Russiagate: Trump, Kaspersky e gli hacker russi

L’amministrazione Trump è messa a dura prova dalle accuse di alto tradimento conseguenti le email intercorse tra il figlio di Donald Trump e l’avvocato russo, il quale sosteneva di avere informazioni compromettenti su Hillary Clinton, avversaria del presidente americano nelle ultime elezioni.

Il primogenito del presidente si difende giustificando il suo scambio di email come “normale prassi di ricerca su un avversario politico”.

Il presidente americano difende il figlio Donald Trump Jr, definendolo «una grande persona che ama il suo Paese», ma il senatore repubblicano Charles Grassley, presidente della commissione Giustizia, chiede spiegazioni sull’incontro poiché il visto dell’avvocato russo risultava scaduto ancor prima che si verificasse l’incontro e la sua richiesta di proroga era stata rifiutata.

Di risposta all’intricato RussiaGate, D. Trump annuncia di voler bandire la società russa di sicurezza informatica Kaspersky dalla lista dei venditori autorizzati dell’Amministrazione per i servizi generali (Gsa) utilizzati dalle agenzie governative.

La GSA dichiara che «assicurare l’integrità e la sicurezza del sistema governativo e delle reti» sarebbe l’unico obiettivo di tale scelta.

Gli USA si preoccupano che gli hacker sponsorizzati dal governo Russo potrebbero tentare di sfruttare il software antivirus di Kaspersky Lab per sottrarre e manipolare i file degli utenti, leggere messaggi privati ​​o attaccare l’infrastruttura critica negli Stati Uniti, puntando il dito contro i dirigenti di Kaspersky Lab con precedenti legami con le agenzie russe di intelligence e militari.

In un memorandum segreto, inviato lo scorso mese al direttore della National Intelligence Dan Coats e all’avvocato generale Jeff Sessions, il comitato di intelligence del senato ha sollevato possibili problematiche su Kaspersky Lab e ha esortato la comunità di intelligence ad affrontare i rischi potenziali posti dalla posizione potente della società.

La tecnologia di Kaspersky comprende prodotti utilizzati dal governo e dal settore privato. Il software è installato su 400 milioni di computer in tutto il mondo e gli strumenti Kaspersky sono distribuiti a 270.000 organizzazioni a livello globale. Ha, inoltre, una divisione di sicurezza sanitaria e clienti ospedalieri negli Stati Uniti.

Poiché i suoi prodotti sono distribuiti così ampiamente, se ciò risulterà vero, sarà devastante sotto molti punti di vista.

A maggio, durante una riunione dell’intelligence statunitense, il Sen. Marco Rubio poneva la seguente domanda ai suoi interlocutori:

“Il software Kaspersky Lab è utilizzato da centinaia di migliaia di milioni di americani”, ha dichiarato Rubio. “a ciascuno dei nostri testimoni vorrei solo chiedere: qualcuno di voi sarebbe a suo agio con i software Kaspersky Lab sui propri computer?”

Il comitato, compreso il direttore dell’agente FBI Andrew McCabe, il direttore della CIA Mike Pompeo, direttore dell’informazione nazionale Dan Coats, il direttore dell’NSA, l’ammiraglio Michael Rogers, il direttore dell’agenzia di difesa intelligence, il generale Vincent Stewart e il direttore dell’Agenzia nazionale di intelligence geospaziale Robert Cardillo, unanimi nelle risposte.

Robert Cardillo, direttore della National Geospatial-Intelligence Agency, ha dichiarato di essere “consapevole della sfida e/o della minaccia del laboratorio di Kaspersky”.

Il direttore della CIA, Mike Pompeo, ha dichiarato che la questione “è salita anche al direttore della CIA”. Il capo dell’agenzia per la sicurezza nazionale, Admiral Mike Rogers, ha dichiarato di essere “personalmente consapevole e coinvolto” in “questioni di sicurezza nazionale” associate a Kaspersky Lab.

Kaspersky, leader nella cyber security, respinge le accuse, si ritiene vittima della lotta geopolitica tra Russia e USA e si dichiara pronta a fornire il codici sorgente con lo scopo di dimostrare la sua retta condotta, ritenendo che un esame più approfondito di Kaspersky Lab confermerà che queste accuse sono infondate.

Ad oggi l’FBI e altre agenzie della comunità di intelligence americana non hanno ancora presentato pubblicamente alcuna prova che colleghi i dirigenti aziendali con i servizi di sicurezza russi. lo stesso vale per le fonti che non hanno fornito alcuna prova che suggerisca che Kaspersky Lab abbia contribuito a violare un sistema Usa e a intraprendere azioni ostili a favore del governo russo.

Andrea Zapparoli Manzoni, esperto di cyber security, commenta:

“L’esclusione della società di sicurezza russa Kaspersky da alcune liste di fornitori del Governo USA rientra probabilmente nel più ampio “braccio di ferro” tra le due nazioni, innescato dalle forti tensioni sorte durante e dopo le recenti elezioni presidenziali americane. Considerando anche che non è stata fornita alcuna spiegazione per questa esclusione, è ragionevole supporre che si tratti di uno dei numerosi “segnali” che gli USA stanno inviando alla Russia sul piano diplomatico ed economico.

Questa vicenda sottolinea ancora una volta, se ancora ce ne fosse bisogno, l’importanza assunta dal dominio “cyber” nelle relazioni internazionali, e quanto questa dimensione sia oggi in grado di influenzare la sfera geopolitica, con inevitabili ricadute, di crescente impatto, non solo per gli Stati ma anche per aziende private e singoli cittadini”.

 

A cura della Redazione

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