Convenzione ONU contro il Cybercrime - Glen Prichard,UNODC

La nuova Convenzione ONU contro il Cybercrime: un passo storico nella lotta alla criminalità informatica globale

Intervenendo alla 13ª Cybercrime Conference, Glen Prichard – Capo della Sezione Cybercrime e Riciclaggio di Denaro dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC) – ha illustrato i punti salienti della Convenzione ONU sulla criminalità informatica, che ridefinisce la cooperazione tra 155 nazioni contro le minacce digitali.

Dal 2019 al 2024: Il complesso cammino negoziale verso un consenso globale

Dopo anni di negoziati e confronti diplomatici, le Nazioni Unite hanno finalmente raggiunto un accordo su un nuovo trattato internazionale: la Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta contro l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione a fini criminalirappresenta una pietra miliare nella cooperazione internazionale contro la criminalità informatica, introducendo un quadro giuridico condiviso per affrontare le sfide dell’ecosistema digitale.Convenzione ONU contro il Cybercrime: Ad Hoc Committee to Elaborate a Comprehensive International Convention on Countering the Use of Information and Communications Technologies for Criminal PurposesCome ha spiegato Prichard, il nuovo trattato è il risultato di un processo negoziale iniziato nel 2019 e conclusosi nell’agosto 2023, con l’adozione formale del testo definitivo da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2024.

«È una vittoria per il multilateralismo», ha sottolineato il relatore: «il fatto che siamo riusciti a ottenere un consenso tra 155 paesi per concordare una via da seguire in relazione a come combattere e prevenire il cybercrime è un risultato importante, particolarmente in questo mondo geopoliticamente diviso in cui viviamo al momento».

UNODC: Custode di un nuovo paradigma giuridico internazionale contro il crimine digitale

L’UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine) è l’organismo depositario di una serie di trattati dedicati alla giustizia penale, tra cui la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità Organizzata Transnazionale (conosciuta come Convenzione di Palermo) e la Convenzione contro la Corruzione (UNCAC).

La nuova Convenzione sul Cybercrime rappresenta il primo nuovo trattato degli ultimi 21 anni in campo di giustizia penale.

Prichard ha spiegato che persino il titolo della Convenzione riflette la complessità dei negoziati: «Non siamo riusciti a raggiungere una posizione unanime, per cui l’abbiamo semplicemente chiamata “Convenzione delle Nazioni Unite contro il Cybercrime”. Penso che questo sia rappresentativo di quanto siano delicate e complesse le questioni che affrontiamo».

Dalla firma alla piena operatività: tempistiche e sfide dell’implementazione mondiale

La Convenzione è stata formalmente adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2024.

Convenzione ONU contro il Cybercrime, firma e piena operativitàPrichard ha ricordato che nell’ottobre 2025 si terrà la cerimonia di firma ad Hanoi, in Vietnam; a partire da quel momento, il trattato rimarrà aperto alla firma fino al dicembre 2026. Successivamente i paesi dovranno procedere con il processo di ratifica, che varia da nazione a nazione. La Convenzione entrerà in vigore dopo che almeno 40 paesi l’avranno ratificata.

«Abbiamo molto lavoro davanti a noi prima che sia effettivamente operativa», ha avvertito il relatore.

I quattro pilastri fondamentali: cooperazione, assistenza tecnica, armonizzazione legale e scambio di prove

Il fulcro della Convenzione è il rafforzamento della cooperazione internazionale, in relazione sia al cybercrime sia alle prove elettroniche necessarie alle indagini su altre tipologie di reati.

Inoltre, il trattato prevede forme di assistenza tecnica ai paesi a basso e medio reddito, per garantire che le loro capacità digitali siano portate a un livello tale da poter cooperare con altri paesi.

Un ulteriore aspetto fondamentale è l’armonizzazione normativa: la Convenzione introduce «disposizioni per lo scambio di prove elettroniche in relazione a qualsiasi reato» e per «ogni reato grave in termini di cooperazione internazionale», intendendosi per reato grave «qualsiasi reato punito con una pena detentiva di almeno quattro anni».

Nuovi reati digitali e procedure transfrontaliere: un framework penale per l’era digitale

La Convenzione definisce i tipici crimini informatici (come l’hacking e l’accesso illegale) in cinque distinti articoli. Prichard ha sottolineato l’importanza di queste definizioni: «Creare un’armonizzazione legale ci permette di cooperare oltre i confini nazionali».

Il trattato introduce anche una serie di reati facilitati dal cyberspazio, tra cui alcuni che non erano mai stati menzionati dal diritto internazionale in precedenza, come l’adescamento online di minori e la diffusione non consensuale di immagini intime.

Convenzione ONU: Nuovi reati digitali e procedure transfrontaliere: un framework penale per l'era digitalePer quanto riguarda le procedure, la Convenzione distingue tra cooperazione nazionale e internazionale; e parla di «misure provvisorie in situazioni di emergenza», ad esempio in materia di conservazione ed emissione di ordini di produzione, acquisizione o scambio di prove digitali.

Inoltre «si crea una rete di comunicazione 24 ore su 24, 7 giorni su 7, istituendo una modalità in cui i paesi possono comunicare tra loro in tempo quasi reale», ha evidenziato Prichard.

Equilibrio tra sicurezza e libertà: le garanzie per i diritti umani nel contesto digitale

Le garanzie relative ai diritti umani sono incorporate nel trattato, sebbene Prichard abbia ammesso che questo aspetto ha richiesto «una difficile negoziazione durante il processo negoziale per la Convenzione».

Queste garanzie, «in linea con tutti gli standard internazionali», costituiscono «il più forte insieme di tutele dei diritti umani che si possano trovare in qualsiasi trattato di giustizia penale»; Prichard ha aggiunto che sono «equivalenti a ciò che si trova nella Convenzione di Budapest».

La Convenzione prevede inoltre casi in cui è possibile rifiutare l’assistenza se c’è un conflitto con la legge nazionale, nonché motivazioni per respingere richieste di estradizione su queste stesse basi.

Complementarietà strategica: come la Convenzione ONU si integra e si distingue dalla Convenzione di Budapest

La Convenzione di Budapest, sviluppata dal Consiglio d’Europa, è stata finora il principale strumento internazionale per combattere il cybercrime.

Prichard ha sottolineato che la nuova Convenzione ONU è «molto simile alla Convenzione di Budapest nella maggior parte delle sue disposizioni operative» ed è «deliberatamente concepita come sua integrazione».Convenzione ONU si integra e si distingue dalla Convenzione di BudapestEsistono, tuttavia, alcune differenze tra i due trattati: la Convenzione ONU introduce nuovi reati non previsti dalla Convenzione di Budapest, come l’adescamento online di minori, la diffusione non consensuale di immagini intime e il riciclaggio dei proventi di reati inclusi nella convenzione stessa.
D’altra parte, la Convenzione di Budapest includeva un reato non presente nella Convenzione ONU, relativo alla violazione della proprietà intellettuale o del copyright.

Un’altra differenza riguarda la condivisione delle prove elettroniche: nella Convenzione di Budapest questa si estende a qualsiasi reato previsto nel testo, mentre nella Convenzione ONU la cooperazione internazionale è limitata ai reati gravi (punibili con quattro anni o più di reclusione).

Inclusività globale: perché il mondo aveva bisogno di un nuovo trattato oltre alla Convenzione di Budapest?

Prichard ha affrontato una domanda frequente: perché era necessaria una nuova Convenzione sulla criminalità informatica, se esisteva già quella di Budapest?

La risposta principale è che molti paesi – soprattutto appartenenti al cosiddetto “Sud globale” – non avevano partecipato ai negoziati della Convenzione di Budapest, che era stata sviluppata principalmente dagli Stati membri dell’Unione Europea.

«I paesi del Sud del mondo sentono di non aver fatto parte di quel processo, mentre questa volta hanno partecipato ai negoziati», ha spiegato.

«Nel caso della Convenzione ONU, ben 155 diversi paesi erano riuniti attorno al tavolo. E vi hanno portato visioni differenti, sistemi non concordanti tra loro, questioni culturali… tutto ha giocato un ruolo nello sviluppo di questa nuova Convenzione».

Verso un futuro di cooperazione digitale: prospettive e sfide dell’implementazione globale

Prichard ha concluso il suo intervento esprimendo un cauto ottimismo sul futuro della Convenzione ONU.

Nelle sue parole, questa «sarà uno strumento significativo per consentire ai diversi paesi di cooperare a livello globale; ma ci vorrà del tempo prima che venga ratificata e sia effettivamente operativa».

La Convenzione delle Nazioni Unite contro il Cybercrime rappresenta quindi un passo importante verso un approccio globale alla lotta contro la criminalità informatica, creando un quadro comune rispettoso delle diverse tradizioni giuridiche e culturali, nonché fornendo strumenti concreti per una cooperazione internazionale capace di affrontare le sfide del mondo digitale.

 

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