Il professionista dell’inganno: l’ingegnere sociale

L’attività di un ingegnere sociale fonda le proprie basi essenzialmente sull’inganno. Indurre la vittima designata a intraprendere azioni inconsuete a proprio beneficio (per ottenere informazioni riservate e sensibili), magari sfruttando ed enfatizzando l’uso dell’autorità, dell’urgenza e della pressione psicologica, sono solo alcuni tra gli escamotages adottati.

Le azioni criminali basate sull’ingegneria sociale, di cui abbiamo notizie fin dalla notte dei tempi, possono concretizzarsi con o senza l’ausilio di tecnologia. Purtroppo è un dato di fatto che l’ingegneria sociale si è evoluta nel tempo da una tecnica di attacco che puntava esclusivamente sul carisma e l’abilità dell’attaccante verso una strategia ibrida, ancora più incisiva e subdola che sfrutta sia le abilità cognitive che quelle informatiche. Questo è stato reso possibile negli ultimi anni grazie alla crescita della digitalizzazione della comunicazione con la diffusione dei social (fucina inesauribile di informazioni) e dei vari servizi di messagistica. L’ingegnere sociale sfrutta, per l’appunto, la percezione distorta che l’utente medio ha di questi strumenti, ritenendoli puramente virtuali, privi di insidie e scollegati dal mondo reale.

Anatomia di un attacco

Qualunque sia il modus operandi adottato, è possibile suddividere l’anatomia di un attacco in quattro fasi principali:

Fase 1. Footprinting. Raccogliere quanto più informazioni sulla vittima è il primo passo fondamentale e propedeutico. Ogni dato anche apparentemente insignificante è indispensabile per focalizzare il contesto da colpire. È in questa fase che si definiscono le modalità di attacco da intraprendere. Lo scopo è acquisire familiarità con il target e definire l’obiettivo criminale, modalità e strategie;

Fase 2. Instaurare una relazione. Il passo successivo consiste nel guadagnare fiducia e complicità con la vittima, stabilendo una relazione in modo diretto o attraverso una catena di conoscenze e relazioni di terze parti;

Fase 3. Manipolazione psicologica. È questo il momento di allestire un inganno verosimile. Grazie alle informazioni reperite e alla relazione instaurata, si procede all’abbattimento delle difese per sferrare l’attacco definitivo;

Fase 4. Esecuzione. In quest’ultima fase, che dipenderà dall’abilità dell’ingegnere sociale nell’eliminare ogni rischio o traccia, si consolida il risultato ottenuto.

Tecniche di ingegneria sociale

Alla luce di quanto detto, oggettivamente risulta più semplice e meno dispendioso sfruttare un bug umano piuttosto che spendere del tempo alla ricerca di una falla in un sistema informatico. Volendo colpire un’infrastruttura, la domanda che potrebbe balenare a un criminale è: “perché cercare di forzare i sistemi di sicurezza più o meno complessi, se è possibile sfruttare le vulnerabilità intrinseche dell’elemento umano?”

In questo modo è la stessa vittima prescelta a rappresentare – inconsapevolmente – il vettore per l’adempimento dell’azione fraudolenta, magari allestita con la commistione di malware, persuasione umana ed empatia, tutti gli ingredienti (fondamentali e interscambiabili tra loro) preferiti dall’ingegnere sociale.

Di seguito si elencano alcune delle tecniche più comuni, tecnologiche e non.

Intercettazione delle comunicazioni

Ascoltare telefonate personali, conversazioni tra addetti ai lavori o intercettare chat o messagistica istantanea, rappresentano tutti un buon punto di partenza per il progetto preliminare dell’ingegnere sociale.

Shoulder Surfing

È una tecnica non invasiva che consiste, ad esempio, nello spiare la digitazione di credenziali d’accesso, o semplicemente nello sbirciare estremi o documenti quando si è in coda agli sportelli, oppure seduti in luoghi o mezzi di trasporto pubblici.

Dumpster Diving

È un’azione che consiste nel cercare nella spazzatura dell’azienda o del target informazioni riservate e utili per l’allestimento dell’inganno. Si pensi a cosa usualmente si può gettare nell’immondizia (estratti conti, ricevute fiscali, solo per citarne alcuni!)

Tailgating

Con questo termine si classificano le modalità di attacco che consentono all’ingegnere sociale:

  • di accedere a un luogo fisico protetto, fingendo di aver dimenticato la chiave di sicurezza oppure chiedendo una cortesia a un utente autorizzato, o ancora fingendosi un tecnico (telefonico, elettricista…) per operare indisturbato sulla rete aziendale;
  • di sfruttare il rapporto di fiducia instaurato con la vittima per chiedere in prestito un dispositivo elettronico e approfittare del tempo a disposizione per violare dati sensibili o installare software dannosi.

Baiting

Con questa tecnica si utilizza come esca, opportunamente armata con un malware, un supporto informatico quale una chiavetta USB, un hard disk, un CD lasciato volutamente incustodito, come se fosse stato smarrito e contare sulla curiosità della vittima di volerne conoscere il contenuto, per eseguire il codice malevolo nascosto.

Pretexting

Il criminale induce l’utente a commettere determinate azioni, creando un falso contesto, cercando di entrare in empatia con la vittima, di interpretare un ruolo di autorità credibile oppure di intimare delle gravi ripercussioni: la truffa del falso CEO [1] e le campagne sextortion [2] ne sono tipici esempi.

Phishing

Il phishing, di cui ho ampiamente parlato in un precedente articolo [3], è una tecnica fraudolenta caratterizzata dall’abilità di ottenere informazioni confidenziali con pretesti fuorvianti attraverso l’uso combinato di strumenti tecnologici/digitali e maestria ingannevole. Solitamente l’attaccante invia alla vittima una mail oppure un SMS (in tal caso si parla di Smishing) impersonando, anche con loghi contraffatti un ente, un istituto di credito o azienda legittima, con l’invito a cliccare su di un link (che porta verso un sito “farlocco”) o a scaricare degli allegati (contenenti un payload malevolo).
È comunque ancora in voga anche una versione telefonica della tecnica di phishing (Vishing), in cui l’ingegnere sociale, con la scusa di offrire un servizio o prestare un intervento tecnico, cerca di ottenere indirettamente delle informazioni riservate inducendo il malcapitato a eseguire delle operazioni mirate alla realizzazione della truffa stessa.

Conclusioni

Dall’ultima edizione del rapporto Clusit emerge che il 63% degli attacchi totali, nel primo semestre 2019, è stato messo a segno attraverso tecniche semplici e a basso costo, tra le quali primeggia quella adoperata dal professionista dell’inganno: l’ingegneria sociale (con un aumento del +104% rispetto al medesimo periodo del 2018).

Per riconoscerla in tempo ed evitarla occorre, soprattutto, averne consapevolezza.

A tal proposito, ecco alcune best practices valide sia per privati che aziende:

  • è buona norma diffidare dall’installazione di app di cui non possiamo verificare con certezza la fonte e in ogni caso valutare sempre quali permessi concedere;
  • prestare attenzione agli URL dei siti;
  • dubitare sempre delle mail che richiedono dati riservati o che promettono offerte imperdibili;
  • seguire le procedure di sicurezza secondo le politiche aziendali, evitando di intraprendere procedure inusuali;
  • richiedere sempre un riconoscimento ufficiale prima di ogni consenso;
  • utilizzare in modo consapevole e responsabile i social network, senza condividere in rete informazioni personali o riservate;
  • evitare l’uso di servizi di messaggi in risposta automatica in caso di assenza da lavoro;
  • evitare connessioni wifi aperte e pubbliche.

Non meno importanti e trascurabili, le regole di buona pratica non tecnologiche:

  • adottare una metodologia di distruzione documenti (aziendali/privati) in modo da evitare un eventuale riassemblaggio se prelevati dai rifiuti;
  • adottare una più attenta politica di sicurezza fisica degli accessi, che consenta l’accertamento della legittimità degli ingressi;
  • evitare di diffondere informazioni private e riservate, di trascrivere password su appunti o biglietti volanti;
  • evitare d’installare dispostivi di dubbia provenienza (trovati/non autorizzati) sui propri pc di lavoro o privati.

 

Note

[1] https://www.cybersecurity360.it/nuove-minacce/la-truffa-del-falso-ceo-cose-come-funziona-come-difendersi/

[2] https://www.ictsecuritymagazine.com/articoli/sextortion-analisi-di-una-mail-del-ricatto/

[3] https://www.ictsecuritymagazine.com/articoli/phishing-consigli-utili-per-attenuare-il-rischio-di-adescamento/

Riferimenti

 

Articolo a cura di Salvatore Lombardo

Profilo Autore

Salvatore Lombardo è laureato in Ingegneria Elettronica orientamento Telematico. Ha frequentato un Master in Information and Communication Technologies – Internet Software Engineering.
Da oltre dieci anni svolge l’attività di funzionario informatico presso la Pubblica Amministrazione, curando in particolare la sicurezza informatica e l’amministrazione di rete.
In qualità di esperto ICT, iscritto all’albo dei docenti della ex Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno, ha tenuto vari corsi di formazione e aggiornamento per il personale.
È autore del libro La Gestione della Cyber Security nella Pubblica Amministrazione.

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