motore di ricerca per il riconoscimento facciale che scansiona e identifica volti, rappresentando la tecnologia PimEyes e le questioni di privacy e sorveglianza online

PimEyes, l’app che ti trova ovunque – Il motore di riconoscimento facciale che sfida privacy e sicurezza digitale

Nel vasto panorama digitale contemporaneo, dove ogni istante della nostra vita può essere immortalato e condiviso, una tecnologia sta ridefinendo i confini tra privacy e trasparenza: PimEyes. Questo sofisticato motore di ricerca basato sul riconoscimento facciale promette di restituire agli utenti il controllo sulla propria immagine online, ma solleva al contempo interrogativi profondi sui rischi di un utilizzo improprio.

Le origini di una tecnologia controversa

PimEyes nasce nel 2017 dall’intuizione di due ingegneri polacchi, Łukasz Kowalczyk e Denis Tatina, con l’obiettivo dichiarato di offrire agli utenti uno strumento per rintracciare l’utilizzo non autorizzato delle proprie immagini online. Il meccanismo è tanto elegante quanto inquietante: si carica una fotografia e il sistema utilizza algoritmi di intelligenza artificiale per eseguire una ricerca inversa su Internet.

La precisione del sistema ha dimostrato capacità sorprendenti durante i test condotti dal New York Times su un gruppo di giornalisti: PimEyes è riuscito a identificare fotografie di ogni persona, incluse immagini che i soggetti stessi non conoscevano, anche quando indossavano occhiali da sole o mascherine.

Il cambio di proprietà e la nuova gestione

La storia recente di PimEyes è legata indissolubilmente a Giorgi Gobronidze, un accademico georgiano di 34 anni specializzato in sicurezza internazionale che nel dicembre 2021 ha acquisito la piattaforma tramite EMEARobotics, una società registrata a Dubai. Professore presso la European University di Tbilisi e visiting lecturer presso l’International Black Sea University, Gobronidze ha un background in diritto penale internazionale e studi orientali.

Il primo incontro di Gobronidze con PimEyes risale al 2017, quando si trovava in Polonia come visiting lecturer nel programma Erasmus Mundus. Uno dei suoi studenti lo introdusse ai due creatori, definiti da Gobronidze “masterminds brillanti” ma “introversi assoluti” non interessati all’attenzione pubblica.

Accessibilità e modelli di pricing

La controversia principale attorno a PimEyes deriva dalla sua accessibilità: i piani di abbonamento partono da 29,99 dollari mensili per il piano Open Plus, che consente fino a 25 ricerche giornaliere, arrivando fino a 299,99 dollari al mese per il piano Advanced destinato agli investigatori professionali. A differenza di Clearview AI, strumento simile disponibile solo alle forze dell’ordine, PimEyes non include risultati dai social media, concentrandosi invece su articoli di cronaca, pagine di fotografia matrimoniale, siti di recensioni, blog e siti pornografici.

Le preoccupazioni per la sicurezza e la privacy

Le preoccupazioni degli esperti di privacy sono concrete e documentate. Nel novembre 2022, Big Brother Watch ha presentato un reclamo formale all’Information Commissioner’s Office britannico, sostenendo che PimEyes ha consentito “sorveglianza e stalking su una scala precedentemente inimmaginabile”. Il reclamo evidenzia che il motore di ricerca potrebbe essere utilizzato segretamente da potenziali datori di lavoro, funzionari di ammissione universitaria, abusatori domestici o stalker.

La BBC ha riportato che le preoccupazioni derivano dalla capacità del sistema di raccogliere informazioni associate alle immagini – come il testo di un blog o una foto su un sito web aziendale – permettendo a un potenziale stalker di determinare il luogo di lavoro di una persona o indicazioni sull’area in cui vive.

La problematica dei minori e le misure adottate

Una delle questioni più delicate riguarda la ricerca di immagini di minori. Secondo quanto dichiarato da Gobronidze al New York Times, PimEyes aveva già bannato più di 200 account per ricerche inappropriate di volti di bambini prima dell’implementazione di misure tecniche specifiche. Nell’ottobre 2023, PimEyes ha lanciato algoritmi di rilevamento dell’età per bloccare la ricerca di immagini di minori.

Tuttavia, il sistema presenta limitazioni significative: funziona bene per bambini sotto i 14 anni ma ha “problemi di accuratezza” con gli adolescenti, e può non riuscire a identificare i minori se non fotografati da una certa angolazione. Test condotti dal New York Times utilizzando foto delle gemelle Olsen da bambine hanno confermato queste limitazioni: il sistema ha bloccato la ricerca per una gemella che guardava direttamente la telecamera, ma ha permesso la ricerca per l’altra, fotografata di profilo.

Il quadro normativo e le sfide legali

Il quadro normativo europeo ha tentato di porre argini a queste tecnologie. L’AI Act dell’UE, entrato in vigore con le prime disposizioni il 2 febbraio 2025, vieta l’uso di sistemi AI che creano o espandono database di riconoscimento facciale attraverso la raccolta indiscriminata di immagini facciali da internet o da telecamere a circuito chiuso.

PimEyes è stata oggetto di indagini legali e cause giudiziarie in Europa e negli Stati Uniti. Oltre al reclamo di Big Brother Watch nel Regno Unito, nel dicembre 2022 l’autorità tedesca per la privacy ha aperto un procedimento contro PimEyes, e nel maggio 2023 cinque querelanti hanno intentato una causa sulla privacy in Illinois.

La strategia geografica: sede a Dubai

La scelta della sede operativa a Dubai non è casuale. Gobronidze ha registrato EMEARobotics negli Emirati Arabi Uniti, citando il basso tasso fiscale del paese. Questa strategia geografica ricorda quella di altre aziende di riconoscimento facciale: Clearview AI non ha mai avuto una sede di rappresentanza nell’Unione Europea e ha preferito uscire dal mercato comunitario limitando l’offerta dei propri servizi a paesi dove la raccolta indiscriminata di fotografie non costituisce un illecito.

La difesa dell’azienda e gli utilizzi legittimi

PimEyes sostiene di non essere legalmente responsabile per qualsiasi violazione dei termini e condizioni da parte dell’utente e per qualsiasi uso illegale dei risultati di ricerca. L’azienda nega di essere un sistema di riconoscimento facciale, definendosi “un motore di ricerca di foto” che non elabora dati biometrici.

Gobronidze ha dichiarato alla BBC che PimEyes sta negoziando con le forze dell’ordine di Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti per assistere nella lotta contro i crimini contro i minori, la tratta di esseri umani e il terrorismo.

Gli usi problematici documentati

I casi d’uso problematici documentati includono: un dirigente che utilizza PimEyes regolarmente per identificare persone che lo molestano su Twitter usando le loro foto reali ma non i loro nomi reali, e un altro utente che ha utilizzato lo strumento per trovare le identità reali di attrici di film pornografici e per cercare foto esplicite dei suoi amici di Facebook.

Studenti dell’Università di Harvard hanno utilizzato PimEyes su Ray-Ban Meta per identificare il nome di qualcuno da un volto e poi hanno eseguito una ricerca su siti di ricerca di persone con quel nome per identificare informazioni personali (inclusi nomi, numeri di telefono e indirizzo di casa) in tempo reale.

La procedura di opt-out e le sue limitazioni

PimEyes offre la possibilità di opt-out per rimuovere le proprie immagini dai risultati, ma il processo presenta limitazioni significative. Per effettuare l’opt-out, gli utenti devono compilare un modulo sul sito web PimEyes, ma l’efficacia di questa procedura è stata messa in discussione da diversi casi documentati.

Il dilemma tecnologico contemporaneo

PimEyes rappresenta il perfetto paradosso tecnologico del nostro tempo: una tecnologia sviluppata ostensibilmente per proteggere la privacy che può trasformarsi nel suo esatto opposto. Come osserva lo stesso Gobronidze, “la tecnologia dell’intelligenza artificiale è già diversi passi avanti rispetto alla legislazione. C’è un’assenza di dialogo aperto tra coloro che parlano il linguaggio della tecnologia e coloro che parlano il linguaggio del diritto”.

Il caso PimEyes solleva interrogativi fondamentali sulla governance dell’intelligenza artificiale in un’epoca in cui l’innovazione tecnologica procede più rapidamente dello sviluppo normativo. Come evidenziato da Madeleine Stone di Big Brother Watch, “immagini di chiunque, inclusi bambini, possono essere setacciate e rintracciate attraverso internet”, aprendo scenari che vanno ben oltre le intenzioni originarie degli sviluppatori.

La sfida per il futuro risiede nel trovare un equilibrio tra l’innovazione tecnologica e la protezione dei diritti fondamentali, garantendo che strumenti potenti come PimEyes non diventino veicoli di sorveglianza di massa o stalking digitale.

Fonti:

Big Brother Watch. (2022, November 8). Big Brother Watch files legal complaint against facial recognition “search engine”, PimEyes.

European Commission. (2025). AI Act: First regulation on artificial intelligence. Digital Strategy.

Hill, K. (2022, May 30). A face search engine anyone can use is alarmingly accurate. The New York Times.

Vallance, C. (2022, November 8). Stalking fears over PimEyes facial search engine. BBC News.

Cimpanu, C. (2022, November 8). Face search engine PimEyes accused of “surveillance and stalking on a scale previously unimaginable”. Malwarebytes Blog.

McConvey, J. R. (2023, October 24). PimEyes sees use by Australian police, enacts ban on searches for children. Biometric Update.

Peiffer Wolf Carr Kane Conway & Wise LLP. (2023, December 15). Facial recognition tool Pimeyes is sued by 5 Illinois residents for ‘irreparable injury’.

Wikipedia contributors. (2025, August 9). PimEyes. In Wikipedia, The Free Encyclopedia.

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