Dispositivo Apple AirTag utilizzato per stalking e tracciamento non consensuale con smartphone

AirTag e stalking: come dispositivi di tracking diventano armi per molestatori

L’introduzione dell’Apple AirTag nel 2021, concepito come un innovativo localizzatore di oggetti personali che sfrutta la vasta rete “Dov’è” (Find My) di Apple, ha rapidamente rivelato un duplice potenziale. Se da un lato facilita il ritrovamento di beni smarriti come chiavi o bagagli, le sue caratteristiche intrinseche – dimensioni compatte, costo contenuto e capacità di tracciamento preciso – lo hanno trasformato in un potenziale strumento per il tracciamento non consensuale e lo stalking.

Questa evoluzione ha sollevato significative preoccupazioni globali in materia di privacy e sicurezza informatica. Il presente elaborato si propone di analizzare in profondità le vulnerabilità tecniche degli AirTag che ne consentono l’abuso per scopi di stalking, esaminando l’efficacia delle contromisure implementate da Apple, le tecniche di elusione utilizzate dai molestatori, le implicazioni più ampie per la sicurezza informatica, il quadro normativo e giurisprudenziale italiano in materia di tracciamento illecito, e le strategie di rilevamento e mitigazione per gli esperti del settore.

Architettura e principi operativi degli AirTag

Gli AirTag sono dispositivi progettati con un’architettura che integra diverse tecnologie per consentire una localizzazione efficiente. Si presentano come dischi compatti, con un diametro di 31,9 mm, uno spessore di 8 mm e un peso di soli 11 grammi. Il loro design è minimalista, con il logo Apple su un lato e una superficie liscia sull’altro. Sono alimentati da una batteria a bottone CR2032 sostituibile dall’utente, che garantisce un’autonomia fino a un anno. La certificazione IP67 ne attesta la resistenza a schizzi, acqua e polvere, rendendoli idonei all’uso quotidiano in diverse condizioni ambientali.

Per la connettività, l’AirTag sfrutta il Bluetooth Low Energy (BLE) per la localizzazione di prossimità. Un chip U1, progettato da Apple, abilita la tecnologia Ultra Wideband (UWB), che permette la funzione “Posizione precisa” (Precision Finding) su iPhone 11 e modelli successivi, fornendo indicazioni esatte di distanza e direzione. La tecnologia NFC (Near Field Communication) è impiegata per la modalità Smarrito: toccando un AirTag con uno smartphone compatibile, è possibile visualizzare le informazioni di contatto del proprietario, qualora siano state impostate. Un altoparlante integrato consente all’AirTag di emettere un suono, facilitandone il ritrovamento nelle vicinanze.

La capacità di localizzazione degli AirTag si basa sulla vasta rete “Dov’è” di Apple, che comprende centinaia di milioni di dispositivi Apple attivi (iPhone, iPad, Mac) in tutto il mondo. L’AirTag emette un segnale Bluetooth sicuro che viene rilevato da questi dispositivi nelle vicinanze. I dispositivi rilevatori, a loro volta, inviano la posizione dell’AirTag a iCloud in modo anonimo e crittografato. Questo processo garantisce che solo il proprietario dell’AirTag possa visualizzarne la posizione sulla mappa nell’app Dov’è. L’intero meccanismo è progettato per essere anonimo ed efficiente, con la promessa che i dati di localizzazione e la cronologia non vengano mai memorizzati sull’AirTag stesso.

Apple ha integrato diverse funzionalità per scoraggiare il tracciamento indesiderato. Gli AirTag utilizzano identificatori Bluetooth casuali che cambiano frequentemente, con l’obiettivo di prevenire il tracciamento persistente dei movimenti di una persona. Inoltre, se un AirTag sconosciuto (non associato all’ID Apple dell’utente) si sposta con un utente per un periodo prolungato, l’iPhone dell’utente riceve un avviso con il messaggio “AirTag rilevato in movimento con te”. Questo avviso si attiva specificamente quando l’AirTag è separato dal suo proprietario registrato. A completamento di queste misure, dopo un certo periodo di tempo (inizialmente 3 giorni, poi ridotto a 8-24 ore in base al movimento), un AirTag separato dal suo proprietario emette automaticamente un suono per avvisare chiunque nelle vicinanze della sua presenza.

Nonostante le dichiarazioni di Apple riguardo l’integrazione di funzionalità di privacy e sicurezza fin dalla progettazione dell’AirTag , l’architettura stessa che consente un tracciamento efficace degli oggetti smarriti – ovvero la dipendenza dalla rete “Dov’è” e la capacità di operare in modo discreto – crea intrinsecamente un vettore di rischio per il tracciamento non consensuale.

Le contromisure, come le notifiche e i suoni, appaiono come tentativi di mitigare questo rischio a posteriori rispetto alla funzionalità di tracciamento intrinseca, piuttosto che prevenirla alla radice. Questo solleva la questione se il design fondamentale del prodotto sia intrinsecamente compatibile con la prevenzione assoluta dello stalking, o se le misure anti-stalking siano sempre un “patch” a un problema di design di base. La crittografia e l’anonimizzazione dei dati di localizzazione rappresentano un aspetto lodevole della “privacy by design” di Apple, ma questa non si estende completamente alla prevenzione dell’abuso fisico del dispositivo. La facilità di occultamento e la dipendenza da alert software per la rilevazione creano una finestra di vulnerabilità significativa.

L’AirTag come strumento di stalking: abuso e limiti delle protezioni

Nonostante le funzionalità di sicurezza integrate, l’AirTag è stato ampiamente documentato come strumento di stalking, evidenziando le lacune nelle protezioni attuali. Fin dal suo lancio, gli AirTag sono stati associati a un incremento delle segnalazioni di stalking e molestie, con una prevalenza di casi perpetrati da ex partner. Un’analisi approfondita di 150 rapporti di polizia, condotta nell’arco di otto mesi, ha rivelato che meno della metà di tali segnalazioni riguardava furti, mentre la maggior parte descriveva in dettaglio molestie o stalking di donne tramite l’uso di AirTag. In 50 di questi casi, le vittime hanno ricevuto notifiche anti-tracciamento sui loro iPhone, mentre in altre circostanze hanno scoperto AirTag nascosti nei propri veicoli o ne hanno udito il segnale acustico.

La gravità del problema è stata ulteriormente sottolineata da una causa collettiva intentata negli Stati Uniti da oltre trenta vittime, le quali accusano Apple di negligenza per aver reso gli AirTag “una delle tecnologie più pericolose e inquietanti” per il tracciamento in tempo reale. Apple, dal canto suo, ha risposto condannando fermamente qualsiasi uso illecito dei propri prodotti e affermando di collaborare attivamente con le forze dell’ordine per contrastare tali abusi.

Apple ha introdotto e migliorato le funzionalità anti-stalking, inclusi avvisi e segnali acustici. L’azienda ha anche aggiornato il processo di configurazione degli AirTag per includere avvisi chiari sull’illegalità del tracciamento non consensuale. Tuttavia, numerosi studi e rapporti indicano che l’efficacia di queste misure è limitata. Una ricerca del CISPA Helmholtz Center ha rilevato che le notifiche di tracciamento indesiderato sono “significativamente più affidabili e tempestive su iOS rispetto ad Android”. Questo divario crea una vulnerabilità sistemica.

Gli stalker potrebbero scegliere vittime con dispositivi Android, sapendo che saranno meno protette da avvisi automatici e tempestivi, o che dovranno compiere azioni manuali per rilevare la minaccia. La sicurezza non può essere garantita in un ecosistema frammentato. Sebbene la collaborazione tra Apple e Google per una specifica di settore per avvisi sui tracker sconosciuti sia un passo positivo, la sua implementazione universale e l’efficacia su tutti i dispositivi rimangono sfide critiche per garantire una protezione equa per tutti gli utenti.

Inoltre, molti partecipanti agli studi hanno “ignorato completamente l’avviso discreto” fornito dalla notifica, e l’interfaccia utente dell’app Dov’è è stata giudicata “confusa”, rendendo più difficile la localizzazione del tracker. Gli avvisi acustici, un’altra contromisura, si attivano solo dopo un certo periodo di separazione dal proprietario (generalmente 8-24 ore, ma anche 3 giorni in alcuni contesti ) e solo se il dispositivo è in movimento. Questo ritardo può essere insufficiente in ambienti rumorosi o permettere allo stalker di raccogliere informazioni critiche prima che la vittima sia allertata.

La persistenza dei casi di stalking è in parte dovuta alla facilità con cui le protezioni degli AirTag possono essere eluse. Una delle tecniche più semplici e diffuse è la rimozione fisica dell’altoparlante. L’eliminazione dell’allarme acustico rende la vittima dipendente esclusivamente dalle notifiche software, che, come detto, possono essere ritardate o ignorate. È inoltre possibile manipolare l’URL NFC modificando il firmware dell’AirTag per alterare il link che viene visualizzato quando il dispositivo viene toccato da uno smartphone.

Un attaccante può così reindirizzare la vittima a un link malevolo (ad esempio, una pagina iCloud contraffatta) per esfiltrare credenziali tramite keylogger o iniettare malware. Questa tecnica sfrutta la fiducia dell’utente nel processo di identificazione dell’AirTag smarrito. La clonazione di un AirTag implica l’estrazione e la riprogrammazione del suo firmware, consentendo una personalizzazione quasi completa del dispositivo.

Questo può permettere di resettare AirTag rubati con un nuovo numero di serie, bypassare le funzionalità della “modalità smarrito” e, più preoccupante, eliminare le notifiche di tracciamento indesiderate modificando il codice del chip nRF. Questa capacità rende l’AirTag “completamente stealth” e una minaccia molto più pericolosa per lo stalking. Le contromisure di Apple, in particolare le notifiche e gli avvisi acustici, sono soggette a ritardi e possono essere eluse. Questo crea una “finestra di opportunità” significativa per lo stalker. Anche se un AirTag non modificato alla fine emette un suono o genera una notifica, il tempo intercorso può essere sufficiente per un molestatore per raccogliere informazioni critiche sui movimenti della vittima, stabilire routine o persino preparare un attacco fisico.

Un ritardo di ore o giorni può compromettere gravemente la sicurezza della vittima, permettendo allo stalker di acquisire dati sufficienti per pianificare ulteriori azioni, anche prima che la vittima sia consapevole del tracciamento. Questo evidenzia una lacuna nella filosofia di “sicurezza proattiva”.

Implicazioni di sicurezza informatica oltre lo stalking personale

Le vulnerabilità degli AirTag si estendono oltre il mero tracciamento personale, presentando rischi significativi per la sicurezza informatica in contesti più ampi. È stata scoperta una vulnerabilità di tipo Cross-Site Scripting (XSS) negli AirTag, la quale può essere sfruttata per veicolare malware, sottrarre credenziali e rubare token. Un attaccante può sfruttare questa falla per reindirizzare le vittime a una pagina iCloud contraffatta, da cui un keylogger installato potrebbe esfiltrare le credenziali. La vulnerabilità si manifesta anche quando l’AirTag è in “Lost Mode”, consentendo l’esecuzione di vari attacchi basati sul web. Un aspetto critico è che molti utenti non sono consapevoli che l’accesso alla pagina https://found.apple.com non richiede autenticazione, rendendoli particolarmente suscettibili a questa forma di ingegneria sociale.

Ulteriori attacchi di iniezione possono avvenire anche tramite l’app Dov’è, utilizzata per scansionare dispositivi di terze parti che supportano la modalità smarrito. Oltre all’XSS, la manipolazione dell’URL NFC può indirizzare gli utenti a siti malevoli, compromettendo ulteriormente i dati personali o l’account dell’utente. Queste vulnerabilità dimostrano che un dispositivo fisico, apparentemente innocuo, può diventare un punto di ingresso per attacchi cyber sofisticati. Si crea così un ponte tra il mondo fisico dello stalking e quello digitale della compromissione dei dati. Un attaccante non solo può seguire la vittima, ma può anche tentare di rubare le sue credenziali o installare malware.

Per gli esperti di sicurezza, ciò significa che l’analisi delle minacce legate ai dispositivi di tracciamento deve estendersi oltre la mera geolocalizzazione. È fondamentale considerare gli AirTag come potenziali vettori per attacchi di phishing, malware e furto di identità, richiedendo un approccio olistico alla difesa che integri sicurezza fisica e cyber.

Sebbene Apple affermi che i dati di localizzazione siano crittografati end-to-end e non accessibili da Apple stessa, né memorizzati sull’AirTag , la natura stessa del tracciamento onnipresente solleva questioni fondamentali sulla raccolta e aggregazione di grandi volumi di dati di movimento. Anche se inizialmente anonimizzati, questi dati aggregati potrebbero essere potenzialmente de-anonimizzati tramite tecniche avanzate, portando a violazioni della privacy su larga scala. Un dispositivo Apple infetto può essere trasformato in un “AirTag di grandi dimensioni” rintracciabile tramite la rete Dov’è.

Questa capacità suggerisce che gli AirTag, o più ampiamente la rete su cui si basano, potrebbero essere sfruttati in scenari di spionaggio o attacchi persistenti avanzati (APT) per monitorare posizioni sensibili o individui di alto profilo. Gli AirTag, in quanto parte dell’Internet of Things (IoT), sono inoltre soggetti a rischi più ampi associati a questi dispositivi: la mancanza di crittografia predefinita, ecosistemi insicuri, problemi di autenticazione, attacchi Distributed Denial of Service (DDoS), furto di dispositivi, exploit del firmware e vulnerabilità software. Molti dispositivi IoT sono prodotti rapidamente e a basso costo, rendendoli vulnerabili, e la sicurezza può essere trascurata a favore della funzionalità o del design.

A differenza dei tracker GPS professionali, gli AirTag non offrono un tracciamento continuo in tempo reale, affidandosi alla densità di dispositivi Apple nelle vicinanze per aggiornare la loro posizione. Questo li rende meno affidabili per la gestione di asset commerciali o il tracciamento di veicoli in movimento rapido o in aree rurali, dove la copertura della rete “Dov’è” potrebbe essere limitata. I tracker GPS professionali sono spesso più difficili da rilevare e disabilitare, offrono funzionalità avanzate come il geofencing, avvisi di manomissione e integrazione con sistemi di gestione della flotta, e presentano una maggiore resistenza ambientale.

Mentre l’attenzione è spesso sul tracciamento personale, gli AirTag possono rappresentare un rischio significativo anche per la sicurezza aziendale. Se un AirTag viene nascosto in attrezzature aziendali, veicoli o persino su dipendenti, può fornire a un attore malevolo dati di localizzazione critici sull’infrastruttura o sulle operazioni. A differenza dei sistemi GPS professionali, gli AirTag non sono progettati per la sicurezza aziendale, mancano di funzionalità di monitoraggio in tempo reale, avvisi di manomissione e integrazione con sistemi di gestione.

Questo li rende un “punto cieco” per i team di sicurezza aziendale, che potrebbero non avere gli strumenti o i protocolli per rilevarli o mitigarli efficacemente. Le organizzazioni devono estendere le loro politiche di sicurezza e i loro programmi di valutazione del rischio per includere i dispositivi di tracciamento consumer. Ciò implica la necessità di procedure di ispezione fisica, l’educazione dei dipendenti sui rischi e, potenzialmente, l’implementazione di soluzioni di rilevamento dedicate per proteggere asset e informazioni sensibili da minacce veicolate da tracker economici e facilmente occultabili.

Quadro normativo e giurisprudenziale italiano sul tracciamento illecito

Il contesto legale italiano offre strumenti per affrontare il tracciamento illecito, sebbene l’adattamento alle nuove tecnologie digitali presenti sfide. Diversi articoli del Codice Penale italiano sono rilevanti in caso di tracciamento non consensuale. L’Art. 612-bis c.p. (Atti persecutori – Stalking) si configura quando la condotta molesta è reiterata o vessatoria, causando nella vittima un grave e perdurante stato di ansia o paura, un fondato timore per la propria incolumità o quella di un prossimo congiunto, o costringendola ad alterare le proprie abitudini di vita. L’uso di dispositivi di tracciamento come gli AirTag rientra pienamente in questa fattispecie se la condotta è reiterata e produce tali effetti.

La pena prevista va da 6 mesi a 5 anni. L’Art. 615-bis c.p. (Interferenze illecite nella vita privata) punisce chi si procura indebitamente notizie o immagini della vita privata svolgentesi nei luoghi di privata dimora. Tuttavia, la giurisprudenza italiana ha stabilito che l’abitacolo di un’autovettura non è generalmente considerato un luogo di privata dimora. Una sentenza del Tribunale di Arezzo (Febbraio 2021) e successive pronunce della Cassazione (es. n. 3446 del 29 gennaio 2024) hanno stabilito che l’installazione di un GPS in un’auto, anche senza consenso, non integra il reato di interferenze illecite nella vita privata se il dispositivo non è idoneo a catturare riprese visive o sonore.

La mera localizzazione è assimilata al “pedinamento”, che di per sé non è reato se non reiterato e vessatorio. Infine, l’Art. 660 c.p. (Molestie) punisce chi, in luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o altro biasimevole motivo, reca molestia o disturbo a una persona. L’uso di un AirTag, sebbene non esplicitamente menzionato, potrebbe rientrare in questa fattispecie se la condotta di tracciamento causa disturbo.

La giurisprudenza italiana, in particolare le sentenze della Cassazione, tende ad assimilare l’uso di un localizzatore GPS al “pedinamento”, che di per sé non è un reato se non reiterato e vessatorio. Questo crea una zona grigia in cui il tracciamento passivo della posizione, senza intercettazione di comunicazioni o violazione di “privata dimora”, potrebbe non essere penalmente rilevante in assenza di altri elementi costitutivi del reato di stalking.

Tuttavia, la natura discreta e pervasiva degli AirTag rende molto più facile per un molestatore superare la soglia del “pedinamento lecito” e ricadere nella fattispecie dello stalking, anche senza contatto diretto. La semplice consapevolezza di essere tracciati, indotta dalle notifiche di Apple, può generare lo stato di ansia e paura richiesto per il reato di stalking.

Per gli esperti legali e le forze dell’ordine, è cruciale non fermarsi alla mera assenza di intercettazioni audio/video. L’analisi forense e la raccolta di prove devono concentrarsi sulla reiterazione della condotta di tracciamento e sull’impatto psicologico sulla vittima, che può essere generato dalla sola consapevolezza del monitoraggio, anche se il dispositivo non è “illecito” in sé. La tecnologia, in questo caso, amplifica la capacità di molestia anche con un’azione apparentemente “passiva”.

Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR – Reg. UE 2016/679) è la normativa chiave per la protezione dei dati personali. I principi di privacy by design e privacy by default (Art. 25 GDPR) impongono che la protezione dei dati sia integrata fin dalla progettazione dei sistemi e che le impostazioni predefinite garantiscano il massimo livello di privacy.

Per trattamenti di dati ad alto rischio, come la geolocalizzazione, è obbligatoria una Valutazione d’Impatto sulla Protezione dei Dati (DPIA – Art. 35 GDPR), che deve includere una descrizione sistematica del trattamento, la valutazione della proporzionalità e necessità, l’analisi dei rischi per gli interessati e le misure previste per affrontarli. È inoltre fondamentale fornire un’informativa chiara e trasparente agli interessati (Art. 13 GDPR) e, in molti casi, ottenere il loro consenso esplicito per il trattamento dei dati di localizzazione. I dati raccolti devono essere pertinenti, limitati a quanto necessario per le finalità del trattamento e conservati solo per il tempo strettamente indispensabile (principio di minimizzazione dei dati).

Il Garante per la Protezione dei Dati Personali (GPDP) ha emesso provvedimenti e vademecum relativi all’uso di dispositivi di localizzazione, in particolare nel contesto lavorativo (controllo a distanza dei dipendenti) e per i fitness tracker. Questi sottolineano la necessità di accordi sindacali o autorizzazioni dell’Ispettorato del Lavoro per il monitoraggio dei dipendenti, l’obbligo di informare chiaramente gli interessati (ad esempio, tramite vetrofanie sui veicoli aziendali) e l’importanza di configurare i sistemi in ottica di privacy by design per minimizzare i dati trattati. Dalle fonti fornite, tuttavia, non emerge una specifica “posizione ufficiale” o “linea guida” del Garante Privacy italiano direttamente sugli AirTag per il tracciamento non consensuale di persone.

Nonostante la crescente diffusione degli AirTag e i casi documentati di stalking, le fonti non rivelano linee specifiche del Garante Privacy italiano direttamente rivolte all’uso non consensuale di questi dispositivi consumer. Le linee guida esistenti si concentrano principalmente sul contesto lavorativo o sui fitness tracker. Questa lacuna potrebbe indicare una sfida nell’adattare la normativa esistente a tecnologie emergenti usate per scopi malevoli, o una fiducia implicita nelle contromisure dei produttori.

L’assenza di una posizione chiara e specifica da parte dell’autorità garante potrebbe creare incertezza legale e ostacolare l’azione preventiva e repressiva. È auspicabile che il Garante Privacy emetta direttive esplicite sull’uso e l’abuso dei tracker consumer come gli AirTag, fornendo chiarezza su obblighi, diritti e sanzioni, in linea con i principi del GDPR e con l’obiettivo di tutelare la privacy e la sicurezza dei cittadini.

Strategie di rilevamento e mitigazione per esperti di sicurezza

La mitigazione del rischio di stalking tramite AirTag richiede un approccio su più livelli, che coinvolge sia gli utenti finali che gli specialisti della sicurezza informatica. Gli utenti iPhone devono assicurarsi che i Servizi di Localizzazione, “Trova il mio iPhone” e “Luoghi Frequenti” siano attivi, e che il Bluetooth sia abilitato per ricevere le notifiche di tracciamento indesiderato. È altresì necessario abilitare le “Notifiche di tracciamento” nelle impostazioni.

Data la piccola dimensione degli AirTag e la facilità con cui possono essere nascosti, è fondamentale ispezionare regolarmente borse, zaini, veicoli (sotto i sedili, nei vani, dietro le targhe, nei passaruota) e altri effetti personali. Se si riceve un avviso (“AirTag rilevato in movimento con te”), è consigliabile far suonare l’AirTag tramite l’app Dov’è e, se possibile, utilizzare la “Posizione precisa” per individuarlo. Una volta trovato, l’AirTag può essere disabilitato rimuovendo la batteria. È cruciale documentare il numero di serie prima della disabilitazione, poiché Apple può fornire dettagli dell’account abbinato alle forze dell’ordine in risposta a un mandato o richiesta valida.

Apple ha rilasciato un’app per Android, “Tracker Detect”, che consente agli utenti di scansionare manualmente la presenza di AirTag sconosciuti nelle vicinanze. Tuttavia, questa app non fornisce avvisi automatici in background e richiede una scansione manuale, limitandone l’utilità. I dispositivi Android 6.0 e successivi hanno funzionalità integrate per rilevare tracker sconosciuti, inclusi gli AirTag, e possono emettere un suono per localizzarli. Esistono anche app di terze parti per Android, come AirGuard, che possono rilevare la maggior parte dei tracker smart.

Anche i concorrenti di Apple, come Tile, hanno introdotto funzionalità di rilevamento (es. “Scan and Secure” nell’app Tile), sebbene con diverse limitazioni. Mentre Apple ha implementato avvisi automatici per iOS, gli utenti Android sono spesso svantaggiati, dovendo ricorrere a scansioni manuali con app meno efficaci. Questa asimmetria pone un onere significativo sulla vittima, che deve essere proattiva, informata e tecnicamente capace per rilevare un AirTag. La “protezione” diventa una responsabilità dell’utente piuttosto che una caratteristica intrinseca e universale del sistema. Questa situazione evidenzia la necessità di standard industriali più robusti e di soluzioni di rilevamento native e universali che non dipendano dal sistema operativo del dispositivo della vittima.

Per la ricerca di tracker Bluetooth nascosti, specialmente quelli con altoparlante rimosso , gli esperti possono impiegare rilevatori di segnali RF (Radio Frequenza) o “bug detectors”. Questi strumenti possono identificare le emissioni Bluetooth degli AirTag, anche se non emettono suoni. I rilevatori di campo magnetico, come quelli integrati in app come Detectify , possono aiutare a individuare dispositivi elettronici nascosti. I localizzatori GPS professionali sono un’alternativa più robusta agli AirTag per il tracciamento legittimo, ma la loro rilevabilità è una preoccupazione per gli stalker che li usano.

La natura crittografata della rete Dov’è e il fatto che i dati di localizzazione non siano memorizzati sull’AirTag stesso pongono sfide significative all’analisi forense. La randomizzazione degli indirizzi MAC Bluetooth (che cambiano ogni 24 ore) complica l’identificazione del momento esatto in cui un tracker è stato piazzato.

Gli investigatori forensi possono tentare di ottenere dati di localizzazione dagli “Unified Logs” di dispositivi iOS che hanno rilevato l’AirTag. Tuttavia, informazioni utili come posizioni e timestamp sono spesso redatte in questi log, rendendoli meno utili. L’accesso al “Keychain” di un dispositivo iOS e l’uso di strumenti come ArtEx possono consentire la decrittografia di file .record contenenti informazioni sui tracker indesiderati, inclusi indirizzi MAC randomizzati, orari di trigger delle notifiche e dati di localizzazione.

La randomizzazione degli indirizzi MAC Bluetooth e la crittografia end-to-end sono state implementate per la privacy, ma paradossalmente complicano l’analisi forense in caso di abuso. La volatilità dei dati e la mancanza di un log di localizzazione diretto sull’AirTag rendono difficile per gli investigatori ricostruire un percorso di tracciamento completo e identificare il momento esatto in cui il dispositivo è stato piazzato.

La dipendenza da dati presenti sui dispositivi iOS delle vittime (Unified Logs, Keychain) significa che la disponibilità e l’integrità di tali dati sono cruciali per il successo investigativo. Le tecniche di analisi forense per gli AirTag richiedono competenze specialistiche e strumenti avanzati per superare le barriere di privacy integrate. Le forze dell’ordine e i professionisti della digital forensics devono investire in formazione e strumenti specifici per estrarre e interpretare i dati rilevanti, collaborando strettamente con i produttori per ottenere le informazioni necessarie nel rispetto della legge.

Apple ha dichiarato di collaborare attivamente con le forze dell’ordine nelle indagini sui casi di abuso degli AirTag. Ogni AirTag ha un numero di serie unico ed è associato a un Apple ID. Apple può fornire i dettagli dell’account abbinato in risposta a un mandato di comparizione o a una richiesta valida da parte delle forze dell’ordine. Le vittime sono incoraggiate a contattare le autorità locali e fornire l’AirTag trovato o il suo numero di serie come prova.

Considerazioni etiche e raccomandazioni future

L’AirTag, come molte tecnologie innovative, incarna un profondo dilemma etico tra la comodità e l’utilità che offre e il potenziale di invasione della privacy e di abuso. La stessa tecnologia che offre tranquillità ai proprietari di oggetti smarriti può diventare uno strumento di sorveglianza non consensuale nelle mani sbagliate. La raccolta di dati di localizzazione solleva questioni complesse sul consenso informato, specialmente quando i termini e le condizioni d’uso sono lunghi e complessi, spesso ignorati dagli utenti.

Per le popolazioni vulnerabili, come minori e vittime di abusi, i rischi associati al tracciamento sono amplificati. La questione di chi possiede i dati di localizzazione e chi li controlla, anche dopo il consenso iniziale, rimane ambigua, sollevando preoccupazioni sull’uso futuro di tali informazioni. Il dilemma tra utilità e privacy non è solo un problema tecnico o legale, ma un “trade-off” etico che coinvolge produttori, legislatori e utenti.

I produttori hanno la responsabilità di progettare in modo etico (privacy by design), i legislatori di creare un quadro normativo chiaro e applicabile, e gli utenti di essere consapevoli e responsabili nell’uso e nella gestione delle proprie informazioni. L’attuale situazione mostra che questa responsabilità condivisa non è ancora pienamente realizzata, con lacune che gli stalker possono sfruttare.

I produttori di dispositivi IoT e tracker hanno la responsabilità etica di integrare la sicurezza e la privacy fin dalle prime fasi di progettazione. Questo approccio va oltre la semplice conformità normativa e include la previsione di usi impropri. È eticamente imperativo che i produttori forniscano informazioni chiare e comprensibili sulle modalità di raccolta, utilizzo e condivisione dei dati di localizzazione. La risposta di Apple alle preoccupazioni, attraverso aggiornamenti software, avvisi e collaborazione con le forze dell’ordine, è un passo nella giusta direzione, ma la persistenza degli abusi suggerisce che le misure attuali non sono sufficienti per mitigare completamente il rischio.

Per affrontare efficacemente le sfide poste dagli AirTag e da dispositivi simili, sono necessarie diverse azioni future. La collaborazione tra Apple e Google per una specifica di settore per gli avvisi sui tracker sconosciuti è un modello da seguire. La standardizzazione delle funzionalità anti-stalking tra diversi ecosistemi (Apple, Android, Tile, Samsung) è cruciale per una protezione universale, garantendo che nessun utente sia lasciato indietro a causa della piattaforma scelta. Le notifiche dovrebbero essere più chiare, urgenti e difficili da ignorare, con una user experience (UX) guidata per la localizzazione e disattivazione del tracker. La tempestività degli avvisi è fondamentale per ridurre la “finestra di opportunità” per gli stalker.

Gli utenti dovrebbero avere un controllo granulare sui propri dati di localizzazione, con opzioni di opt-out facilmente accessibili e comprensibili. Questo include la capacità di visualizzare e gestire la cronologia di tracciamento e di revocare il consenso in modo semplice. Campagne di sensibilizzazione pubbliche, supportate da istituzioni educative e aziende, sono necessarie per informare gli utenti sui rischi del tracciamento non consensuale e sulle misure di protezione disponibili. La rapidità con cui tecnologie come gli AirTag vengono adottate e poi abusate supera spesso la capacità di legislatori e autorità garanti di rispondere con normative specifiche e tempestive.

Questo crea un divario temporale in cui le minacce evolvono più velocemente delle contromisure etiche e legali. L’etica della progettazione e dell’uso della tecnologia deve diventare più “agile”, anticipando i potenziali abusi e integrando meccanismi di feedback rapidi per adattare le protezioni. Gli esperti di cybersecurity hanno un ruolo cruciale nel colmare questo divario, non solo identificando le vulnerabilità, ma anche partecipando attivamente al dibattito etico e alla formulazione di raccomandazioni politiche. La ricerca proattiva su nuove tecniche di abuso e la proposta di soluzioni innovative sono essenziali per garantire che l’innovazione tecnologica non comprometta i diritti fondamentali alla privacy e alla sicurezza personale.

Conclusioni

Gli AirTag, sebbene progettati per scopi benigni di localizzazione di oggetti smarriti, presentano vulnerabilità intrinseche e limiti nelle loro contromisure anti-stalking che li rendono strumenti efficaci per il tracciamento non consensuale. Tecniche come la rimozione dell’altoparlante, la manipolazione dell’URL NFC e la clonazione del firmware consentono agli attaccanti di eludere le protezioni di Apple, trasformando un semplice localizzatore in una potenziale arma per lo stalking e un vettore per attacchi cyber più ampi. Il quadro normativo italiano, pur fornendo strumenti giuridici applicabili, fatica a coprire specificamente le sfumature del tracciamento digitale non consensuale, evidenziando una zona grigia legale e una disparità nella protezione offerta agli utenti di diverse piattaforme.

La lotta all’abuso delle tecnologie di tracciamento richiede un approccio olistico e multidisciplinare. È imperativo che i produttori adottino un vero approccio privacy and security by design, anticipando gli abusi e implementando contromisure più robuste e universali, che non si limitino a “patch” reattivi. I legislatori devono aggiornare le normative per affrontare le specificità delle minacce digitali emergenti, e le autorità garanti devono fornire linee guida chiare e tempestive.

Infine, gli utenti devono essere educati sui rischi e sulle strategie di auto-protezione, diventando parte attiva della propria sicurezza digitale. Solo attraverso una collaborazione sinergica e proattiva tra tecnologia, legge, etica e consapevolezza pubblica sarà possibile mitigare efficacemente il rischio che dispositivi innovativi diventino armi nelle mani dei molestatori, garantendo che la tecnologia serva al benessere e alla sicurezza degli individui.

Fonti:

Apple. (n.d.). AirTag.

Apple. (2021). AirTag – Tech Specs.

Apple. (2022, February 10). An update on AirTag and unwanted tracking. Apple Newsroom.

Apple Support. (n.d.). Cosa fare se un avviso ti informa che un AirTag, un paio di AirPods, un accessorio nella rete Dov’è o un dispositivo di localizzazione Bluetooth compatibile si muove con te.

CISPA Helmholtz Center for Information Security. (2023). AirTag-Facilitated Stalking Protection: Evaluating Unwanted Tracking Notifications and Tracker Locating Features.

Converge. (n.d.). “AirTag trovato in movimento con te”: come prevenire il tracciamento a nostra insaputa.

Courthouse News. (2024, November 18). Class thinned in Apple AirTag stalker suit.

Developers App India. (2024, June 14). The Ethical Considerations of Location Tracking in Mobile Apps.

Diaz, M. (2025, January 31). How to find out if an AirTag is tracking you and what to do about it. ZDNet.

DSU Digital Forensics. (2023, April 17). Apple AirTags.

Embrace The Red. (2021, June 28). Airtag hacks – scanning via browser, removing speaker and data exfiltration.

Forensic News. (n.d.). GPS e investigazioni: quando è possibile utilizzarlo?.

Garante Privacy. (n.d.). Fitness tracker.

Garante Privacy. (2016, May 18). Trattamento di dati personali effettuato attraverso la localizzazione di dispositivi smartphone – 18 maggio 2016.

GoCodes. (n.d.). Why You Shouldn’t Use AirTags for Commercial Asset Tracking

Google. (n.d.). Avvisi sui Tracker Sconosciuti.

Grazzini, C. (2024, May 29). Gli AirTag della Apple sotto accusa: da trova-oggetti a strumento preferito degli stalker. IRPA.

iPhoneItalia. (n.d.). AirTag violato e riprogrammato: l’hack è possibile

Kaspersky. (n.d.). Stalking con gli AirTag di Apple: come proteggersi.

Kayata, E. (2023, October 23). Apple AirTags Slow to Alert for Stalking, Researchers Say. Northeastern University.

LandAirSea. (2025, June 27). Apple AirTags Security Risks.

Osservatorio Data Protection. (n.d.). Controllo a distanza dei dipendenti: il Garante Privacy torna a sanzionare l’uso improprio dei sistemi di geolocalizzazione

PCMag. (2024, March 18). How to Protect Yourself Against AirTag and Tile Stalking.

Peer ASEE. (n.d.). Apple’s AirTag: A Security Vulnerability Discussion and Guide to Personal Safety.

PETS Symposium. (2023). AirTag-Facilitated Stalking Protection: Evaluating Unwanted Tracking Notifications and Tracker Locating Features.

Reddit. (n.d.). Can you disable the AirTag sound?.

Rivista Studio. (2022, September 5). Gli AirTag Apple sono diventati strumenti ideali per gli stalker.

SafeWise. (n.d.). Apple AirTag Review.

The Binary Hick. (2024, September 2). Where the Wild Tags Are: Other AirTag Stories.

The Truth About Forensic Science. (n.d.). AirTags and Stalking: A Deep Dive into the Forensic Science Behind Apple’s Tracking Device.

 

Condividi sui Social Network:

Ultimi Articoli

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI ICT SECURITY MAGAZINE

Una volta al mese riceverai gratuitamente la rassegna dei migliori articoli di ICT Security Magazine

Rispettiamo totalmente la tua privacy, non cederemo i tuoi dati a nessuno e, soprattutto, non ti invieremo spam o continue offerte, ma solo email di aggiornamento.
Privacy Policy