Cyber risk: dalla percezione al dato oggettivo. La sfida delle imprese italiane
Il cyber risk è oggi una priorità strategica per ogni azienda. Comprendere e misurare il rischio informatico è il primo passo per trasformarlo in un dato di business. Scopri nell’articolo come HiCompliance di HiSolution aiuta le organizzazioni a gestire la cybersecurity in modo concreto e misurabile.
Negli ultimi anni il panorama delle minacce informatiche ha subito un’accelerazione senza precedenti. Attacchi mirati, campagne di phishing sempre più sofisticate, ransomware capaci di bloccare intere filiere: la cybersecurity non è più una voce accessoria dei budget IT, ma un tema di sopravvivenza aziendale.
Eppure, nonostante l’attenzione crescente, molte organizzazioni italiane vivono una contraddizione: sono consapevoli del rischio, ma faticano a misurarlo. Spesso le discussioni sulla sicurezza si traducono in slide con elenchi di vulnerabilità, in grafici tecnici difficili da comprendere per i non addetti ai lavori, o in budget chiesti “perché serve”, senza un indicatore chiaro di ritorno per il business.
La difficoltà di parlare al management
Un punto critico rimane la comunicazione con il board. Se da un lato i CIO e i CISO conoscono bene le minacce, dall’altro faticano a tradurle in un linguaggio comprensibile per amministratori delegati, CFO e responsabili di funzione.
Il risultato? Un divario culturale che può rallentare decisioni, ridurre gli investimenti necessari o relegare la cybersecurity a “costo tecnico”, anziché a leva strategica per la resilienza aziendale.
In parallelo, normative come la NIS2 e la spinta verso la compliance a framework internazionali (ISO 27001, GDPR, DORA) rendono ancora più urgente la necessità di dimostrare, con dati oggettivi, il livello di esposizione al rischio.
Dal qualitativo al quantitativo
Oggi le aziende non possono più accontentarsi di un approccio qualitativo: “siamo abbastanza protetti” non basta. Serve invece un dato oggettivo, comparabile nel tempo e confrontabile con standard di mercato.
Solo così diventa possibile:
- dimostrare il reale livello di esposizione a partner, clienti e istituti finanziari;
- stabilire priorità d’azione e pianificare investimenti mirati;
- verificare nel tempo se le contromisure adottate stanno davvero riducendo il rischio.
La risposta: HiCompliance
In questo scenario si inserisce HiCompliance, la piattaforma sviluppata da HiSolution per rendere il cyber risk un dato di business, non un problema tecnico.
La logica è semplice ma rivoluzionaria: un indicatore unico di rischio, espresso in percentuale, aggiornato e comprensibile a tutti i livelli aziendali. A partire da un assessment completo della superficie di attacco e da verifiche sull’esposizione esterna (domini, configurazioni, vulnerabilità, dark web), HiCompliance calcola uno score oggettivo e lo accompagna a un piano di remediation guidato e prioritizzato.
Oltre lo strumento: un servizio gestito
HiCompliance non è un software da installare, ma un servizio gestito triennale:
- monitoraggio continuo della postura di sicurezza;
- audit e aggiornamenti annuali;
- supporto consulenziale dei security specialist di HiSolution;
- moduli opzionali come Incident Response Plan, Penetration Test e Domain Threat Intelligence.
Un approccio pensato per semplificare la vita al CIO e al CISO, offrendo allo stesso tempo al board un linguaggio comune per discutere di sicurezza: un numero chiaro, utile per decidere.
Un cambio di paradigma
In un’epoca in cui i dati sono la moneta del business, la cybersecurity non può più essere percepita come un comparto a sé stante. Con soluzioni come HiCompliance, le aziende hanno finalmente la possibilità di trasformare il rischio in un indicatore tangibile, comunicabile e monitorabile nel tempo.
Non si tratta solo di protezione tecnologica, ma di resilienza strategica: perché meno rischio significa più fiducia, da parte di clienti, partner e istituti finanziari.
