innovazione costante sarà possibile salvaguardare l’integrità e la fiducia nell’ambiente digitale.

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