Ucraina usa il riconoscimento facciale per combattere la Russia – La controversa storia della Clearview AI

Clearview AI mette a disposizione dell’Ucraina gratuitamente il suo software di facial recognition che grazie all’intelligenza artificiale è in grado di identificare gli agenti russi. Il motore di ricerca per i volti diventa così un utile strumento di guerra consentendo alle autorità ucraine di controllare le persone ai checkpoint, riunire i rifugiati con le proprie famiglie, combattere la disinformazione sfatando i falsi post sui social media, e identificare le persone decedute durante gli attacchi.

L’azienda americana ha realizzato il suo database grazie ad oltre 2 miliardi di immagini prese dal social media russo VKontakte e l’amministratore delegato di Clearview ci tiene a sottolineare che lo stesso appoggio non è stato offerto alla Russia.

Ci sono tecnologie di facial-recognition, come PimEyes, TinEye, Yandex o il servizio russo FindClone, che possono essere utilizzate da chiunque. Un episodio esemplare è quello di qualche settimana fa, dove un video su Telegram pubblicato da Ramzan Kadyrov, Capo della Repubblica Cecena e fedelissimo del Presidente della Russia Vladimir Putin, ritrae un soldato davanti a dei carri armati. Facendo uno screenshot del volto, la società Tactical Systems, che offre attività di raccolta informazioni open source alle forze armate francesi, ha rapidamente identificato il soldato utilizzando FindClone, servizio di riconoscimento facciale disponibili online che cerca tra le foto provenienti da VKontakte. Il militare ritratto nel video era un comandante ceceno vicino allo stesso Kadyrov coinvolto nell’assalto russo all’Ucraina.

Intelligence alla portata di tutti grazie ai motori di ricerca per il riconoscimento facciale disponibili online.

Oggi le investigazioni online sono molto facili e non richiedono grandi investimenti o complesse infrastrutture, anni di social network e internet a quasi ogni angolo del mondo insieme alla tecnologia AI hanno dato accesso a questo tipo di indagine anche al semplice cittadino uscendo così dal solo ambito militare.

Compilando e incrociando i dati correttamente si può arrivare a conoscere l’ubicazione delle unità militari usando solamente fonti pubbliche come i social network. Bisogna però fare molta attenzione perché gli algoritmi possono sbagliare creando dei falsi positivi, inducendo così a scelte o analisi errate. Tali tecnologie infatti devono essere a supporto e mai utilizzate come unica fonte di identificazione. E’ importante sottolineare che un uso improprio e non controllato di questi mezzi potrebbe portare a gravi danni.

La controversa storia della Clearview AI

L’azienda statunitense, ha strutturato il suo database grazie ad attività di web crawler soprattutto su Facebook che si è trovata a dover ricordare alla Clearview che l’acquisizione dei dati usando strumenti automatizzati è vietata, chiedendole così di interrompere la raccolta di foto, video, nomi e cognomi ecc.. all’interno del social network. Tali dati venivano poi rielaborati ed analizzati attraverso l’intelligenza artificiale fino ad arrivare a creare un profilo biometrico di ciascuna persona esaminata.

Clearview AI, il cui sito riporta “We believe law enforcement should have the most cutting-edge technology available to investigate crimes, enhance public safety, and provide justice to victims” è accusato di violare la privacy prendendo immagini dal web oltre che negli Stati Uniti, anche in Regno Unito, Australia ed Europa. In Italia ha ricevuto una multa da 20 milioni di euro dall’Autorità garante per la Privacy.

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