Twitter diventa X: novità, aspetti critici e profili di sicurezza

Dopo mesi di annunci roboanti, ostacoli tecnici e indiscrezioni giornalistiche, la nuova veste di Twitter è realtà. Nei giorni scorsi oltre 200 milioni di utenti hanno visto la familiare icona dell’uccellino azzurro trasformarsi in una X nera, temporaneamente affissa anche sull’edificio del quartier generale a San Francisco, da cui è stata poi rimossa in seguito a numerose segnalazioni dei residenti.

Il cambio di nome e logo ha causato altri problemi, tra cui il potenziale conflitto con le regole dell’App Store (dove è previsto che i nomi delle app debbano avere tra i 2 e i 30 caratteri, mentre “X” ne ha solamente uno).

E già al subentro di Elon Musk nella proprietà della piattaforma, avvenuto alla fine del 2022, erano state frettolosamente introdotte diverse novità che hanno dato origine ad alcune incongruenze: ad esempio, sebbene nella nuova versione i tweet si chiamino post, sui singoli profili continua a comparire la colonna “Tweet”, l’URL è rimasto https://twitter.com e l’opzione per abbonati continua (per adesso) a chiamarsi “Twitter Blue”.

Nonostante tali ostacoli, in primavera Twitter Inc ha cessato le proprie attività lasciando il passo a X Corp; e Linda Yaccarino, nominata a maggio come nuova CEO, ha annunciato che ulteriori cambiamenti avrebbero interessato la natura stessa della piattaforma, allo scopo di garantire “unlimited interactivity – centered in audio, video, messaging, payments/banking – creating a global marketplace for ideas, goods, services, and opportunities. Powered by AI, X will connect us all in ways we’re just beginning to imagine”.

Insieme alla lettera X ciò sembra evocare un vecchio obiettivo di Musk, risalente a quando era al vertice della società oggi nota come PayPal (prima di essere rimpiazzato dal board aziendale, che sembra ritenesse il nome proposto troppo evocativo di contenuti per adulti).

Ora vuole che X diventi come WeChat. Naturalmente l’inclusione tra i servizi di metodi di pagamento e operazioni finanziarie, come la generale intenzione di trasformare la piattaforma in una “everything app”, porterà nuove sfide in termini di sicurezza. L’approccio sinora adottato, in cui non sempre i fatti hanno corrisposto alle dichiarazioni – vedi alla voce bot, che la nuova proprietà aveva promesso di affrontare in modo organico ma che tuttora proliferano indisturbati – non rassicura; tuttavia, poiché il rebrand di Twitter ha sinora visto anche un continuo rinnovamento della forza lavoro, resta la speranza che le novità future siano affidate a figure competenti che sappiano conciliare l’innovazione con la giusta tutela degli utenti.

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