Il modello MindShield applicato alla cooperazione internazionale
Questo articolo fa parte di una serie dedicata al modello MindShield, un paradigma innovativo di sicurezza integrata per infrastrutture critiche e servizi pubblici essenziali. Nel presente contenuto esamineremo l’approccio alla cooperazione internazionale del modello, dalla creazione di una struttura sovranazionale denominata WASR (World Alliance for Security and Resilience) al monitoraggio territoriale delle minacce, evidenziando come superare la frammentarietà delle disposizioni attuali attraverso un coordinamento globale multidimensionale.
Introduzione alla cooperazione internazionale nel modello MindShield
Il modello oggetto del presente studio di ricerca, come si è mostrato, cerca di offrire un una risposta per quanto possibile completa e analitica alla domanda di sicurezza. Tuttavia, avendo osservato più da vicino le sfide che questo complesso tema ci pone, si è avuto modo di notare che sovente la difesa delle infrastrutture critiche e dei servizi pubblici essenziali sconta un limite degno di nota: la frammentarietà delle disposizioni e la mancata cooperazione tra gli Stati in ambito securitario.
Si è difatti accennato ad alcune singole iniziative di istituzioni nazionali o sovranazionali in tema di sicurezza, iniziative, che, pur essendo lodevoli e degne di menzione risultano circoscritte e limitate nel proprio ambito applicativo dalla connotazione territoriale o dalla settorialità dalle quali dipendono funzionalmente. Pertanto, il modello proposto intende superare tale limite, indirizzandosi verso una compagine cooperativa e multidimensionale della sicurezza.
Segnatamente, ciò che MindShield si propone è la creazione di una struttura sovranazionale per la sicurezza delle infrastrutture critiche e dei servizi essenziali. Le potenzialità di una simile organizzazione, al di là delle singole peculiarità di ciascuna realtà socioculturale, sono di tutta evidenza se si pensa alle esponenziali minacce alla sicurezza che quotidianamente ci troviamo a fronteggiare.
Non solo, un coordinamento politico legislativo sarebbe utile anche in funzione preventiva, evitando così tutti quei fenomeni di “forum shopping”[1] e persino di “law shopping”[2] con funzioni elusive che avvantaggiano le organizzazioni criminali internazionali. Una simil struttura, peraltro, potrebbe consentire un approccio più inclusivo e maggiormente rappresentativo delle istanze e criticità di ciascuna realtà nazionale e persino locale permettendo in tal modo lo sviluppo simmetrico di una politica securitaria in tutti gli stati e limitando le drasticamente le esternalità negative di quei disastri difficili da prevenire ma di notevole impatto per la vita delle persone (ad esempio le calamità naturali).
Oltretutto, una organizzazione strutturata a livello sovranazionale ai soli fini di tutela delle infrastrutture critiche e dei servizi pubblici essenziali potrebbe essere più attrattiva rispetto alle alternative già in campo (ad esempio la NATO, Unione Europea), nelle quali per ragioni strategiche, geopolitiche o territoriali molti stati non potrebbero riconoscersi.
Accanto ai benefici di una simile impostazione non possiamo tuttavia tralasciare di menzionare anche alcune sfide impegnative per la creazione di una rete securitaria così ampia, fra cui l’allocazione di risorse, i limiti imposti dalla sovranità nazionale, la pendenza di tensioni e scenari diplomatici complessi nella compagine globale. Ciò nonostante, qualora se ne comprendessero appieno le potenzialità questo approccio potrebbe rappresentare un prezioso investimento a favore di ogni Stato e comunità, posto che la sicurezza altro non è che un bisogno primario di ciascun individuo e congiuntamente l’intrinseca premessa di una qualunque forma di sviluppo economico, sociale e culturale.
Creazione di una struttura di coordinamento sovranazionale
Premessa la rilevanza di una rete securitaria globale si può ora delineare meno astrattamente l’ipotesi progettuale che MindShield propone in relazione a tale ambito. Segnatamente, l’implementazione di un modello ottimale di sicurezza dovrebbe prevedere la creazione di una cabina di regia sovranazionale. A titolo esemplificativo potremmo denominare tale organizzazione come la World Alliance for Security and Resilience (WASR)[3], la quale potrebbe essere ipoteticamente articolata come segue.
Un organo rappresentativo che possiamo definire con il nome di Assemblea degli Stati, composto da un membro per ciascun Stato aderente.
Tale organo avrebbe il compito di rappresentare le istanze di ciascuna realtà territoriale; creare e aggiornare con cadenza periodica (ad esempio semestrale o annuale) le linee d’indirizzo e buone passi per la sicurezza delle infrastrutture e dei servizi pubblici essenziali; di promuovere l’adozione globale di standard minimi di sicurezza mettendo in campo strategie volte a premiare il raggiungimento degli obiettivi da parte dei singoli Stati[4]; di predisporre regolamenti armonizzati per i soggetti privati gestori di infrastrutture critiche; di adottare misure urgenti di sostegno transnazionale per la gestione di catastrofi e crisi connesse a incidenti securitari; di predisporre un fondo globale per le calamità che possa andare a sostegno di tutti gli Stati aderenti o di qualunque Stato terzo qualora il sostegno venga votato a maggioranza di almeno i due terzi dei membri aventi diritto di voto;
Comitato scientifico transnazionale di esperti di sicurezza
Un Comitato scientifico transnazionale composto da un Presidente eletto tra i membri delle sottocommissioni e trenta membri, tre per ciascun ambito scientifico[5] presumibilmente così articolato:
- Amministrazione Civile (3 membri): Esperti in funzioni di governo, forze armate, servizi dell’amministrazione civile, servizi di emergenza e postali.
- Salute (3 membri): Esperti in ospedali e centri di cura, produzione di medicine, sieri, vaccini, case farmaceutiche, laboratori e agenti biologici.
- Trasporti (3 membri): Esperti in strade, ferrovie, traffico aereo, trasporti marittimi ed oceanici.
- Energia (3 membri): Esperti in produzione di oli e gas, raffinerie, trattamento e stoccaggio incluse le condotte, centrali elettriche, elettrodotti, oleodotti e gasdotti, impianti di distribuzione di elettricità, gas, olio.
- Informazione, Tecnologia e Comunicazione (3 membri): Esperti in protezione di sistemi di informazione e reti, sistemi automatici di controllo, internet, forniture di telefonia fissa e mobile, comunicazione radio, comunicazione satellitari, broadcasting.
- Spazio e Ricerca (3 membri): Esperti in centri spaziali e centri di ricerca e sicurezza spaziale.
- Finanza (3 membri): Esperti nella sicurezza dei servizi di pagamento, mercati finanziari, risorse e fondi statali, cooperazione finanziaria transnazionale.
- Sicurezza Pubblica ed Ordine Legale (3 membri): Esperti in mantenimento della sicurezza dell’ordine e legale, amministrazione della giustizia, carceri.
- Acqua e Alimenti (3 membri): Esperti in fornitura di acqua potabile e alimenti, controllo della qualità dell’acqua e alimentare, prelievo e controllo della quantità dell’acqua e gestione delle risorse alimentari.
- Industrie Chimiche e Nucleari (3 membri): Esperti in produzione e stoccaggio e trasformazione di sostanze chimiche e nucleari, condutture di sostanze pericolose.
Peraltro, il Comitato scientifico dovrebbe essere articolato in sottocommissioni di esperti per la discussione delle proposte e lo studio dei casi. Per garantirne la competenza, la democraticità delle opinioni scientifiche espresse e la rappresentatività tali commissioni dovrebbero:
- essere composte da esperti super partes riconosciuti a livello internazionale di provenienza accademica, industriale e governativa.
- essere composte da un numero dispari di membri, preferibilmente cinque o sette per superare impasse nelle decisioni, inoltre le decisioni delle commissioni dovrebbero essere adottate a maggioranza.
- essere selezionati in modo da rappresentare diverse realtà globali. Ad esempio, potrebbe essere utile avere almeno un rappresentante per ciascuna delle seguenti macroaree: Africa, America del Nord, America Latina, Asia, Europa, Medio Oriente, Oceania.
- prevedere una durata del mandato temporaneamente limitata ad esempio quinquennale (con eventuale possibilità di nuova nomina);
- garantire trasparenza delle decisioni e inclusività delle realtà tradizionalmente meno rappresentate (come i paesi in via di sviluppo);
Le sottocommissioni dovrebbero svolgere il lavoro di studio e creazione analitica dei contenuti da proporre al Comitato scientifico. Le proposte dovrebbero essere quindi discusse ed approvate da quest’ultimo ed in fine adottate dall’Assemblea degli Stati.
Commissione esecutiva per il coordinamento territoriale
Un organo esecutivo che possiamo definire con il nome di Commissione che avrebbe il compito di dare esecutività alle decisioni così adottate nonché fungere da organo di coordinamento con le articolazioni territoriali all’interno di ciascuno Stato aderente.
Tale organo avrebbe altresì il compito della gestione dei Tavoli sovranazionali di crisi e dei fondi da allocare agli Stati per la gestione di catastrofi ed eventi di crisi rilevanti (dalle catastrofi naturali come i terremoti, agli attacchi terroristici e sino agli incidenti energetici o nucleari). La Commissione dovrebbe inoltre verificare periodicamente il grado di raggiungimento degli obiettivi da parte degli Stati aderenti e prevedere un canale per segnalazioni e proposte da parte dei cittadini. Ipoteticamente tale organo potrebbe essere composto da un membro per ciascuno stato aderente più un Presidente con diritto di voto.
La previsione ipotetica di un simile modello di cooperazione internazionale in materia di sicurezza potrebbe essere un primo grande passo verso la creazione di un mondo più sicuro e solidale sulle questioni rilevanti per tutti i cittadini del mondo, riuscendo a garantire non solo un continuo aggiornamento e monitoraggio della security infrastrutturale ma assicurando altresì una risposta corale degli Stati nei momenti di grave crisi e criticità del singolo Stato o territorio.
Monitoraggio delle minacce a livello territoriale
Come si è avuto modo di chiarire il problema della frammentarietà e settorialità non colpisce solamente le legislazioni o le misure di contrasto, troppo disomogenee per poter rappresentare una base solida nella gestione della sicurezza globale. Al contrario, un importante limite è dato anche dalla mancanza di un monitoraggio sistematico che cominci “dal basso” ossia dalle istituzioni più vicine ai territori. In tal senso, il concetto non differisce molto dal concetto di sussidiarietà verticale amministrativa[6], pertanto ci si aspetta che il monitoraggio, la raccolta e il processamento dei dati possano essere tanto più accurati e rispondenti ai bisogni della popolazione quanto più analiticamente acquisiti da fonti vicine alla comunità.
Proprio per tale ragione MindShield si propone la creazione non solo di una cabina di regia a livello sovranazionale ma altresì di articolazioni territoriali in ciascuno degli Stati aderenti.
Lo scopo di tali strutture che possiamo definire come Dipartimenti Nazionali per la Sicurezza e la Resilienza[7], è la creazione di una rete di monitoraggio in tempo reale degli eventi critici nei differenti settori delle infrastrutture critiche e dei servizi pubblici essenziali, la segnalazione di minacce intercettate (ad esempio minacce terroristiche interne o esterne) o di soggetti pericolosi, la creazione di reportistica aggiornata e di proiezioni sulle tendenze securitarie, la segnalazione di vulnerabilità riscontrate (fisiche o logiche che sono state la causa di incidenti di sicurezza sul territorio), la predisposizione di analisi dettagliate e periodiche sulle criticità maggiormente influenti sul territorio (es. presenza di organizzazioni terroristiche, esposizione a rischio idrogeologico, organizzazioni criminali dedite alla pirateria informatica o alla distruzione di infrastrutture fisiche, minacce specifiche a singoli asset ecc.).
È pur vero che tali dati potrebbero essere manipolati o strumentalizzati proprio per questo gli organi della cabina di regia sovranazionale WASR avranno il compito di fornire delle rigorose linee guida e un processo di standardizzazione per tutta la catena informativa dalla raccolta all’analisi dei dati. Non solo, le reportistiche e i dati forniti dovranno essere costantemente monitorati dalla Commissione e criticamente analizzati dal Comitato scientifico, il quale, laddove riscontrasse delle defezioni dovrà tempestivamente rapportare al Comitato e all’Assemblea, e suggerire procedure alternative maggiormente rispondenti a parametri di trasparenza, scientificità e verificabilità.
D’altra pare però, per garantire un doppio controllo, anche i Dipartimenti Nazionali avranno facoltà di segnalare anomalie o esigenze specifiche alla Commissione, nei casi in cui le misure adottate non siano adeguatamente rispondenti ai bisogni del territorio. La Commissione, in tali casi, dovrà segnalare tempestivamente all’Assemblea e insieme a questa e al Comitato scientifico dovrà individuare senza indugio le soluzioni ottimali per lo Stato interessato, pur nel rispetto dei principi e della comunità globale.
Un approccio siffatto consentirebbe una maggiore rispondenza ai bisogni dei territori ma altresì un rigoroso controllo ed equilibrio tra tutti i componenti del sistema generando una sinergia positiva ed efficiente in cui ciascuno stato potrà avvalersi dei maggiori esperti mondiali, di un partenariato strategico e non da ultimo del supporto della comunità internazionale in caso di calamità e incidenti securitari.
Il modello MindShield rappresenta un approccio innovativo alla cooperazione internazionale per la sicurezza delle infrastrutture critiche, superando i limiti della frammentarietà attuale attraverso una struttura sovranazionale coordinata. La proposta WASR offre un framework completo per il monitoraggio, la prevenzione e la gestione delle crisi a livello globale.
Per approfondire il tema, invitiamo a scaricare il white paper completo della Dottoressa Livia Cimpoia: “MindShield” – un nuovo paradigma di sicurezza integrata per infrastrutture critiche”.
Nel prossimo articolo scopriremo come il paradigma MindShield si traduce in applicazioni concrete per la protezione di asset strategici e l’analisi di scenari reali di implementazione del modello. Infine vedremo quali sono le sfide e le limitazioni nell’implementazione del modello e i possibili sviluppi futuri.
Note:
[1] Cfr. termine forum shopping vocabolario Treccani – URL
[2] In tal senso si rimanda anche a Balsamo, A. e Mattarella, A. (2021). CRIMINALITÀ ORGANIZZATA: LE NUOVE PROSPETTIVE DELLA NORMATIVA EUROPEA. in Sist. pen. (SP) (3/2021). URL , nel quale a pagina 59, si ribadisce quanto sopra, sostenendo: “(…) Inoltre, si tratta di un bene di cui tutti siamo fruitori, rispetto al quale nessun paese può vantare una titolarità esclusiva; si deve infatti considerare che i disastri naturali, come i cambiamenti climatici, superano ogni confine nazionale.
Può dirsi, in tal senso, che i reati ambientali sono i crimini transnazionali per eccellenza, i cui effetti si estendono a vaste macro-aree del pianeta. Se la prima affermazione impone di anticipare la soglia di punibilità in ottica prevenzionistica e di comminare pene severissime per ottenere un reale effetto deterrente, la seconda evidenzia l’importanza di prevedere una tutela uniforme nei diversi ordinamenti, per evitare forme di law shopping da parte di gruppi criminali o imprese in grado di contabilizzare i costi legati ai rischi penali prescegliendo quelle “zone franche” in cui le violazioni ambientali sono meno severamente punite.(…)”;
[3] Tradotto dall’inglese come Alleanza Mondiale per la Sicurezza e Resilienza
[4] Basti pensare ad esempio alla unione monetaria o all’abolizione dei dazi doganali e dei controlli transfrontalieri all’interno dell’UE o dell’area Schengen. Non è quindi difficile ipotizzare che un qualunque Stato potrebbe essere invogliato a raggiungere alcuni obiettivi in termini di sicurezza infrastrutturale qualora in cambio potesse avvantaggiarsi di alcuni benefici per i propri cittadini, ad esempio la possibilità di viaggiare “esenvisto” per gli spostamenti brevi, o la garanzia di essere coperti da un fondo per le calamità naturali coperto dagli Stati aderenti. Un tale approccio, peraltro, potrebbe avere molta più attrattiva se d’altra parte venissero adottati dei limiti più stringenti per i Paesi non aderenti o che non raggiungono gli standard minimi di sicurezza.
[5] Nel declinare gli ambiti scientifici ci si è nuovamente rifatti al catalogo delle infrastrutture critiche così come tipizzato dal Ministero dell’Interno italiano, e di cui si è già dato conto in precedenza limitandoci solamente ad accorpare gli ambiti acqua ed alimenti per ragioni di sistematicità, cfr. infra 2.1 pagina 5 del presente elaborato ed elenco Ministero Dell’Interno italiano (2008). Approfondimento – Le infrastrutture critiche [richiamato: 27.12.2023].;
[6] Cfr. art. 118 co. 1 Costituzione italiana;
[7] In inglese Homeland Department for Security and Resilience (HDSR);

Laureata in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Milano, si è specializzata con il massimo dei voti in Scienze Forensi presso l'Università La Sapienza di Roma, con focus su sicurezza globale, infrastrutture critiche e crimini contro categorie vulnerabili.
Ha acquisito esperienza nella pubblica amministrazione attraverso il Servizio Civile Nazionale e lavorando per diverse amministrazioni pubbliche, occupandosi di contabilità pubblica, servizi sociali e servizio pubblico nei Ministeri degli Interni e della Giustizia.
Attualmente è funzionaria presso il Ministero della Giustizia, in servizio al Tribunale di Milano - XII Sezione Civile, dove si occupa di diritto dell'immigrazione, protezione internazionale e diritto di soggiorno.
Ha partecipato a formazioni di eccellenza organizzate dalla Scuola Nazionale della Magistratura, dal Ministero della Giustizia e dall'Agenzia Europea per l'Asilo (EUAA), acquisendo competenze nella valutazione delle domande di Protezione Internazionale e nella produzione di Report COI.
In conclusione del tirocinio forense, mentre si prepara a conseguire il titolo di avvocato, sta perseguendo una seconda laurea magistrale in psicologia del lavoro e delle organizzazioni.

