Intervista a Vincenzo Agui – Cyber Crime Conference 2019

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10° CYBER CRIME CONFERENCE

Vincenzo Aguì – Chief Security Officer

Sul piano della privacy, Bitcoin nasce anche per consentire la mediazione tra uno (pseudo)anonimato e la possiblità di disclosure volontaria dell’identità degli utenti. Negli anni i protocolli si sono notevolmente evoluti proprio per innalzare i livelli di privacy, che resta tuttavia un tema critico perché consente anche l’impunità di chi sfrutti l’anonimato per commettere illeciti. A livello di regolamentazione, la materia sfugge per sua natura a definizioni rigide: se da un lato l’Italia è abbastanza all’avanguardia quanto al recepimento della normativa europea, dall’altro si trova in svantaggio rispetto a competitor della stessa area, come il Lussemburgo o l’Irlanda, che continuano a comportarsi come paradisi fiscali. Ma nonostante la demonizzazione della sua componente di anonimato, spesso alimentata anche dai media mainstream, la tecnologia blockchain si presta anche a scopi “nobili” – Aguì richiama una piattaforma di tracciabilità che ha sviluppato per facilitare le operazioni di soccorso in caso di calamità naturali – e i diversi utilizzi dipendono, come per ogni strumento, dall’etica personale dei suoi utenti.

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