Campagne ADV di Israele su YouTube durante la guerra in gaza

Israele e le campagne ADV su YouTube: come distorcere il racconto della guerra a Gaza a colpi di propaganda digitale

Dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas, esplosa il 7 ottobre 2023, la comunicazione digitale è diventata un terreno strategico tanto quanto il campo di battaglia. Israele ha rapidamente lanciato una sofisticata campagna di advertising digitale su YouTube, integrata da contenuti promozionali su altre piattaforme come X (ex Twitter) e Facebook, con l’obiettivo dichiarato di influenzare l’opinione pubblica internazionale e rafforzare la propria narrativa istituzionale nei confronti della guerra in Gaza.

YouTube come strumento di propaganda: investimenti e targeting

Il Ministero degli Esteri israeliano ha investito direttamente nella creazione e distribuzione di video pubblicitari sponsorizzati (YouTube Ads) diffusi in varie lingue, tra cui italiano, inglese, francese, tedesco e greco. Tali annunci — in formato preroll o midroll — venivano mostrati prima o durante la visione di contenuti popolari, sfruttando l’algoritmo di pubblicazione programmatica di Google Ads per raggiungere audience mirate.

I video erano progettati con elementi visivi ad alta intensità emotiva, mostrando attacchi terroristici, testimoni oculari, racconti di sopravvissuti e scene di devastazione, con l’intento di rafforzare l’immagine di Israele come vittima e attore legittimo della difesa nazionale. Il targeting era basato su dati comportamentali e geografici, selezionando con precisione gruppi demografici considerati influenzabili: giovani adulti, utenti interessati alla geopolitica, giornalisti e decisori politici.

Dati ufficiali: oltre 200 annunci pubblicati

Secondo i dati pubblicati nel Google Ads Transparency Center, nel solo mese di ottobre 2023 il Ministero degli Esteri israeliano ha trasmesso circa 200 annunci pubblicitari su YouTube. Molti di questi spot sono ancora visibili nella libreria pubblica di Google, sebbene alcuni siano stati rimossi dopo le segnalazioni per contenuti inappropriati.

Il centro arabo 7amleh, specializzato nel monitoraggio dei media digitali, ha pubblicato un report tecnico dettagliato (aprile 2024) dove documenta come molti degli annunci fossero pubblicati su scala continentale, con l’Italia tra i Paesi più esposti, raggiungendo potenzialmente milioni di visualizzazioni.

Il ruolo della Hasbara: la diplomazia pubblica israeliana

Queste campagne pubblicitarie si inseriscono nella più ampia strategia comunicativa israeliana nota come Hasbara — termine ebraico che significa “spiegazione” — ovvero la diplomazia pubblica istituzionale, volta a giustificare le azioni militari e a costruire consenso a livello internazionale.

La Hasbara digitale sfrutta i principi della comunicazione persuasiva, l’uso del microtargeting algoritmico e la scalabilità degli strumenti di ADV online per distribuire messaggi costruiti ad hoc, mascherati da storytelling umanitario. In molti casi, i video includevano anche link a fonti ufficiali israeliane, statistiche selezionate e narrazioni coerenti con la politica estera del governo.

Controversie e critiche: etica, censura e manipolazione algoritmica

Le campagne sono state oggetto di critiche da parte di giornalisti, ricercatori e osservatori internazionali. Wired ha documentato come alcuni spot siano apparsi in applicazioni destinate ai bambini, in violazione delle policy di Google Ads, portando alla rimozione di diversi contenuti. Business Insider ha sottolineato la natura propagandistica dei video, evidenziando la commistione tra emozione, retorica e disinformazione.

Un ulteriore elemento critico riguarda l’uso di annunci sponsorizzati per screditare agenzie ONU, in particolare l’UNRWA, accusata nei video di presunti legami con Hamas. Alcune di queste campagne sono state gestite anche attraverso search ads mirati, ovvero annunci testuali posizionati strategicamente nei risultati di Google associati a ricerche come “UNRWA terrorismo” o “crimini Hamas”.

Comportamenti algoritmici e reazioni degli utenti

Un paper peer-reviewed pubblicato su arXiv da Hernández-López e Cuéllar (aprile 2025) ha analizzato oltre 250.000 commenti YouTube in lingua inglese su video relativi al conflitto. I risultati mostrano che, pur essendo la maggioranza dei commenti a favore della causa palestinese, i contenuti pro-Israele ricevono una maggiore quantità di “mi piace”, suggerendo un efficace effetto di amplificazione algoritmica.

Precedenti ricerche accademiche (Ledwich & Zaitsev, 2019) evidenziano come l’algoritmo di YouTube favorisca fonti istituzionali e contenuti mainstream, riducendo la visibilità di narrazioni marginali ma consentendo comunque una forte visibilità ai messaggi sponsorizzati da entità governative.

Un nuovo modello di guerra cognitiva

Le campagne ADV israeliane su YouTube rappresentano un caso di studio emblematico dell’evoluzione della propaganda nell’era dell’information warfare digitale. Attraverso l’uso combinato di video emozionali, targeting algoritmico, linguaggio umanitario e piattaforme globali, Israele ha messo in atto una strategia di comunicazione politica ad alta intensità, tecnicamente sofisticata e difficile da contrastare.

Il caso dimostra come le piattaforme digitali non siano più semplici spazi di informazione neutrale, ma vere e proprie infrastrutture di influenza geopolitica, dove la pubblicità istituzionale può diventare veicolo di narrazioni belliche. In questo contesto, comprendere le dinamiche tecniche e comunicative di tali campagne è essenziale per analizzare criticamente il modo in cui i conflitti del XXI secolo si giocano anche — e soprattutto — sul piano dell’immagine, dell’emozione e del consenso digitale.

Fonti:

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