Truffe Instagram Stories: come i criminali rubano password e dati personali
Le Instagram Stories, progettate per scomparire in 24 ore, sono diventate il nuovo strumento preferito dai cybercriminali per attacchi di phishing e truffe online. Mentre scorriamo distrattamente contenuti di amici e influencer, si è aperto un pericoloso varco nella nostra sicurezza digitale: abbiamo imparato a diffidare delle email sospette, ma continuiamo a cliccare con leggerezza sui link nelle Stories di Instagram.
I dati sono allarmanti: il 42,8% degli attacchi phishing avviene ormai sui social media, con Instagram tra le piattaforme più colpite. Ma la scoperta più sorprendente riguarda chi cade in queste trappole digitali.
Phishing su Instagram: i numeri dell’emergenza 2024
Le truffe Instagram hanno raggiunto livelli record nel 2024. Nel quarto trimestre, l’Anti-Phishing Working Group (APWG) ha documentato 989.123 attacchi di phishing, in aumento rispetto ai 932.923 del terzo trimestre[1]. Il 2023 è stato l’anno peggiore mai registrato, con quasi cinque milioni di attacchi complessivi[2].
La migrazione verso i social media è evidente nei dati: nel quarto trimestre del 2023, OpSec Security ha rilevato che gli attacchi phishing contro le piattaforme social costituivano il 42,8% di tutti gli attacchi, esplodendo dal 18,9% del trimestre precedente[3]. Instagram, in particolare, registra una media di 36.222 account compromessi mensilmente[4].
Come funzionano le truffe Instagram Stories
Le truffe Instagram Stories sfruttano tre meccanismi psicologici potenti che lavorano in sinergia per abbassare le nostre difese cognitive. Il primo è l’urgenza temporale: il messaggio “clicca ora prima che scompaia” sfrutta la natura effimera delle Stories per creare un senso di pressione che aggira il pensiero critico. Il secondo elemento è l’autorità percepita: il contenuto proviene da account che seguiamo, persone di cui ci fidiamo, che consideriamo parte della nostra cerchia digitale. Infine, la prova sociale gioca un ruolo fondamentale: la popolarità dell’influencer o del contenuto virale legittima automaticamente il messaggio ai nostri occhi.
Quando questi tre elementi convergono in una singola Story, la capacità di valutazione critica si riduce drasticamente, rendendo anche gli utenti più attenti vulnerabili alle truffe Instagram. La combinazione di familiarità, urgenza e validazione sociale crea un cocktail psicologico perfetto per il successo degli attacchi di phishing.
Account Instagram hackerati: la ninaccia degli influencer compromessi
Gli account influencer hackerati rappresentano una minaccia crescente nel panorama della cybersicurezza social media. I criminali non cercano il denaro degli influencer: vogliono la loro credibilità. Un account verificato compromesso garantisce accesso immediato a migliaia, a volte milioni, di follower predisposti alla fiducia. Questo vale oro nel mercato nero del cybercrimine.
I dati sulla sicurezza digitale mostrano che gli attacchi di falsa impersonificazione di brand sono aumentati del 42% nel 2024, e il 52% delle aziende ha subito attacchi informatici correlati ai social media nell’ultimo anno[5]. Questi numeri riflettono un’industria del crimine informatico sempre più sofisticata e organizzata.
Tecniche di compromissione account
Le truffe per rubare password Instagram si articolano principalmente attraverso tre vettori di attacco. Il phishing via Stories rappresenta il 60% dei casi di hacking: i criminali creano contenuti apparentemente legittimi che conducono a pagine di login false, perfettamente replicate per ingannare anche gli occhi più attenti[6]. Il credential stuffing costituisce il 25% delle violazioni e sfrutta password rubate da altri servizi per tentare accessi automatizzati su migliaia di account Instagram[[6]. Il restante 15% è attribuibile a malware mobile che si installano silenziosamente sui dispositivi attraverso link apparentemente innocui[6].
I criminali gestiscono gli account hackerati con sorprendente discrezione e professionalità. Non li svuotano immediatamente o pubblicano contenuti palesemente sospetti. Al contrario, mantengono il normale flusso di contenuti dell’influencer originale, studiando il suo stile di comunicazione, gli orari di pubblicazione, persino il tono dei messaggi. Tra post autentici e Stories genuine, inseriscono strategicamente contenuti malevoli progettati per apparire coerenti con il resto del profilo.
La tecnica più efficace e insidiosa consiste nell’usare account compromessi per attaccare altri influencer nella stessa nicchia. Un messaggio che dice “guarda cosa stanno dicendo di te in questo articolo” proveniente da un collega fidato è praticamente irresistibile. E così la rete si espande, silenziosamente, sfruttando proprio quelle relazioni professionali e personali che rendono i social media uno spazio così prezioso per la costruzione di community.
Link malevoli Instagram: come riconoscerli
I link malevoli Instagram si nascondono dietro contenuti apparentemente innocui che sfruttano i meccanismi della viralità per diffondersi con velocità esponenziale. Questi link fraudolenti sono progettati con cura maniacale per sfuggire ai filtri automatici della piattaforma e, soprattutto, al giudizio critico degli utenti.
Quando clicchiamo su uno di questi link, veniamo condotti verso diversi tipi di trappole digitali. Alcune conducono a pagine di phishing che imitano perfettamente l’interfaccia di Instagram, replicando ogni dettaglio grafico, ogni animazione, ogni elemento dell’esperienza utente originale. Solo un occhio estremamente attento noterebbe le minuscole differenze nell’URL o nei certificati di sicurezza. Altre pagine fraudolente mirano direttamente ai nostri dati bancari, mascherandosi da servizi di pagamento legittimi o opportunità di acquisto vantaggiose. Le più pericolose installano malware che lavorano silenziosamente in background sui nostri dispositivi mobili, registrando ogni password digitata, ogni messaggio inviato, talvolta attivando fotocamera e microfono senza il nostro consenso.
I contenuti più utilizzati per veicolare queste truffe Instagram Stories sfruttano curiosità e vanità umane con chirurgica precisione. I “test della personalità” virali promettono di rivelare aspetti nascosti del nostro carattere o di predire il nostro futuro. Le applicazioni che affermano di mostrare “chi guarda il tuo profilo” giocano sul nostro desiderio naturale di sapere chi è interessato a noi. I servizi che propongono di “scaricare le tue foto migliori dell’anno” in formati speciali fanno leva sul nostro investimento emotivo nei contenuti che creiamo. Le offerte esclusive troppo convenienti, i codici sconto impossibili, le gift card gratuite e i premi senza apparente motivo completano l’arsenale dei criminali digitali.
L’ambiente stesso dei social media, progettato intenzionalmente per incoraggiare interazioni rapide e spontanee, è strutturalmente inadatto alla valutazione critica necessaria per identificare questi attacchi di phishing Instagram. L’architettura dell’engagement, con le sue notifiche continue, i suoi meccanismi di ricompensa immediata, il suo incoraggiamento alla velocità di risposta, lavora contro la nostra capacità di fermarci e riflettere prima di agire.
Gen Z e truffe online: il paradosso dei nativi digitali
La scoperta più sorprendente e controintuitiva riguarda chi cade vittima delle truffe Instagram: la Gen Z è tra le generazioni più vulnerabili. Proprio i “nativi digitali” che dovrebbero essere più esperti, più scaltri, più capaci di navigare le insidie del web, dimostrano fragilità inaspettate di fronte agli attacchi di phishing social media.
Dati sulla vulnerabilità dei giovani alle truffe social media
I dati della Federal Trade Commission rivelano cifre che sfidano le nostre aspettative. Quasi il 40% delle perdite per frodi tra i giovani adulti di 18-29 anni originano sui social media[7]. Ancora più allarmante: l’82,9% dei giovani adulti è stato ingannato almeno una volta da link sospetti su Instagram[8]. La Gen Z ha il 34% di probabilità in più rispetto agli over 60 di perdere denaro per frodi digitali[11].
Jennifer Klütsch, ricercatrice della RWTH Aachen University che ha condotto uno studio approfondito su utenti Instagram tra i 16 e i 29 anni, spiega il fenomeno con lucidità: “I giovani adulti usano i social media più di qualsiasi altra fascia d’età, il che li rende ottimi bersagli. Il problema è che l’uso frequente porta a decisioni rapide e istintive invece che a valutazioni sistematiche dei rischi”[9]. È proprio questa familiarità estrema con il mezzo a tradirli.
Perché la Gen Z è vulnerabile alle truffe Instagram
Le cause di questa vulnerabilità giovanile sono profonde e complesse, radicate nel modo stesso in cui questa generazione ha imparato a relazionarsi con la tecnologia e con l’informazione.
La fiducia nei social media come fonte informativa rappresenta il primo elemento critico. Un rapporto Pew Research Center del 2022 mostra che gli under 30 si fidano delle informazioni che vedono sui social media quasi quanto si fidano dei media tradizionali[10]. Questa equiparazione tra fonti giornalistiche verificate e contenuti generati da utenti o algoritmi erode le barriere critiche necessarie per identificare le truffe online. Per la Gen Z, Instagram non è uno strumento da usare con cautela: è un ambiente familiare come può esserlo la propria camera da letto.
La mancanza di competenze di valutazione digitale emerge drammaticamente dalla ricerca accademica. Lo studio monumentale della Stanford History Education Group ha coinvolto 3.446 studenti in un campione rappresentativo nazionale e ha scoperto dati che definire preoccupanti sarebbe un eufemismo. Il 52% degli studenti ha creduto che un video sfocato e chiaramente amatoriale, che affermava di mostrare brogli elettorali nelle primarie democratiche del 2016, costituisse “prova forte” di frode elettorale negli Stati Uniti. Il video era in realtà girato in Russia, fatto facilmente verificabile con una rapida ricerca. Ma su oltre 3.000 studenti che hanno visionato il contenuto, solo tre hanno pensato di verificare la fonte[14].
Questo dato è particolarmente significativo perché rivela una verità scomoda: essere abili nell’uso di una tecnologia non equivale minimamente a comprenderne i rischi o a saper valutare criticamente i contenuti che veicolano. Un giovane può essere perfettamente capace di creare Reels virali, padroneggiare l’algoritmo di Instagram, utilizzare filtri avanzati e costruire una presenza digitale sofisticata, eppure essere completamente sprovvisto degli strumenti cognitivi necessari per riconoscere un attacco di social engineering ben costruito.
La cultura della velocità digitale che caratterizza la Gen Z completa questo quadro di vulnerabilità. Per questa generazione, tutto deve essere rapido: scorri, reagisci, passa oltre. Il tempo medio di attenzione si è ridotto, la pazienza per contenuti lunghi o complessi è diminuita, l’aspettativa è di gratificazione immediata. Questo ritmo frenetico, questa “economia dell’attenzione” in cui viviamo immersi, è strutturalmente incompatibile con il tipo di pensiero critico, lento, riflessivo necessario per valutare la legittimità di un link sospetto Instagram o per chiedersi se un’offerta sia troppo bella per essere vera.
I criminali informatici conoscono perfettamente questa dinamica e la sfruttano con precisione chirurgica. Progettano le loro truffe Instagram per adattarsi perfettamente al ritmo di consumo dei contenuti della Gen Z, per inserirsi nel flusso senza interromperlo, per chiedere quel singolo clic rapido che è diventato un gesto così automatico da essere quasi inconscio.
Frodi digitali: il costo globale delle truffe social media
Quando allarghiamo lo sguardo al panorama globale delle frodi digitali, i numeri diventano vertiginosi e rivelano la portata di quella che è ormai un’emergenza di sicurezza digitale planetaria. Il rapporto 2024 dell’FBI Internet Crime Complaint Center documenta 859.532 denunce di crimini informatici con perdite complessive che superano i 16,6 miliardi di dollari, segnando un aumento del 33% rispetto all’anno precedente[15]. Tra le tipologie di crimine più denunciate, il phishing e lo spoofing occupano stabilmente la prima posizione[16].
Le truffe social media, in particolare, hanno generato perdite per 2,7 miliardi di dollari tra gennaio 2021 e giugno 2023 secondo l’analisi della Federal Trade Commission, una cifra superiore a qualsiasi altro metodo di contatto utilizzato dai criminali[17]. Questo dato è particolarmente significativo perché evidenzia come i social media siano diventati il vettore preferenziale per le frodi, superando metodi tradizionali come telefonate, email o persino truffe di persona.
Chi perde di più nelle truffe Instagram
L’analisi dettagliata dei dati FTC rivela una distribuzione interessante e per certi versi sorprendente delle vittime e delle perdite. I giovani tra i 18 e i 29 anni mostrano la maggiore frequenza di truffe, con percentuali che oscillano tra il 38% e il 47% di frodi originate via social media[18]. Questo significa che quasi una truffa su due che colpisce questa fascia d’età inizia con un messaggio, un post o una Story su piattaforme come Instagram.
Dall’altra parte dello spettro anagrafico, gli over 60 registrano perdite individuali significativamente più elevate, con un totale di 4,8 miliardi di dollari persi nel 2024[19]. La mediana delle perdite racconta una storia chiara: un membro della Gen Z vittima di truffa perde mediamente 500 dollari, mentre una persona sopra gli 80 anni perde in media 1.500 dollari per singolo incidente fraudolento.
Durante i primi sei mesi del 2023, il dato più allarmante riguarda i giovanissimi: il 47% delle persone tra 18 e 19 anni che hanno perso denaro per frodi ha dichiarato che l’attacco è iniziato sui social media[18]. Questo significa che per i teenager e i giovani adulti appena maggiorenni, i social media non sono semplicemente una delle tante possibili vie di attacco: sono la via primaria, il canale dominante attraverso cui i criminali raggiungono le loro vittime.
Come proteggersi dalle truffe Instagram Stories
La cybersicurezza sui social media non è una questione tecnica riservata agli esperti informatici, ma una competenza esistenziale che tutti dovremmo sviluppare. Proteggersi dalle truffe Instagram richiede un approccio consapevole che combina vigilanza costante, conoscenza dei meccanismi di attacco e adozione di pratiche di sicurezza robuste.
Riconoscere i segnali di truffe Instagram
Imparare a riconoscere i segnali di allarme nei link Instagram è il primo passo fondamentale. L’urgenza eccessiva è quasi sempre un campanello d’allarme: messaggi che urlano “Solo per due ore!”, “Ultima possibilità!”, “Clicca ora o perdi l’opportunità” sono progettati per cortocircuitare il nostro pensiero razionale. I truffatori sanno che la pressione temporale ci rende vulnerabili, ci spinge a decisioni affrettate che normalmente non prenderemmo.
Le richieste di credenziali inaspettate dovrebbero immediatamente farci drizzare le antenne. Instagram non chiederà mai la tua password attraverso una Story, un messaggio diretto o un link esterno. Se un contenuto ti porta a una pagina che richiede di reinserire le tue credenziali, fermati e verifica attentamente l’URL, i certificati di sicurezza, ogni dettaglio della pagina prima di procedere.
Le offerte troppo convenienti per essere vere rientrano in una categoria classica ma sempre efficace di truffa. Se qualcuno ti promette un iPhone ultimo modello a 99 euro, se un brand di lusso offre improvvisamente sconti del 90%, se ti arriva la notifica di una vincita a cui non hai partecipato, la spiegazione più semplice è quasi sempre quella corretta: è una truffa. Il nostro cervello tende a sperare, a volere credere che l’opportunità sia reale, ma i dati ci dicono che nella stragrande maggioranza dei casi non lo è.
Gli errori grammaticali o ortografici in account verificati sono un altro segnale potente. I brand professionali e gli influencer affermati hanno team di comunicazione che controllano ogni virgola prima della pubblicazione. Se noti errori evidenti, soprattutto in messaggi che richiedono azioni urgenti, è molto probabile che l’account sia stato compromesso.
Infine, gli URL strani o i link accorciati sospetti meritano sempre un esame approfondito. Prima di cliccare su un link abbreviato, considera se ha senso nel contesto. Perché un brand importante userebbe un servizio di abbreviazione URL gratuito? Perché un influencer con milioni di follower non utilizzerebbe un dominio proprietario?
Protezione account Instagram
Proteggere attivamente il proprio account Instagram richiede l’adozione di misure di sicurezza che, pur richiedendo un piccolo sforzo iniziale, possono fare la differenza tra sicurezza e compromissione. L’autenticazione a due fattori rappresenta il primo baluardo essenziale: aggiunge un livello di protezione che rende estremamente difficile per un attaccante accedere al tuo account anche se dovesse ottenere la tua password. Instagram offre diverse opzioni per il secondo fattore, dalla ricezione di codici via SMS all’uso di app di autenticazione dedicate.
Le password uniche e complesse sono fondamentali ma spesso trascurate. Molti utenti, per comodità, utilizzano la stessa password su più servizi. Questa pratica è pericolosissima: se uno di quei servizi viene compromesso e le password finite sul dark web, i criminali proveranno sistematicamente quelle credenziali su Instagram, Facebook, Gmail e ogni altro servizio popolare. Ogni account dovrebbe avere una password unica, lunga almeno 12 caratteri, che combini lettere maiuscole e minuscole, numeri e simboli.
Verificare sempre i link prima di cliccare può sembrare ovvio, eppure è il consiglio più frequentemente ignorato. Nel contesto frenetico dei social media, dove siamo abituati a scorrere e cliccare rapidamente, questa pausa riflessiva va contro il nostro comportamento automatico. Ma è proprio questa pausa, questo secondo di riflessione, che può salvarci da un attacco di phishing.
Non condividere mai informazioni sensibili via messaggi diretti è una regola d’oro spesso dimenticata. Nessuna banca, nessun servizio legittimo ti chiederà mai password, codici di sicurezza o numeri di carta di credito attraverso i DM di Instagram. Se ricevi richieste di questo tipo, anche da account apparentemente ufficiali, considera sempre la possibilità che si tratti di un attacco di impersonificazione.
Limitare la visibilità dei post nelle impostazioni privacy riduce la superficie di attacco. Meno informazioni personali sono pubblicamente accessibili, meno materiale i criminali hanno per costruire attacchi di social engineering personalizzati. Considera se davvero hai bisogno che i tuoi post siano visibili a chiunque o se un account privato, visibile solo ai follower approvati, non offra un migliore equilibrio tra condivisione e sicurezza.
Cosa fare se cadi vittima di truffe Instagram
Nonostante tutte le precauzioni, nessuno è immune al 100%. Se sospetti di essere stato vittima di phishing Instagram, la velocità di reazione è cruciale. Ogni minuto conta. Cambia immediatamente tutte le password, non solo quella di Instagram ma anche di altri account che potrebbero usare credenziali simili. I criminali spesso tentano accessi multipli su diverse piattaforme non appena ottengono una password.
Segnala l’account fraudolento a Instagram attraverso i canali ufficiali della piattaforma. Questo non solo protegge te ma potenzialmente salva centinaia o migliaia di altre persone che potrebbero essere bersagliate dallo stesso account compromesso. Instagram ha sistemi di rilevamento che si attivano più rapidamente quando ricevono segnalazioni multiple.
Contatta immediatamente la tua banca se hai fornito dati finanziari. Le istituzioni finanziarie hanno protocolli di emergenza per situazioni di frode e possono bloccare transazioni sospette, congelare carte compromesse, monitorare attività anomale. Prima li informi, maggiori sono le possibilità di limitare i danni.
Avvisa i tuoi contatti che il tuo account potrebbe essere compromesso. I criminali spesso usano account hackerati per diffondere ulteriori truffe tra i contatti della vittima, sfruttando la fiducia reciproca. Un semplice messaggio di avviso può impedire che amici e familiari cadano nella stessa trappola.
Infine, denuncia l’accaduto alle autorità competenti. In Italia, la Polizia Postale ha unità specializzate in crimini informatici e raccoglie dati che contribuiscono a identificare pattern di attacco e reti criminali. La denuncia non solo può aiutare il tuo caso specifico, ma contribuisce all’azione collettiva contro il cybercrimine.
L’evoluzione delle minacce: Smishing e nuove frontiere
Le truffe digitali non sono fenomeni statici ma organismi in continua evoluzione che si adattano rapidamente alle contromisure, ai cambiamenti tecnologici e ai comportamenti degli utenti. Nel 2024, l’APWG ha documentato un’ondata preoccupante di smishing, termine che indica il phishing condotto attraverso SMS, che ha colpito milioni di automobilisti statunitensi con messaggi fraudolenti apparentemente provenienti da operatori di pedaggi stradali[20].
Questi messaggi, perfettamente costruiti per apparire ufficiali, avvertivano le vittime di pedaggi non pagati e minacciavano multe salate o addirittura la sospensione della patente se non si procedeva immediatamente al pagamento online. Il livello di sofisticazione era impressionante: i criminali utilizzavano kit di phishing venduti sul mercato nero cinese che permettevano di replicare con precisione i siti web di operatori autostradali reali, incluso il sistema multi-statale EZPass.
Questa evoluzione dimostra la capacità straordinaria dei criminali informatici di identificare nuovi vettori di attacco e sfruttarli su scala industriale appena si presenta l’opportunità. Oggi è lo smishing sui pedaggi, domani potrebbe essere una nuova funzionalità di Instagram, un aggiornamento di WhatsApp, un’innovazione in TikTok. La creatività e l’agilità del crimine organizzato digitale superano spesso la capacità di risposta delle istituzioni e delle aziende tecnologiche.
Educazione digitale: la risposta alle truffe online
Di fronte a questa escalation di minacce sempre più sofisticate, la risposta non può essere solo tecnologica. La sicurezza digitale non è più una competenza tecnica per specialisti informatici: è diventata un’abilità esistenziale fondamentale, necessaria quanto saper leggere, scrivere o fare calcoli matematici di base nel mondo contemporaneo.
Il programma Civic Online Reasoning sviluppato dalla Stanford History Education Group rappresenta uno dei tentativi più promettenti di affrontare questa sfida educativa su larga scala. Basato su ricerche approfondite con fact-checker professionisti delle principali testate giornalistiche nazionali, il programma insegna agli studenti non tanto regole rigide da memorizzare, ma strategie di pensiero per cercare, valutare e verificare informazioni online[21]. L’approccio non si limita a dire “non fidatevi di questo” o “controllate quello”, ma sviluppa abitudini mentali di verifica laterale, di ricerca delle fonti originali, di confronto tra diverse prospettive.
Tuttavia, il grande ostacolo rimane il divario di velocità tra educazione e tecnologia. L’educazione si muove con i tempi lunghi delle istituzioni, dei curriculum, della formazione degli insegnanti, della diffusione di nuove pratiche pedagogiche. La tecnologia, e con essa il crimine informatico, si muove alla velocità di Internet. Se non agiamo con senso di urgenza, se non trattiamo l’educazione alla sicurezza digitale come priorità assoluta piuttosto che come accessorio opzionale, la capacità dei giovani di proteggersi dalle truffe Instagram e di mantenere la propria sicurezza digitale sarà sempre più compromessa[22].
Conclusioni: navigare consapevolmente l’era delle truffe social media
Le Instagram Stories rappresentano uno dei paradossi più affascinanti e pericolosi della modernità digitale: strumenti progettati per connessione autentica, per condivisione spontanea, per costruzione di relazioni, sono diventati vettori di frodi sempre più sofisticate. L’ironia è amara ma istruttiva: la stessa intimità che rende le Stories così attraenti è esattamente ciò che le rende così efficaci come arma nelle mani dei criminali.
I dati che abbiamo esaminato non mentono e non possono essere ignorati. Con il 42,8% degli attacchi phishing ormai concentrati sui social media, con l’82,9% dei giovani adulti ingannato almeno una volta da link sospetti, con perdite globali che superano i 16 miliardi di dollari annui, siamo di fronte a un’emergenza di cybersicurezza che richiede risposta immediata e coordinata a tutti i livelli: individuale, istituzionale, educativo, tecnologico.
La soluzione inizia con la consapevolezza individuale, con la capacità di ciascuno di noi di resistere alla frenesia del consumo digitale abbastanza a lungo da porsi domande semplici ma fondamentali. Questo link ha senso nel contesto? Questa offerta è realistica? Perché questo account che seguo da anni improvvisamente mi chiede di cliccare su qualcosa di urgente? Fermarsi un secondo prima di cliccare su quel link nella Story troppo interessante per essere vero può fare la differenza tra sicurezza e compromissione.
Perché i numeri, raccolti da FBI, Federal Trade Commission, Anti-Phishing Working Group e ricercatori accademici in tutto il mondo, ci dicono con elevata probabilità statistica che quel link nasconde una truffa Instagram progettata per rubare le nostre password, i nostri dati, il nostro denaro.
Ma la consapevolezza individuale, per quanto necessaria, non è sufficiente. Servono piattaforme che prendano sul serio la loro responsabilità nella protezione degli utenti, che investano massicciamente in sistemi di rilevamento e prevenzione, che rendano l’autenticazione robusta non un’opzione ma uno standard. Servono istituzioni educative che trattino la digital literacy non come materia marginale ma come competenza fondamentale quanto la matematica o la lingua madre. Servono forze dell’ordine dotate di risorse adeguate per perseguire i criminali attraverso confini geografici sempre più irrilevanti nell’era digitale.
La battaglia contro le truffe Instagram Stories e più in generale contro il crimine informatico non sarà mai definitivamente vinta. È una corsa agli armamenti continua dove ogni difesa genera nuovi attacchi e ogni attacco stimola nuove difese. Ma possiamo, attraverso educazione, vigilanza, cooperazione e tecnologia, spostare l’equilibrio a nostro favore. Possiamo rendere la vita più difficile ai criminali, proteggere le persone più vulnerabili, ridurre le perdite economiche ed emotive che queste truffe causano ogni giorno a milioni di persone in tutto il mondo.
Il primo passo è sempre lo stesso: fermarsi, pensare, verificare. Prima di quel clic che potrebbe cambiare tutto.
Fonti:
[1] Anti-Phishing Working Group. (2025). Phishing Activity Trends Report, 4th Quarter 2024. APWG.
[2] Aaron, G. (2024, 16 aprile). APWG Q4 Report Finds 2023 Was Record Year for Phishing [Comunicato stampa]. Anti-Phishing Working Group.
[3] Anti-Phishing Working Group. (2024). Phishing Activity Trends Report, 4th Quarter 2023. APWG.
[4] ProfileTree. (2025, 13 giugno). Social Media Hacking Statistics 2024: Alarming Trends Revealed.
[5] CropInk. (2025, 20 marzo). 40+ Threatening Social Media Hacking Statistics [2025].
[6] CropInk. (2025, 20 marzo). 40+ Threatening Social Media Hacking Statistics [2025].
[7] Federal Trade Commission. (2022, 8 dicembre). Who experiences scams? A story for all ages [Data Spotlight]. FTC Consumer Sentinel Network.
[8] PYMNTS. (2025, 19 marzo). Report: 82.9% of Young Adults Have Been Tricked by Suspicious Links.
[9] Klütsch, J., citata in PYMNTS. (2025, 19 marzo). Report: 82.9% of Young Adults Have Been Tricked by Suspicious Links.
[10] Pew Research Center. (2022). Trust in Social Media Among Adults Under Age 30. Pew Research Center.
[11] Federal Trade Commission. (2022, 8 dicembre). Who experiences scams? A story for all ages [Data Spotlight]. FTC Consumer Sentinel Network.
[14] Breakstone, J., Smith, M., Wineburg, S., Rapaport, A., Carle, J., Garland, M., & Saavedra, A. (2019). Students’ Civic Online Reasoning: A National Portrait. Stanford History Education Group & Gibson Consulting.
[15] Federal Bureau of Investigation. (2025, 24 aprile). FBI Releases Annual Internet Crime Report [Comunicato stampa]. FBI Internet Crime Complaint Center.
[16] Federal Bureau of Investigation. (2025). 2024 Internet Crime Report. FBI Internet Crime Complaint Center.
[17] Federal Trade Commission. (2023, 6 ottobre). Social media: a golden goose for scammers [Data Spotlight]. FTC Consumer Sentinel Network.
[18] Federal Trade Commission. (2023, 6 ottobre). Social media: a golden goose for scammers [Data Spotlight]. FTC Consumer Sentinel Network.
[19] CyberScoop. (2025, 23 aprile). 10 key numbers from the 2024 FBI IC3 report.
[20] Anti-Phishing Working Group. (2025, 20 marzo). APWG Q4 Report: Phishing Trends Upward and Toll Road Scams Flood Phones [Comunicato stampa].
[21] Wineburg, S., Breakstone, J., Smith, M., McGrew, S., & Ortega, T. (2019). Civic Online Reasoning: Curriculum Evaluation (Working paper 2019-A2). Stanford History Education Group, Stanford University.
[22] Breakstone, J., Smith, M., Wineburg, S., Rapaport, A., Carle, J., Garland, M., & Saavedra, A. (2019). Students’ Civic Online Reasoning: A National Portrait. Stanford History Education Group & Gibson Consulting.
