Facial recognition ban USA: 15 Stati limitano la sorveglianza biometrica – la resistenza americana al riconoscimento facciale
La crescente opposizione alla sorveglianza biometrica negli Stati Uniti evidenzia i rischi del facial recognition, mentre nuove tecnologie emergono per aggirare i divieti esistenti. L’articolo analizza il panorama normativo di alcuni Stati USA, con particolare attenzione a legislazioni pionieristiche come quella del Maine, che limita severamente l’uso governativo della tecnologia.
Facial recognition, sorveglianza biometrica e legislazione statale negli Stati Uniti
Nel panorama tecnologico contemporaneo, poche innovazioni generano dibattiti così accesi quanto il riconoscimento facciale. Alla fine del 2024, quindici stati americani avevano leggi che limitano l’uso della tecnologia di riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine, un numero cresciuto dai dodici del 2022. Questo crescendo legislativo riflette una consapevolezza crescente sui rischi intrinseci di questa tecnologia.
Il mosaico delle regolamentazioni statali
Il panorama normativo americano sul riconoscimento facciale si presenta come un intricato patchwork di legislazioni eterogenee. Due stati – New Hampshire e Oregon – vietano l’uso del riconoscimento facciale in combinazione con le telecamere degli agenti. Sei stati, tra cui Alabama, Illinois, Minnesota, Massachusetts, New Jersey e Vermont, hanno implementato limitazioni più rigorose, come requisiti di mandato, obblighi di notifica o restrizioni sui crimini gravi. I sette stati più progressisti – Colorado, Maryland, Maine, Montana, Utah, Virginia e Washington – hanno adottato molteplici limitazioni stringenti sull’uso poliziesco del riconoscimento facciale.
Questa evoluzione normativa non segue linee prettamente ideologiche. Stati con orientamenti politici diversi hanno trovato terreno comune nella necessità di regolamentare questa tecnologia, suggerendo che la preoccupazione per i diritti civili trascende le divisioni partitiche tradizionali.
Maine: il pioniere della protezione totale
Fra tutte le legislazioni statali, quella del Maine emerge come la più rivoluzionaria e comprensiva. Il Maine è diventato il primo stato americano a vietare completamente l’uso governativo del riconoscimento facciale, con eccezioni limitate solo per specifiche indagini criminali gravi condotte dalle forze dell’ordine.
La legge del Maine, denominata LD 1585, proibisce l’utilizzo del riconoscimento facciale in tutte le aree del governo statale, incluse le scuole pubbliche e per scopi di sorveglianza. Approvata all’unanimità da entrambe le camere del legislativo statale nel 2021, la legge rappresenta un compromesso raggiunto attraverso negoziazioni che hanno coinvolto l’ACLU del Maine, la State Police del Maine e il Dipartimento di Sicurezza Pubblica.
Le limitazioni per le forze dell’ordine sono particolarmente stringenti. Gli agenti possono richiedere ricerche di riconoscimento facciale dall’FBI e dal Bureau of Motor Vehicles statale solo quando hanno “causa probabile” per credere che una persona non identificata in un’immagine abbia commesso un crimine grave. Crucialmente, i risultati di una ricerca di riconoscimento facciale non possono da soli costituire causa probabile per arrestare o perquisire una persona.
L’ingegnoso aggiramento: l’attribute tracking
Tuttavia, l’innovazione tecnologica procede più rapidamente della regolamentazione, creando nuove sfide per i legislatori. Le forze dell’ordine hanno trovato metodi sofisticati per aggirare i divieti sul riconoscimento facciale attraverso il cosiddetto “attribute tracking”, una tecnologia che identifica e segue le persone basandosi su attributi fisici diversi dal volto.
Un esempio emblematico è Track AI, sviluppato dalla società Veritone, che utilizza caratteristiche come corporatura, genere, colore dei capelli, abbigliamento e stile di camminata per tracciare individui nei video di sorveglianza senza fare affidamento sui tratti facciali. Questo sistema, utilizzato da circa 400 clienti inclusi dipartimenti di polizia statali e locali, università e agenzie federali come il Dipartimento di Giustizia, rappresenta una nuova frontiera nella sorveglianza algoritmica.
L’attribute tracking offre alle forze dell’ordine un modo per aggirare le leggi che limitano il riconoscimento facciale, particolarmente utile in giurisdizioni come San Francisco e Oakland, California, dove esistono divieti quasi completi. Gli avvocati dell’ACLU hanno dichiarato che questa è la prima istanza che vedono di un sistema di tracciamento non biometrico utilizzato su larga scala negli Stati Uniti.
Il peso sproporzionale sui diritti delle minoranze
Una delle preoccupazioni più pressanti riguardo al riconoscimento facciale è il suo impatto discriminatorio sulle minoranze etniche, documentato da numerosi studi scientifici rigorosi. La ricerca condotta dall’Istituto Nazionale di Standard e Tecnologia (NIST) nel 2019 ha analizzato 189 algoritmi di riconoscimento facciale sottoposti da 99 sviluppatori, incluse aziende major come Microsoft, Intel e altri giganti della tecnologia e della sorveglianza.
Gli algoritmi sono risultati tra 10 e 100 volte più propensi a identificare erroneamente un volto nero o asiatico rispetto a un volto bianco, a seconda dell’algoritmo specifico e del tipo di ricerca. I nativi americani hanno mostrato il tasso più alto di falsi positivi di tutte le etnie, mentre nella maggior parte degli algoritmi le donne nere hanno dimostrato la precisione più bassa di qualsiasi altro gruppo demografico.
La ricerca pionieristica condotta da Joy Buolamwini e Timnit Gebru nel 2018 ha concluso che alcuni algoritmi di analisi facciale classificano erroneamente le donne nere quasi il 35% delle volte, mentre identificano correttamente i maschi bianchi in quasi tutti i casi.
Le conseguenze umane degli errori algoritmici
Gli errori del riconoscimento facciale non sono mere statistiche, ma hanno conseguenze concrete e devastanti sulla vita delle persone. Il caso di Robert Williams a Detroit nel 2020 illustra tragicamente questi rischi. Williams, un uomo nero, fu arrestato erroneamente basandosi su un’identificazione tramite riconoscimento facciale, nonostante non avesse commesso alcun crimine.
Come parte dell’accordo raggiunto nel giugno 2024, il Dipartimento di Polizia di Detroit ha implementato una nuova direttiva che stabilisce linee guida rigorose sull’uso del riconoscimento facciale. La tecnologia può ora essere utilizzata solo per indagini su crimini gravi, e qualsiasi traccia generata dal riconoscimento facciale deve essere corroborata da prove aggiuntive e indipendenti prima che la polizia possa effettuare un arresto o richiedere un mandato.
Williams ha ricevuto un risarcimento di $300.000 come parte dell’accordo, stabilendo un precedente importante per i casi di arresti erronei causati da tecnologie di riconoscimento facciale.
Il futuro della regolamentazione federale
Nonostante i progressi a livello statale, l’assenza di una legislazione federale comprensiva rimane una lacuna critica. Il Facial Recognition and Biometric Technology Moratorium Act, reintrodotto al Congresso, propone un divieto generale sull’uso del riconoscimento facciale da parte delle agenzie federali insieme a una vasta gamma di altre tecnologie biometriche.
Il disegno di legge, sponsorizzato da una coalizione di democratici prominenti tra cui i senatori Bernie Sanders e Elizabeth Warren, vieterebbe anche qualsiasi spesa federale per strumenti di sorveglianza biometrica e fornirebbe un diritto privato di azione per chiunque le cui informazioni personali fossero utilizzate in violazione del disegno di legge.
Tuttavia, la proposta ha faticato ad attrarre lo stesso sostegno bipartisan di altre misure di regolamentazione tecnologica, evidenziando le divisioni politiche su questa questione a livello federale.
La sfida dell’equilibrio
Il dibattito sul riconoscimento facciale riflette tensioni più ampie nella società americana tra sicurezza e privacy, tra innovazione tecnologica e diritti civili. I sostenitori della tecnologia sottolineano il suo potenziale nel risolvere crimini, identificare persone scomparse e migliorare la sicurezza pubblica. I critici avvertono che senza adeguate garanzie democratiche, la tecnologia può trasformarsi in uno strumento di sorveglianza di massa che minaccia le libertà fondamentali.
Come ha osservato Jay Stanley dell’ACLU, non esiste una legge federale globale che regoli come i dipartimenti di polizia locali adottano tecnologie come il software di tracciamento. I dipartimenti di solito hanno la libertà di provarla prima e vedere come reagiscono le loro comunità dopo il fatto.
La questione diventa ancora più complessa considerando che l’uso del riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine può perpetuare e aggravare le disparità razziali esistenti nei risultati dell’applicazione della legge.
Verso un futuro più equo
La strada verso una regolamentazione efficace del riconoscimento facciale richiede un approccio multifacettico che affronti sia le limitazioni tecniche che le implicazioni sociali più ampie. Gli stati pionieri come il Maine forniscono modelli preziosi per altri che cercano di bilanciare l’innovazione tecnologica con la protezione dei diritti civili.
Il momentum crescente a livello statale dimostra che è possibile trovare un consenso bipartisan su questa questione, suggerendo che una soluzione federale comprensiva potrebbe essere raggiungibile con la volontà politica appropriata. Tuttavia, il tempo per l’azione è limitato, poiché la tecnologia continua a evolversi e diffondersi più rapidamente delle risposte normative.
La battaglia sul riconoscimento facciale non riguarda solo una tecnologia specifica, ma tocca questioni fondamentali su che tipo di società vogliamo essere nell’era digitale. La capacità di bilanciare efficacemente sicurezza pubblica e libertà individuali determinerà se queste potenti tecnologie servono a proteggere o a controllare i cittadini americani.
Come hanno dimostrato gli stati che hanno scelto di dire “basta” alla sorveglianza facciale incontrollata, è possibile tracciare una via che protegge sia la sicurezza che i diritti. La sfida ora è estendere questo equilibrio a livello nazionale, creando un quadro normativo che possa evolvere insieme alla tecnologia mantenendo al centro i valori democratici e i diritti umani fondamentali.
